“Mio figlio autistico escluso dalla foto di classe a Busto Garolfo”. La preside: “Famiglia sempre sostenuta”
ICS Tarra travolto dalle polemiche dopo un video di denuncia postato sui social dalla mamma di un alunno affetto da autismo. La preside: "Mai sottratti all'ascolto"
«Alla scuola Don Mentasti di Busto Garolfo mio figlio viene trattato come una persona sbagliata, diversa dagli altri, che è faticoso gestire». La denuncia, diventata virale sui social, arriva dalla mamma di un bambino con tracce di autismo, ed è accompagnata, oltre che dallo sfogo e dalle lacrime della madre – che parla anche di atti di bullismo subiti dal figlio – da una foto di classe scattata per salutare un bambino al suo ultimo giorno insieme ai compagni nelle aule dell’istituto scolastico, nella quale il bambino in questione è sullo sfondo, isolato dagli altri.
Foto che, insieme alle parole della mamma che l’ha postato su TikTok – che lamenta anche una mancanza di informazione rispetto alla situazione in generale e al singolo episodio in particolare -, hanno inevitabilmente riportato prepotentemente in primo piano il tema dell’inclusività, alzando un polverone intorno all’istituto comprensivo bustese. Tanto che, a qualche giorno da quando il video ha iniziato a fare il giro degli smartphone d’Italia, la dirigente scolastica Maria Assunta Lattuca ha voluto esprimere «vicinanza e solidarietà a tutte le persone, i bambini prioritariamente, coinvolti in questa vicenda sviluppatasi a partire da un “supposto comportamento” accaduto in una delle classi delle nostre apprezzate scuole primarie, da sempre riconosciute e supportate dalla comunità educante più allargata del territorio bustese».
«In qualità di dirigente scolastico – spiega Lattuca – sento la responsabilità di riportare i toni nella giusta e ragionevole ampiezza della dimensione educativa garantendo la massima attenzione sull’accertamento dei fatti già disposto fin dalle prime ore di venerdì scorso, subito dopo aver appreso la notizia della diffusione del video, e sull’approfondimento nelle competenti sedi istituzionali scolastiche gerarchiche di ogni eventuale responsabilità a carico del personale scolastico alle mie dipendenze. Mi preme però rappresentare che è consuetudine della nostra realtà scolastica accogliere le sollecitazioni dei genitori, delle associazioni e del Comune: non ci siamo mai sottratti all’ascolto, al confronto e alla costruzione di una visione educativa condivisa a favore della crescita e dell’inclusione sociale di tutti i nostri alunni, in particolare di quelli con bisogni educativi speciali, destinatari di numerosi percorsi formativi e di aule sensoriali realizzate grazie ai fondi del PNRR e al sostegno di genitori e amministrazione comunale».
«I genitori, che oggi ci obiettano e dei quali, giustamente, si percepisce, si riconosce ed accoglie il particolare bisogno formativo del proprio bambino, sono stati sempre sostenuti dal team docenti e dallo staff di dirigenza quando hanno segnalato problematiche – aggiunge la dirigente scolastica – ed anche in questo caso io stessa ho contattato prontamente il papà nelle prime ore di venerdì, facendomi carico del mio ruolo di garante dei processi formativi all’interno della scuola ed offrendo disponibilità a concordare incontri tra le insegnanti e la figura specialistica che segue privatamente il bambino e ad avviare nell’immediato un percorso di osservazione e monitoraggio dell’attività didattico-educativa a cura della pedagogista comunale in servizio regolarmente presso la nostra istituzione scolastica. Il tutto per riportare serenità, dare risposte alla famiglia e offrire da parte mia sostegno ed impegno a ristabilire la regolarità della vita scolastica, a ricucire il rapporto di fiducia e di collaborazione tra genitori e docenti e per evitare, soprattutto, situazioni spiacevoli dovute a “supposte interpretazioni” senza conoscere la realtà dei fatti. Cose, queste, che con gli opportuni passaggi interni alla scuola e una buona comunicazione scuola-famiglia, si possono chiarire e tenere come esperienza da cui ripartire».
Soprattutto, dalla dirigente scolastica, ferma nel ribadire che l’istituto comprensivo che guida «non merita questa
esposizione», arriva un invito a «lasciare il terreno sterile della propaganda e della strumentalizzazione e ad offrire ognuno il proprio contributo per una ricomposizione celere della vicenda, con l’onestà intellettuale di riconoscere le “fragilità” dei due bambini direttamente coinvolti e lo sforzo – e il dovere morale – dei docenti di “salvare” tutti quelli che vengono loro affidati. È il momento, quindi, di assumersi le proprie responsabilità nell’evoluzione di una vicenda che non è stata sottoposta né alle docenti né ai vertici scolastici bensì ai tribunali politici e mediatici».
Intanto martedì 3 dicembre la famiglia del bimbo aveva anche in programma un incontro con il sindaco Giovanni Rigiroli e l’assessore all’Istruzione Stefano Carnevali. «Su quella foto c’è poco da dire – sottolinea l’assessore alla partita -: non doveva esistere. La scuola Don Mentasi, però, come l’intero istituto Tarra, è una scuola – e lo dice la storia dello stesso bambino -, che ha sempre prestato attenzione a tutte le fatiche dei suoi iscritti, con risultati positivi e un sistema che si è sempre attivato compatto, con prontezza, attenzione e sostegno di risorse. L’obiettivo ora è rimettere in ordine le cose, in primis per il bambino stesso, ma anche per la scuola».
@antoandenki scuola di Busto Garolfo nella provincia di Milano
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