Chiude la “Tessitura di Nosate”, 110 lavoratori in protesta
Per i dipendenti non resta che la cassa integrazione - I sindacalisti: «Ci serve l’intervento delle istituzioni» - Venerdì 15 marzo protesta sotto la Confidustria di Legnano
Braccia incrociate ai cancelli della "Tessitura di Nosate” a S.Stefano Ticino. A protestare questa mattina, lunedì 11 marzo, i 110 dipendenti che stanno rischiando di perdere il posto di lavoro.
[pubblicita] Dopo 90 anni l'azienda, che prima si trovava a Nosate e a San Giorgio su Legnano, ha deciso di chiudere i battenti a fine mese: troppe perdite. A rimanere a casa impiegati e operai che abitano nel Legnanese (San Giorgio su Legnano, Canegrate, Busto Garolfo), altri ancora nel Magentino e nel Varesotto. «Sapevamo che l'azienda era in difficoltà, ma di certo non ci aspettavamo che potesse cessare l'attività così di punto in bianco – spiega Davide Farrario della Cgil -. La situazione risulta drammatica. Giovedì 7 marzo la proprietà ha comunicato la sua decisione e lo scorso venerdì è stata avviata la richiesta per la cassa integrazione. La motivazione presentata dall'azienda è quella di aver registrato un netto calo di fatturato: secondo la proprietà non ci sono le condizioni per proseguire».
Ad aprile i 110 lavoratori si troveranno senza lavoro con la cassa integrazione: «In questo momento non ci sono soluzioni alternative: l'azienda non intende cedere – afferma il sindacalista – Mercoledì 13 marzo effettueremo un incontro con il sindaco per cercare di capire se ci sono possibilità di salvezza. Venerdì 15 marzo, invece, è stato organizzato un incontro nella sede di Confindustria Altomilanese: in quell'occasione i lavoratori sciopereranno sotto la sede di Ali a Legnano».
Per il segretario generale della Cgil Ticino Olona Jorge Torre è grave che ci siano ancora nel 2019 aziende pronte a chiudere improvvisamente «senza ragionare su possibili alternative». «Gli strumenti e le possibilità per difendere il lavoro esistono – spiega Torre -. Noi non ci rassegniamo all’idea che importanti aziende chiudano e che impoveriscano il territorio. Questi 110 dipendenti producono anche per importanti marchi. Oltre alle iniziative sindacali iniziate oggi, serve l’intervento delle istituzioni per trovare soluzioni alternative alla chiusura».
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