Mencarelli incontra gli studenti a Legnano: “L’era digitale vi ha reso migliori”
Lo scrittore, diventato noto al grande pubblico grazie alla serie di Netflix “Tutto chiede salvezza”, è intervenuto alle Barbara Melzi: "Oggi si diventa dipendenti dagli ansiolitici ma avete gli strumenti per farcela"
Un confronto schietto e appassionato sui grandi temi dell’adolescenza. Giovedì 9 maggio gli studenti delle superiori delle Barbara Melzi di Legnano hanno incontrato Daniele Mencarelli poeta e scrittore, diventato noto al grande pubblico grazie alla serie di Netflix “Tutto chiede salvezza”, tratta dal suo romanzo vincitore del Premio strega Giovani
Gli studenti hanno letto i suoi libri e dal dibattito sono emerse tante riflessioni profonde e domande che hanno positivamente colpito lo scrittore.
Mencarelli ha parlato del suo passato difficile fortemente segnato dalla dipendenza, di riscatto e di bellezza. Da ragazzo ha fatto uso di stupefacenti per un lungo periodo fino a diventare alcolizzato. Poi ha cominciato il lavoro in una cooperativa legata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù che gli ha permesso di rinascere. Ha iniziato a scrivere e nel 2001 ha pubblicato “Bambino Gesù, Ospedale Pediatrico”, per mettere nero su bianco la malattia infantile e la disperazione dei bambini ricoverati. Da lì non ha più smesso di raccontare storie ripercorrendo anche i suoi momenti difficili: a 20 anni fu sottoposto a un Tso e finì in un ospedale psichiatrico e proprio da questa esperienza è nata la fiction Tutto chiede salvezza”. «Scrivere è una responsabilità morale enorme – ha detto ai ragazzi – non è una carriera; lo scrittore è un testimone e vive da testimone».
Mencarelli si è rivolto agli adolescenti con grande rispetto: «Io stimo più la vostra generazione rispetto a quella dei vostri genitori: vivete in un mondo digitale che permette una serie di addestramenti, anche attraverso le informazioni che prima non esistevano: l’ era digitale – ha detto senza esitazioni – vi ha reso migliori anche nella capacità di esprimere le vostre fragilità e io ho piena solidarietà per voi perchè la vostra è l’età più difficile: è l’età delle pressioni in cui tutto è un obbligo e in cui i sentimenti esplodono. Io mi ritengo un sopravvissuto, voi avete la possibilità di fare meglio».
Quella dell’adolescenza è una delle fasi più importanti della vita, ed a quella fascia di età che si rivolge: «Il cervello di un adolescente è come un meraviglioso blocco d’argilla, cambia di forma e quello che incontrate è che leggete diventerà parte cardinale della vostra vita. Ma la grandezza di quello che viviamo è talmente grande che rischiamo di perdere i sensi».
Quei sensi che Mencarelli ha persi tante volte trovando pero il modo per rialzarsi. Ed è in questa forza che sta il suo insegnamento: «Per un periodo ho nascosto la mia dipendenza poi con l’alcol è diventata evidente – ha raccontato – è durata dai 17 ai 27 anni, ma i più duri sono stati gli ultimi 4. Anche oggi il problema delle dipendenze è evidente, ma è cambiato l approccio alle sostanze. Non è vero che si consuma di più ma non lo si fa più per anticonformismo. Si consumano sostanze da soli per calmare l’ansia: magari si inizia con con le benzodiazepine, il valium preso dalla dispensa dei genitori e ho visto ragazzi finire in comunità. Per questi medicinali ci deve essere sempre la prescrizione di un medico: il concetto di auto terapia porta a sviluppare dipendenze da sostanze legali».
Il confronto è poi spaziato anche su temi profondi come la fuga da se stessi e l’amicizia per poi concludere con un monito di speranza: «Cercate di costruire amicizie che siamo presenti e disponibili in tutte le anime della vostra vita e cercate la bellezza: la vostra generazione dovrà ricostruire un patto con la natura per fare tornare i papaveri che tanto mancano».
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