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Da “Cosa nostra” a “Casa nostra”: un appartamento sottratto alle mafie in centro a Legnano rinasce con Anffas

Nell'appartamento tolto alle mafie Anffas svilupperà il progetto "Mamma, vado a vivere da solo" offrendo un'esperienza di vita semi-autonoma alle persone con disabilità

Anfass in un appartamento sottratto alle mafie a Legnano

Da “Cosa nostra” a “Casa nostra”. Nuova vita per un appartamento di Piazza Mocchetti a Legnano, quinto bene in città trasferito a Palazzo Malinverni dopo essere stato sottratto alla criminalità organizzata che il Comune ha assegnato in comodato d’uso gratuito ad Anffas per farne il perno di un progetto incentrato sull’inclusione e l’autonomia delle persone diversamente abili, con una formula inedita per il territorio.

L’appartamento già da settimana prossima è pronto a fare a tutti gli effetti da cornice al progetto messo a punto dall’associazione, con l’obiettivo, attraverso una serie di micro-progetti sviluppati su misura per chi ne usufruirà, di fare da “scuola delle autonomie” promuovendo momenti di vita semi-indipendente all’interno di un contesto comunque protetto, in modo da far crescere, per l’appunto, le autonomie delle persone con disabilità. Come? Con due diverse formule: una che permetterà di sperimentare la vita nell’appartamento in orario diurno facendo poi rientro a casa per la notte, e l’altra che invece prevede l’arrivo nell’abitazione nel pomeriggio, dove poi si cenerà e si pernotterà.

Il turn over, per ciascuna delle due opzioni, sarà comunque significativo, con l’obiettivo di aprire l’esperienza a quante più persone possibile, anche in chiave prodromica a quei progetti di residenzialità autonoma vera e propria che a volte, almeno in fase iniziale, vengono scartati dalle famiglie. Per questo in Piazza Mocchetti potranno esserci fino a dieci persone in contemporanea in orario diurno, con la presenza di due educatori, e fino a cinque persone in orario notturno, in questo caso con la presenza di un educatore. Senza dimenticare il weekend, rispetto al quale l’abitazione sottratta alla criminalità organizzata si propone di fare anche da spazio di sollievo familiare e quindi da strumento di «cura per le famiglie».

«Dietro questo progetto c’è un atto politico, nel senso più nobile del termine, che come sindaci del territorio ci siamo presi in carico: c’è un territorio, ci sono istituzioni comunali che da anni si battono per dire che i beni che vengono confiscati alle mafie devono tornare alla comunità in una logica di promozione e crescita del bene comune – sottolinea il sindaco Lorenzo Radice -. Questo progetto è un esempio di questo percorso e ne siamo particolarmente contenti anche perché è una proposta che lavora sull’autonomizzazione e sull’inclusione reale. Questo spazio, tolto ad una logica di illegalità, viene rimesso nelle mani della comunità per fare del bene e creare dei legami inclusivi e viene affidato ad una realtà storica per il welfare, l’assistenza e l’inclusione delle persone con disabilità nella nostra comunità».

Anfass in un appartamento sottratto alle mafie a Legnano

«La proposta di Anffas – aggiunge la vicesindaca Anna Pavan – ha un duplice valore positivo per la comunità: rappresenta un progetto che non c’è nel nostro territorio, e, proprio per la tipologia del progetto stesso, coinvolge una pluralità di realtà. È importante avere questa vivacità da parte delle associazioni, perché la creatività fa sì che nel nostro territorio si possa avere una varietà di offerta che consente di dare le risposte che il territorio richiede».

Per arrivare a dare all’appartamento nuova vita è stato necessario un «lavoro impegnativo», aiutato dalla convenzione tra Anffas e i Tribunale di Milano e Varese per la conversione delle pene in lavori socialmente utili. E ora, per i prossimi dieci anni, l’abitazione è pronta ad accogliere non solo le persone con disabilità che saranno al centro del progetto, ma anche, negli orari, in cui questi ultimi non ci saranno, realtà del Terzo settore alla ricercare di una sede temporanea o di uno spazio per sviluppare un progetto, in una sorta di coworking con finalità sociali.

«Questo per noi è un salto di qualità forte – spiega la presidente di Anffas Legnano Francesca Fusina -: potevamo restare nella nostra confort zone, ma a volte uno “scossone” è importante perché permette di incontrare nuove realtà e di crescere. Quello che contraddistingue il nostro progetto è che l’appartamento viene dato in gestione ad Anfass, ma in realtà ne potranno usufruire tutti i centri diurni e i servizi per le autonomie del Legnanese. Per poter promuovere progetti di vita indipendente servono spazi: quale miglior occasione di un appartamento in centro a Legnano? Questo appartamento, che abbiamo voluto ribattezzare “Casa nostra”, assume così un significato sociale e di inclusione. La necessità sul territorio c’è, e insegnare alle persone con disabilità ad acquistare maggiore autonomia è una soluzione vincente per tante persone che potrebbero essere inserite nella società».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 16 Gennaio 2025
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