New York tra esperienze di lavoro, lingue diverse e pezzi di famiglia
Un reportage di Nadia Pieri, studentessa dell’Università dell’Insubria che per tre mesi farà un tirocinio all’Istituto Italiano di Cultura di New York. “Nonostante sia lontana da casa, non mi sento mai sola”
Cari lettori, la mia vita nella Grande Mela continua a gonfie vele tra partite di baseball e viste mozzafiato. Dopo due mesi, sono riuscita a creare una vera e propria routine, come se vivessi qui da sempre. Le mie giornate si suddividono tra il lavoro all’Istituto Italiano di Cultura, che ormai è diventato un po’ casa, e la continua scoperta di nuovi scorci di questa città che imparo ad apprezzare sempre di più ogni giorno che passa. Adesso, ad esempio, vi sto scrivendo dal Parco di Astoria, esattamente dietro casa mia. Ci sono venuta per la prima volta settimana scorsa insieme ad alcuni amici e mi sono pentita di non averlo fatto prima. Il motivo? C’è una vista spettacolare sull’East River e su Manhattan, ma soprattutto è tranquillo: un vero e proprio angolo di pace lontano dal caos della città.
IL MIO TIROCINIO È QUASI GIUNTO AL TERMINE
Tra poche settimane lascerò New York e prenderò un volo diretto per Miami dove trascorrerò una settimana da mio zio. Sì, proprio quello zio che mi ha fatto innamorare degli Stati Uniti, da cui sono andata la scorsa estate e anche a sette mesi quando ho fatto il mio primo viaggio. Una sorta di cerchio che si chiude: tornerò dove tutto è iniziato. Nel frattempo, mi godo il tempo che mi è rimasto a New York e anche gli ultimi eventi all’Istituto di Cultura grazie ai quali entro sempre in contatto con persone nuove, provenienti da diversi settori del mondo dell’arte.
Questa settimana ho conosciuto il pittore e scultore Gianfranco Coccia, un uomo da cui prendere esempio. Dopo anni di carriera come economista un giorno, quasi per caso, ha iniziato a pitturare su una tela che sua figlia utilizzava a scuola ed è così che la sua vita è stata riempita da una nuova passione: la pittura. A oggi conta più di 102 mostre da Padova a Dubai, fino ad arrivare nella città dei sogni: New York. L’Istituto Italiano di Cultura ha infatti ospitato la sua mostra “Beyond Imagination”, in cui ha esposto alcune delle sue migliori creazioni. “Per me oggi è come aver vinto l’Oscar. Bisogna credere nei propri sogni perché, prima o poi, si realizzano”, mi ha detto mentre lo intervistavo. Una frase che detta a New York, dove tutto sembra essere possibile, assume un significato ancora più importante.
UNA NUOVA VITA E UNA NUOVA CULTURA
Ciò che questa esperienza a New York mi ha regalato, oltre al tirocinio e tante nuove amicizie, è stata la famiglia. Nel corso di questi mesi, infatti, ho potuto conoscere parenti che non avevo mai visto, a partire dalla zia che mi ha ospitato. Nonostante fossi lontana da casa, non mi sono mai sentita sola. E grazie al fatto di avere parte della mia famiglia sparsa per gli Stati Uniti ho potuto visitare anche altre città: da Cliffton in New Jersey, a Washington e Stratford in Virginia. Sono riuscita a creare legami che so che dureranno anche una volta tornata in Italia, ma soprattutto sono entrata in contatto con l’altra parte di me, quella peruviana (mia mamma è originaria di Lima). Il mio spagnolo – che a New York è parlato quasi da tutti – è migliorato tantissimo (molto più dell’inglese) tant’è che ho addirittura iniziato a pensare in questa lingua e le mie abitudini culinarie sono cambiate. Ormai mi emoziono davanti alla “Yuca Frita” e al “Pollo a la braza,” anche se devo ammettere che la pizza rimarrà per sempre la mia preferita!
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