Teva Nerviano a rischio chiusura: «La politica entri nelle dinamiche industriali e salvi il sito»
Consiglio comunale aperto a Nerviano sulla crisi Teva davanti a lavoratori, sindacati e consiglieri di Città Metropolitana e di Regione Lombardia
Un consiglio comunale aperto davanti ai lavoratori, ai loro rappresentanti sindacali, ai consiglieri di Città Metropolitana e di Regione Lombardia e alle altre amministrazioni del territorio per cambiare passo, perché «la politica entri nelle dinamiche industriali per salvare il sito produttivo» della multinazionale farmaceutica Teva a Nerviano e soprattutto il futuro dei 293 lavoratori ancora in bilico dopo quasi un anno e mezzo di presidi, tavoli tra azienda, sindacati e istituzioni e trattative finora naufragate per reindustrializzare la filiale.
La decisione del gruppo industriale di chiudere i battenti in via Pasteur era arrivata ad aprile dello scorso anno come un vero e proprio fulmine a ciel sereno per gli oltre 350 dipendenti del sito, che da subito avevano iniziato a far sentire la propria voce e hanno continuato a farlo a più riprese scendendo in presidio lungo la statale del Sempione e davanti alla sede della Regione e lavorando parallelamente grazie alle organizzazioni sindacali sui tavoli di confronto istituzionali. Una speranza, per la verità, in oltre un anno di crisi si era aperta con due proposte vincolanti sottoposte a due diligence per verificare la possibilità di un percorso industriale soddisfacente, ma era poi naufragata: una delle due aziende aveva fatto un passo indietro, scegliendo di investire su altri mercati, e l’altra aveva presentato un masterplan ritenuto non soddisfacente.
E poco ha cambiato per i lavoratori lo slittamento della scadenza fissata dalla proprietà per il termine dell’attività produttiva, che è stata garantita fino alla fine dell’anno invece che fino a luglio: la procedura di licenziamento collettivo avviata a maggio rimane e per i dipendenti ormai il tempo stringe. Così «i presidenti dei gruppi consiliari di Nerviano – come ha spiegato il presidente del parlamentino cittadino Lorenzo Lattuada – hanno avanzato la richiesta, condivisa da tutti i gruppi consiliari, di convocare un consiglio comunale in adunanza aperta per trattare la situazione occupazionale di Teva», per dare un segnale di «vicinanza» ai lavoratori ma anche per far capire che la vicenda viene seguita da vicino e che la politica a tutti i livelli non intende lasciare nulla di intentato.
Come dimostrano il messaggio fatto pervenire dagli assessori regionali Melania Rizzoli e Guido Guidesi e le parole dei consiglieri regionali Carlo Borghetti, Simone Giudici, Franco Lucente, Silvia Scurati, Elisabetta Strada, Curzio Trezzani e di un rappresentante di Massimo De Rosa, dei consiglieri metropolitani Diana De Marchi (in collegamento video) e Raffaele Cucchi, sindaco di Parabiago, e dell’amministrazione comunale di Pogliano Milanese. Che a più voci hanno ribadito un unico messaggio: bene gli ammortizzatori sociali, ma l’obiettivo rimane quello di salvare il sito produttivo come è stato fatto a Bulciago, per tutelare i dipendenti e le loro famiglie ma anche per non impoverire l’intera comunità, soprattutto considerando che il settore farmaceutico non è tra quelli messi in ginocchio negli ultimi due anni dalla pandemia.
E come ha sottolineato la stessa prima cittadina Daniela Colombo: «Nei colloqui che ho avuto con il management di Teva ho cercato di capire la natura della loro decisione: è stata effettivamente una scelta strategica quella di dire che la produzione di farmaci oncologici generici destinati prevalentemente al mercato dei terzisti non rientrasse più nel core businness dell’azienda. La politica deve entrare in queste dinamiche: salvare il sito, salvare la proprietà, trovare degli accordi e magari anche contribuire in un piano industriale significa salvare i lavoratori. A mio avviso è giunto il momento di intervenire in maniera molto decisa su questo fronte, non soltanto su quello degli ammortizzatori sociali che sicuramente sono importanti perché darebbero una continuità e un respiro ai lavoratori: la politica deve cambiare marcia ed entrare con una mentalità di tipo industriale, capire le ragioni e cercare soluzioni anche dal punto di vista degli investimenti per riqualificare il sito e rilanciarlo perché parliamo di un sito che ha le potenzialità per andare avanti».
A valle del consiglio comunale tutti i consiglieri presenti hanno firmato un ordine del giorno relativo alla situazione di Teva – che verrà approvato nella seduta di mercoledì 20 giugno – per chiedere «alla proprietà e agli organi superiori competenti di qualsiasi livello che sia bloccata la procedura di licenziamento collettivo, la cui prosecuzione renderebbe difficile una soluzione positiva, che sia garantita alle lavoratrici ed ai lavoratori un periodo di cassa integrazione straordinaria, utilizzando tale tempo per pervenire a una soluzione che consenta di salvaguardare produzione e conseguentemente i posti di lavoro, e di sviluppare un percorso condiviso che porti alla conferma del sito produttivo».
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