Twin peaks è il Sublime che c’è in noi
Una serie di incredibile successo, non perché bella ma perché “orrenda”
“Lynch è morto. E anche io non mi sento tanto bene, dopo un suo film” si potrebbe dire parafrasando una celebre frase del teatro dell’assurdo. I film e la celebre serie Twin Peaks del regista americano appena scomparso non possono che essere definiti disturbanti. Lynchiano ormai si dice, appunto.
Era il 1990 quando andò in onda la prima serie di Twin Peaks, e nulla nel mondo delle serie TV fu più come prima. E se molti stanno ricordando questo capolavoro televisivo- giustamente- come il format che diede vita alle serie TV come le conosciamo oggi (con un plot che ti tiene incollato allo schermo pieno di situazioni da risolvere, di domande a cui rispondere, di misteri da svelare), vero è che la grandezza di questo prodotto non può essere ridotta alla sua formula capace di creare dipendenza nello spettatore. Cosa che ritroviamo nelle più banali soap, e non è questo il caso.
Ma cosa rende quindi Twin Peaks, e gli altri lavori di Lynch, unici? Senza dubbio un mix di cose, ma il cuore della sua originalità potremmo definirlo la messa in pellicola del “The Sublime”, il Sublime. Ci fu un movimento filosofico artistico (Edmun Burke ne fu il maggior rappresentante) nel romanticismo che si occupò del Sublime, definito come
“Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore” ossia “l’orrendo che affascina”, il “delightful horror”.
Emozioni come l’angoscia, la paura, il dolore sono per questa corrente di pensiero più vere delle loro controparti positive perché più intense da sperimentare. Questo Lynch lo aveva capito benissimo.
Twin Peaks è disturbante. Ti inquieta. I personaggi hanno facce strane, i silenzi danno fastidio, un semaforo che sta appeso in silenzio sullo sfondo del cielo può diventare fonte di angoscia. Ma perché? Perché siamo noi. Twin Peaks non è un luogo fisico, è un luogo mentale. La cittadina al confine con il Canada, circondata da boschi lugubri incastonati in tramonti con il rumore delle segherie a fare da sottofondo, potrebbe essere la mente di ognuno di noi.
E i personaggi che la vivono, buoni, perversi, ingenui, malvagi, avidi, corruttibili, deviati non sono altro che le tante parti che compongono il nostro sé. Non c’è manicheismo in Lynch, non nella più banale delle sue forme dove il Bene assoluto combatte il Male più atroce, ma Twin Peaks è un enorme Yin e Yang dove nessuno può schierarsi con sicurezza da un lato o dall’altro della battaglia ancestrale fra le forze contrapposte. Nessuno è il Buono puro, ma si potrà dire lo stesso del Male?
Le musiche (lasciateci usare l’aggetivo “pazzesche”) di Angelo Badalementi, le geometrie in bianco e nero della Loggia Nera, nani e giganti, parole dette al contrario, visioni angoscianti. Twin Peaks sembra uno di quegli incubi da cui ti svegli sudato e confuso mentre ti chiedi “Cosa è stato?!”. E poi risuona diversamente in ogni spettatore, a seconda delle inquietudini personali di ognuno che vi si trovi a guardarla.
Fra le scene più disturbanti della serie vi sono tutte quelle ambientate ne “La Loggia Nera”
La serie è suddivisa in tre stagioni. Due sono uscite negli anni ‘90, la seconda non fu diretta da Lynch ma solo da Frost ( il co-sceneggiatrore) perché ci fu una discussione con la produzione che voleva chiudere in fretta diversa situazione della trama, mentre Lynch le avrebbe gestite diversamente.
Vi è poi una terza serie, un vero capolavoro, uscita nel 2017. Qui Lynch ha dalla sua il progresso incredibile che si è avuto nella cinematografia in 30 anni, ma non sono gli effetti speciali che rendono questa terza serie eccellente. È, come al solito, la capacità di rendere su uno schermo le inquietudini dell’animo umano. I deliri onirici, le paure, il surreale che confonde le nostre menti nei sogni. Inizia con un cubo di vetro vuoto che emette un suono disturbante, e già dopo pochi minuti di girato hai le unghie nei braccioli del divano dall’ansia, vorresti nasconderti dietro un cuscino, abbracciare la mamma. Anche se hai passato i quarant’anni da un po’.
La puntata 8 della terza serie, capolavoro di surrealtà e di capacità visionaria
Forse i 57 minuti che meglio riassumono la capacità visionaria di Lynch. Un girato di pura follia in bianco e nero, disturbante come pochi, arriva a toccare il tema dell’origine del Male senza spiegarlo.
Un po’ come la sensazione straniante quando si finisce cinematograficamente nel buco nero delle scene finali di 2001 Odissea nello spazio. Qualcosa di simile a quella voglia di girare lo sguardo lontano dallo schermo che si prova davanti al capolavoro surrealista cinematografico per eccellenza, “Un chien andalou” di Luis Buñuel del 1929.
Ma quello sguardo, nei capolavori di Lynch, alla fine non lo puoi levare perché ciò che hai davanti allo schermo sei tu. Sono le tue pulsioni, è il prisma dalle mille facce del tuo subconscio dove la partita fra Bene e Male si gioca ogni giorno e finisce con un risultato diverso per ognuno.
Twin Peaks, Mulhollan Drive, Strade Perdute sono tutte opere che hanno dato vita a dibattiti su dibattiti fra chi trova la lettura psicanalitica più performante. Che forse semplicemente non esiste, o esiste diversa per ognuno di noi. Il cinema perde un gigante.
David LynchCapace, in un panorama dove l’effetto speciale prevarica il contenuto, la banalità delle trame ingrassa i botteghini, di restare fedele a sé stesso, consapevole di avere sempre una platea di affezionatissimi a cui rivolgersi. Spettatori che oggi piangono un autore che è stato capace di guardare nel loro inconscio, forse più di quanto loro stessi non siano razionalmente mai riusciti a fare.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.