Paolo Alli su Mario Draghi: “A Palazzo Chigi più che al Quirinale. Purché non esca di scena”
Dal politico legnanese il suggerimento ai partiti per non demotivare Draghi, perchè questo "è un lusso che l’Italia non può permettersi"
“A Palazzo Chigi più che al Quirinale. Purché non esca di scena”. Paolo Alli, forte di un passato politico anche a livello internazionale (è stato, ricordiamo, presidente dell’assemblea Nato dal 2016 al 2018) sostiene a piene mani Mario Draghi nel ruolo carismatico di capo del governo italiano ancor più che Presidente della Repubblica. Lo fa nel suo ultimo articolo sulla rivista romana online formiche.net
Partendo da un contesto politico in continua evoluzione, Alli attribuisce a Mario Draghi il merito di aver portato nello scenario politico italiano una ventata di novità “nel segno della affidabilità, della capacità di decidere ed agire, della indiscussa autorevolezza internazionale. Ciò cambia progressivamente i paradigmi stessi della politica italiana”.
“Il nostro premier è l’unica persona che può portare a compimento la quarta repubblica – è sempre il suo pensiero -. Potrebbe giocare un ruolo fondamentale pure dal Quirinale, ma non c’è dubbio che il luogo naturale per continuare la transizione sia Palazzo Chigi, cosa che si augurano anche i centri di potere internazionali, preoccupati di avere un garante credibile degli impegni presi dal nostro Paese. Ma il problema che Draghi comincia ad avere sono gli anticorpi che il vecchio sistema sta producendo a dosi massicce contro di lui rischiando di disseminare di mine il suo percorso, qualunque esso sia. Contro di lui, infatti, si levano oggi i pensatori alla Cacciari e coloro che invocano finalmente un governo sostenuto dal consenso popolare. Ai primi, che sostengono che ci troviamo in una tecnocrazia, dico che il premier è un raffinato politico e un fine comunicatore, altrimenti non potrebbe tenere insieme una maggioranza come quella che sostiene il governo attuale. Ai secondi, che dovrebbero chiedersi perché la gente non va più a votare, suggerisco di girare per le strade chiedendo ai cittadini chi preferiscano tra i leader dei partiti tradizionali e un uomo come Mario Draghi”.
Ma proprio la grande forza del nostro premier rischia di essere anche la sua principale debolezza. Spiega infatti Alli: ” Il fastidio dei leader di tutte le parti politiche nei suoi confronti è palpabile: sei mesi fa lo volevano al Quirinale per levarselo dai piedi, oggi temono che un Draghi Presidente della Repubblica non faccia loro toccar palla per i prossimi anni. Anzi, penso che in parecchi, da Berlusconi a Conte, da Salvini a Letta e alla Meloni, vedrebbero molto volentieri un buen retiro draghiano in Europa, pur di non averlo più come un interlocutore che non ha paura di nessuno, non avendo scheletri nell’armadio e nulla da dimostrare se non quel senso delle istituzioni che manca ai suddetti, impegnati nella lotta per un voto in più o per una sopravvivenza politica che sfida l’implacabile anagrafe”.
Nella conclusione del nostro politico legnanese due scenari: “una candidatura di Draghi al Quirinale che naufraga nel voto segreto di un parlamento che per tre quarti sa di non essere rieletto, dunque incontrollabile anche dai leader di partito. Come seconda ipotesi, una sua permanenza alla Presidenza del Consiglio rapidamente logorata da un anno di campagna elettorale e senza una ragionevole prospettiva di continuità dopo le elezioni politiche. Scenari che, con ogni probabilità, convincerebbero Draghi a uscire di scena: e questo è l’unico lusso che l’Italia non può permettersi. Se ciò accadesse, il nostro Paese sarebbe consegnato ad un triste declino e sono certo che gli elettori farebbero pagare pesanti conseguenze ai responsabili. Spero che i principali leader e i leaderini alla Renzi e alla Calenda abbiano ben chiara questa prospettiva e lavorino per evitarla, anziché continuare con alchimie parlamentari che sempre meno corrispondo al sentiment del Paese reale. Provino a farlo per il famoso “bene comune”, di cui tutti si riempiono molto la bocca e troppo poco il cuore”.
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