“S’i’ fosse fuoco, ardereï ‘l mondo”
La poesia di questa settimana è a firma di Cecco Angiolieri
S'i' fosse fuoco, ardereï 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil'en profondo;
s'i' fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristïani imbrigarei;
s'i' fosse 'mperator, ben lo farei
a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S'i' fosse morte, andarei a mi' padre;
s'i' fosse vita, non starei con lui:
similemente faria da mi' madre,
S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.
Cecco Angiolieri, da "Rime"
Dissacrazione più totale di ogni convenzione. E' Cecco Angiolieri, poeta che visse a Siena tra il 1260 e il 1313. Ricco di famiglia, con padre banchiere e madre nobile, di Cecco non si sa molto, ma da quel poco che sappiamo emerge una figura sopra le righe. Quando morì, presumibilmente intorno al 1313, lasciò talmente tanti debiti che tutti e cinque i figli rinunciarono alla eredità, gravata dai debiti.
Fabrizio De André mise in musica questo sonetto nell'album Volume III, pubblicato nel 1968.
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