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Con l’opera di rigenerazione il parco Castello diventerà una “Biblioteca dell’albero”

L'intervento di rigenerazione partirà a maggio con il taglio degli alberi morti. In autunno saranno messi a dimora esemplari di 6-7 anni. Il progetto si concluderà entro l'anno

Farnia, Rovere, Ontano nero, Carpino bianco, Frassino maggiore e Tiglio, tipiche della pianura lombarda, ma anche piante da frutto quali meli e ciliegi selvatici. Queste le essenze che prenderanno il posto delle piante ormai morte, e prossime alla rimozione, del parco Castello di Legnano. Un’opera di rigenerazione urbana che, come ha precisato Angelo Vavassori, responsabile della B.U. Manutenzione del verde pubblico, prenderà il via a maggio e si concluderà alla fine dell’anno.

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Parco Castello di Legnano, a maggio l’abbattimento di un centinaio di alberi morenti

Dopo la prima fase di taglio (nella piantina sono segnati con un pallino rosso gli alberi che verranno abbattuti), che si svilupperà attraverso cantieri mobili «così da mantenere la fruibilità dell’area», sarà effettuata, tra ottobre e novembre, la messa a dimora delle nuove essenze. «L’autunno fino al terminare dell’inverno – conferma Vavassori – è il periodo migliore per la messa a dimora delle piante, perché le stesse sono in riposo vegetativo. Questa condizione le aiuta ad attecchire meglio nel terreno e a far sì che le loro radici si sviluppino e si irrobustiscano». Ed è tale l’attenzione verso gli abitanti del parco che si chiederà all’azienda incaricata alla rimozione delle “piante morte in piedi” di utilizzare attrezzi elettrici «in modo da creare meno disturbo all’avifauna».

Perchè tante piante sono morte?

Sono un centinaio gli alberi defunti da togliere. Si tratta di essenze (individuate a seguito di un censimento effettuato in questi mesi sul patrimonio arbore della città) che hanno anche accusato “uno stato acuto di stress fisiologico” causato dalla siccità. A questo si aggiunge il fatto che la vegetazione è quella tipica degli ambienti montani o pedemontani e, dunque, non idonea all’habitat di pianura e fluviale che caratterizza questo territorio. «Questo perché negli anni Settanta – spiega Vavassori – in cui il parco fu costituito, l’attività di piantagione non seguì gli specifici criteri di salvaguardia del paesaggio locale e a lungo andare questo fattore, abbinato- come si diceva- al forte stress fisiologico legato all’innalzamento delle temperature medie e alla prolungata siccità, si è rivelato fortemente penalizzante».

Il progetto di rigenerazione

In autunno saranno messi a dimora esemplari di 6-7 anni con una circonferenza di 18 -20 cm e un’altezza di circa 4 metri.  Verrà tenuta in considerazione anche della distanza (8 metri circa) che deve esserci tra uno e l’altro per consentire a ciascuno di svilupparsi nel modo corretto (criterio, questo, che oggi così come in passato non sempre ottiene il rispetto che merita). Il progetto pone attenzione anche alla fauna del parco. Un esempio per tutti: nella zona vicino al laghetto è stato individuato un albero, nel cui tronco ha nidificato un picchio muratore (nella foto qui sotto). Tale albero, che versa in condizioni precarie ma risulta comunque sicuro a livello di staticità, sarà pertanto preservato. Per contrastare gli effetti della siccità sarà anche realizzato un impianto di irrigazione autonomo, rispetto alla rete idrica comunale, che utilizzerà acqua non potabile di prima falda. L’intento è quello di rendere il parco autosufficiente sotto il profilo idrico.

Meno Co2 e più verde

La rimozione delle piante morte e la messa a dimora delle nuove avrà non solo il pregio di riqualificare e risanare il parco, ma presenterà anche un notevole vantaggio ambientale, in termini di fissazione della CO2, di produzione di ossigeno e di captazione delle polveri sottili: i 100 nuovi alberi avranno il potere di “assimilare” (nel processo di fotosintesi) circa 10 tonnellate annue di CO2 e di captare 1 tonnellata l’anno di particolato atmosferico.

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 15 Aprile 2023
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