Cava Solter, ricorso al TAR contro la violazione del piano di monitoraggio faunistico
Nuovo ricorso al TAR da parte dei comuni di Busto Garolfo e Casorezzo e del Parco del Roccolo contro la mancata esecuzione del monitoraggio faunistico prima dell'avvio dei lavori
Si apre un nuovo fronte giudiziario nella battaglia che da anni vede il Parco del Roccolo, i comuni di Busto Garolfo e Casorezzo, comitati e cittadini sulle barricate contro il progetto della ditta Solter per una discarica di rifiuti speciali alle ex Cave di Casorezzo. Il parco e i due comuni, infatti, hanno presentato un nuovo ricorso al TAR contro l’azienda e contro Città Metropolitana per la mancata esecuzione del monitoraggio faunistico e delle piante infestanti nell’area interessata dal progetto prima dell’avvio dei lavori.
La stessa Città Metropolitana, dopo che Raffaele Cucchi, sindaco di Parabiago e consigliere metropolitano, aveva presentato un’interrogazione proprio in relazione al monitoraggio a valle della quale era emersa la violazione, aveva avviato ad ottobre il procedimento sanzionatorio nei confronti di Solter, con tanto di invito a sospendere ogni attività nelle aree al fine di evitare ogni ulteriore potenziale compromissione ambientale. Il procedimento, però, ha portato ad una sanzione da 16mila euro: troppo poco secondo parco e comuni, che hanno deciso di rivolgersi al TAR.
Quella relativa al monitoraggio prima dell’avvio dei lavori, infatti, «non era una semplice prescrizione ma una condizione posta dal Bosco WWF di Vanzago, che ha dovuto esprimere un parere obbligatorio e ha posto come condizione proprio i monitoraggi: il primo, quello ante operam, era quello di riferimento, senza il quale vengono vanificati quelli successivi dal momento che non si conosce il punto di partenza – sottolinea Susanna Biondi, sindaco di Busto Garolfo -. Solter ha avviato i lavori a luglio e il Parco del Roccolo ha subito segnalato la presenza del cervo volante, un coleottero protetto e raro, ma non è cambiato nulla. Sempre il parco ha chiesto di avere il monitoraggio ante operam, ed è emerso che non era stato effettuato. Città Metropolitana ha avviato un procedimento sanzionatorio che si è poi ridotto ad una multa da 16mila euro, assolutamente non coerente, dal nostro punto di vista, con il danno irreparabile che è stato fatto e che anche Città Metropolitana stessa definisce grave. Secondo noi non si è rispettata la legge: la violazione avrebbe dovuto portare alla revoca dell’autorizzazione».
Parallalamente al nuovo ricorso, prosegue l’attesa per la sentenza relativa al ricorso contro la valutazione di impatto ambientale favorevole e l’autorizzazione integrata ambientale concesse da Città Metropolitana alla società, discusso nell’udienza dello scorso 9 febbraio.
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