Quantcast

Da una lacrima sul viso ho capito tante cose

di Alice Mantegazza

Il racconto della domenica

Un giorno, all’improvviso, ho capito che cos’è l’amore. Non che io non abbia mai provato prima questo sentimento, ma forse non ho mai capito appieno come ora. Certo, mi sono innamorata nella mia vita, come tutti. Prima di un giocattolo, di un cantante, magari anche di un’idea, di un’amicizia, di un ragazzino. E oggi ho pure al mio fianco un uomo che amo con tutta me stessa. In questi anni, forse, ho semplicemente vissuto l’amore, senza averci mai pensato fino in fondo.
Poi sei nata tu. Anche qui… amore… amore a prima vista! Amore nell’accudirti neonata, nel rispondere a ogni tuo bisogno. Amore nel ninnarti e nell’allattarti. Amore nel leggerti le storie, amore nell’ammirarti mentre dormivi, amore nelle nenie che ti cantavo.
Amore nel vederti crescere. Amore. E paura. Tanta. Di perderti. Di vederti soffrire. Di non saperti proteggere. Poi, l’illuminazione.
Sono al parco con te, bambina mia, che scorrazzi avanti e indietro sulla tua biciclettina rossa. E all’improvviso mi sono rivista bambina. Mi sono rivista in sella anch’io alla mia bicicletta, con la mamma che mi guardava da lontano, seduta sotto l’ombra di un grande albero. Come me bambina, anche tu ora pedali e pedali, veloce, da forsennata, in gara con te stessa e con il tempo. Ti guardo, col cuore in gola, spaventata per tutta quella velocità. E tu a spingere sui pedali ancora con più forza, con la fretta di arrivare chissà dove. Pedali e pedali e pedali, senza preoccuparti di niente. D’un tratto perdi il controllo della biciclettina. Sbandi di qui e di là, ma non smetti di pedalare. Ruzzoli a terra, tu, e la biciletta con te. Anche tu mamma lo sapevi che sarebbe finita così, quando la piccola ero io. Lo sapevi, ma non hai fatto niente. E io solo ora ho capito il perché.
Ti vedo, bambina mia, lì a terra, con le ginocchia sbucciate, il sangue che cola fino a insanguinare le tue calzine bianche coi volant. Poi vedo una lacrima sul tuo viso. E capisco. Capisco che non posso preservarti dai fallimenti. Evitarti i dolori e le frustrazioni. Sostituirmi a te perché tu non conosca mai la sofferenza. No. Amare non è questo. Amare è saper tenderti la mano dopo una caduta, dopo averti lasciato provare a farcela da sola sapendo che potrai anche sbagliare.
Amare è esserci sempre ma lasciarti trovare la tua strada. Amare è camminare sempre un passo dietro a te, come un’ombra silenziosa, e asciugare quella lacrima che inevitabilmente ti solcherà il viso, perché di certo piangerai. E riderai. E cadrai. Ma so che ti rialzerai.

Racconto di Alice Mantegazza, finalista XI Concorso Il Corto letterario e l’illustrazione  delle Edizioni IL CAVEDIO. Sezione Canzonette, dedicata a Maniglio Botti

TUTTI I RACCONTI DELLA DOMENICA

di
Pubblicato il 30 Novembre 2024
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore