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Aduc: “Un Natale in povertà per 5,6 milioni di persone.

Aumenta il numero di persone che finisce nel girone della povertà assoluta. Aduc chiede al governo maggiore impegno con politiche per la casa e per il reddito

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Colpisce la quantità di persone che quest’anno usufruisce di servizi caritatevoli. A Roma e Milano, ma non solo, si sono viste code molto lunghe, stanzoni con centinaia di persone per il cosiddetto pranzo di Natale.

A parte i poveri “classici” che vanno a mangiare come alternativa al ciondolare e distendersi lungo la strade e sotto i portici, la maggior parte sono persone che hanno un qualche sussidio economico (al massimo poco più oltre 500 euro) ma colgono l’occasione per “risparmiare” e vanno a queste mense, non tutte – purtroppo per loro – con servizio quotidiano e oltre le feste natalizie.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc – analizza i provvedimenti del governo: «Per le fasce più povere della popolazione gli interventi sono stati, essenzialmente il reddito di inclusione e il trimestre anti inflazione, condendo il tutto con una propaganda triste basata, per esempio, sul dire che i poveri mangiano meglio dei ricchi (ministro Agricoltura)».

Il presidente dell’associazione Diritti Utenti e Consumatori elenca anche le promesse dimenticate: «Disattese alcune promesse elettorali tipo la pensione minima di 1.000 euro per tutti e il reddito alle casalinghe. Non è stato affrontato il problema principale di tutti questi cittadini: la casa. Nulla di nuovo, visto che anche i governi precedenti, a parte piccole iniziative impercettibili (diverse a livello comunale), hanno sempre girato intorno al problema. La manovra finanziaria che sarà approvata nei prossimi giorni ha anche politiche sulla casa, ma non riguardano le persone che vanno a mangiare alle mense dei poveri».

Complicato occuparsi di questa fascia di popolazione al di là degli sporadici e intermittenti aiuti come quelli di sopra? Dipende dai punti di vista. Stiamo parlando (dato Sole 24 Ore) di 5,6 milioni di individui a fronte di una popolazione di quasi 60 milioni, ben oltre il 5%.

«Chi governa, e non solo, deve decidere se questo 5% rappresenta un problema umano e di sicurezza che compromette il benessere del restante 95% della popolazione e di conseguenza intervenire. In genere la politica affronta il problema con provvedimenti sempre insufficienti, confidando sul fatto che la carità individuale e le associazioni caritatevoli (molte religiose) suppliscono a questa sua mancanza anche se solo in termini di sopravvivenza di questi individui. Si è creato una sorta di alibi che aiuta ognuno ad essere se stesso: lo Stato a non fare più di tanto altrimenti provocherebbe l’ira dell’altro 95%, i privati che appagano le proprie spinte umanitarie, altruiste e religiose. Un alibi che oggi è diventato equilibrio».

Il monito di Donvito Maxia è chiaro: «Senza entrare in demagogie tipo “abbiamo sconfitto la povertà”, crediamo sia opportuno che chi ci governa e ci amministra, visto anche che i poveri sono in crescita, affronti di petto la situazione basandosi sul fatto che ogni povero in più è una sconfitta per qualunque politica produttivistica e di ordine pubblico… visto anche che la povertà, non solo fa crescere le file davanti alle mense, ma è foriera di mano d’opera per la delinquenza».

Redazione
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Pubblicato il 26 Dicembre 2023
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