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Delitto della mantide di Parabiago, Trifone chiede scusa alla famiglia Ravasio. Il legale: “Adilma ha fatto sparire milioni di euro”

Nuovo interrogatorio nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Fabio Ravasio dello scorso 9 agosto. L'ultimo marito di Adilma sentito per 4 ore dal pm Caramore. Il legale: "Dopo un mese di carcere ha capito di essere stato preso in giro"

adilma pereira carneiro

«Voglio chiedere scusa alla famiglia di Fabio Ravasio per il male che ho causato». A riportare le parole di Marcello Trifone, ultimo marito della mantide di Parabiago Adilma Pereira Carneiro è il suo avvocato Andrea Toscani al termine di un lungo interrogatorio durato quattro ore davanti al pubblico ministero di Busto Arsizio Ciro Caramore per l’omicidio del commerciante di Magenta, investito dall’auto guidata dal figlio di Adilma, Igor Benedito, lo scorso 9 agosto.

Sul sedile passeggero, quel giorno, era seduto proprio Marcello Trifone, pedina di uno scacchiere in cui la brasiliana 49enne predisponeva le mosse come mandante, ispiratrice, stratega che puntava dritta all’eredità del 52enne provocandone la morte inscenando l’investimento da parte di un pirata della strada.

Trifone è in carcere da un mese insieme ad altri sette complici e in queste settimane è come se si fosse lentamente svegliato da un incantesimo: «Ha capito che Adilma non lo amava e che tutto quello che le raccontava erano bugie che facevano parte di un disegno preciso, quello di accumulare soldi e beni degli uomini che riusciva a far innamorare» – racconta l’avvocato al termine della lunga deposizione.

Marcello Trifone, infatti, era un uomo completamente soggiogato, convinto di essere il prediletto della donna che lo teneva come un animale in gabbia nella casa comprata coi soldi della famiglia Ravasio, insieme ad alcuni degli otto figli.

Figlio adottivo di un importante imprenditore di Magenta, ereditiere di beni per diversi milioni di euro quando il padre Franco è morto nel 2012: «Aveva ereditato quasi due milioni di euro e diversi beni immobili (una casa a Courmayeur, una a Mentone) ma Adilma era riuscita a sottrargli tutto, insinuandosi nella sua fragilità che parte da lontano, convincendolo di essere in condizioni di indigenza» – aggiunge Toscani.

Un patrimonio che Adilma, cointestataria dei conti di Trifone, aveva fatto volatilizzare verso il Brasile ed è ora compito degli inquirenti ricostruire come siano stati usati tutti questi soldi. L’ipotesi, oltre a quella di fare una bella vita, è che avesse un collegamento molto stretto con un santone del suo Paese nell’ambito della religione del Candomblè.

La storia di Trifone conferma la complessità della sua situazione psichica: era stato adottato dall’imprenditore magentino quando era molto giovane da un orfanotrofio in cui veniva maltrattato. Un’infanzia difficile che lo aveva profondamente segnato e anche nella sua seconda vita veniva tenuto ai margini della gestione dell’azienda di famiglia (poi fallita nel 2018 con strascichi giudiziari importanti).

Davanti al pm ha ripercorso le fasi preparatorie dell’omicidio facendo emergere anche il ruolo di Massimo Ferretti, il barista amante di Adilma, ridefinendo i confini del suo coinvolgimento nella preparazione del piano. Nel corso dell’interrogatorio ha ammesso di aver partecipato ad almeno una riunione ma ha  anche confermato l’ipotesi che Igor Benedito portasse una parrucca mentre era alla guida dell’Opel Corsa che ha travolto il povero Fabio Ravasio con l’intenzione di sviare le eventuali indagini, travestito da donna.

La storia di Trifone potrebbe inguaiare ancora di più la mantide perchè se si riuscisse a provare l’incapacità di intendere e volere dell’uomo si profilerebbe anche l’ipotesi di circonvenzione di incapace: «Tutto fa pensare che il mio assistito sia stato, in qualche modo, raggirato dalla donna. È una questione che va verificata» – conclude il legale.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 24 Settembre 2024
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