Per il Venture capital in Italia un 2024 a due velocità, tra stabilità e nuove sfide
Presentato il rapporto 2024 del Venture Capital Monitor – VeM dell'Università Liuc. Dopo il boom post-Covid, gli investimenti si assestano oltre il miliardo di euro, ma senza mega deal. Costante il flusso di round medi, cresce la presenza dei capitali esteri
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Lo scatto in avanti avuto nella seconda metà del 2020 dal flusso di investimenti di venture capital si è stabilizzato negli anni successivi: nel 2024 si è raggiunto il numero di 300 deal, cioè le opportunità di business per gli investitori. Un dato che fa registrare una lieve flessione, anche se è stata superata la soglia psicologica del miliardo investito in target italiani, per un totale di un miliardo e 900 milioni di euro se si somma il contributo dei target esteri.
(nella foto il rettore dell’università Liuc Anna Gervasoni)
UN ANNO A DUE VELOCITÀ
Il 2024 per il venture capital è stato un anno a due velocità: una prima parte più lenta e una seconda che si riavvicina ai picchi degli anni precedenti, pur rimanendo sempre nel nuovo ciclo. A definire lo stato di salute del venture capital italiano è il rapporto di ricerca 2024 realizzato dal Venture Capital Monitor – VeM dell’Università Liuc in collaborazione con Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), con il contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center e Kpmg , e con il supporto istituzionale di Cassa Depositi e Prestiti.
Le aspettative dopo l’exploit dell’immediato post-Covid erano alte e chiedersi che cosa sia mancato per fare il salto di qualità atteso, secondo Anna Gervasoni , rettore della Liuc e direttore di Aifi , è la prima domanda da porsi.
La risposta è arrivata da Giovanni Fusaro, direttore dell’Osservatorio VeM , che ha sottolineato: «C’è un tema legato al limitato numero di operatori e alla loro dimensione. Quel salto dipende anche dal livello di ammontare investito e dunque c’è la necessità di avere mega deal, che nel 2024 non ci sono stati, mentre dovrebbero essere continui».
TRE ASPETTI POSITIVI
Tra ciò che ci si attende e la realtà c’è sempre un certo scarto. Questo aspetto però non deve oscurare alcuni elementi che sono comunque positivi. Secondo Fusaro, sono almeno tre. Il primo riguarda il flusso di round tra i 10 e i 15 milioni di euro, che sta diventando costante. «Questi round sono importanti – ha affermato il direttore dell’Osservatorio VeM – perché caratterizzano i possibili candidati a round di dimensioni maggiori, che possono portare a un livello importante l’ammontare investito». Il secondo aspetto positivo è la provenienza dei capitali: per il 53% da lead investor domestici e per il 47% da lead esteri. «Rispetto al 2023, caratterizzato da una flessione dell’interesse degli investimenti a livello internazionale – sottolinea Fusaro – abbiamo una ripresa e un allineamento a quello che era il dato molto interessante del 2022».
Per quanto riguarda le target italiane, nel ruolo di leader o co-investitore, anche le corporate stanno partecipando ai deal di venture capital, attestandosi al 26% sul numero complessivo di round.
Il terzo dato positivo è rappresentato dai flussi di investimento di venture capital in target esteri con fondatori italiani, in particolare in Inghilterra e Stati Uniti. Si tratta di un numero di deal limitato. L’osservatorio della Liuc ne ha mappati 30 nel 2024 (erano 28 l’anno prima), tutti caratterizzati da investimenti di un certo livello per un totale di 715 milioni di euro. Un dato importante, secondo Fusaro, perché «indica come si muove l’imprenditorialità italiana all’estero e come viene finanziata dal venture capital».
DOVE SI INVESTE
Si investe soprattutto nel Nord Italia , in particolare in Lombardia e Piemonte , che pesano più del 51%. Ad attirare i capitali di rischio sono i comparti ITC, biotecnologie, scienze della vita, servizi finanziari, energia e ambiente . «Questi ultimi due settori – conclude Fusaro – stanno scalando la classifica e ci aspettiamo che nei prossimi anni possano continuare a salire, anche alla luce dei recenti nuovi fondi dedicati a questi comparti, come quelli specializzati sul clima tech».
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