Rescaldina, Casati contrario al progetto per la Torre Amigazzi: «La corte non è del comune»
Il segretario cittadino della Lega critica la proposta del comune per riqualificare la corte della Torre Amigazzi grazie al bando nazionale per la qualità dell'abitare
Non sono solo i lavori previsti per la scuola dell’infanzia della frazione a far discutere nel piano di riqualificazioni messo in cantiere da Rescaldina: tra i banchi dell’opposizione non mancano infatti le perplessità anche per il progetto per la rinascita della corte della Torre Amigazzi che il comune, insieme a Legnano e Parabiago, ha proposto a Città Metropolitana per il bando nazionale per la qualità dell’abitare.
Co-housing, co-working e portierato sociale: così rinasce la Torre Amigazzi a Rescaldina
L’idea su cui punta l’amministrazione è quella di un recupero conservativo della Torre Amigazzi, uno dei “luoghi del cuore” del paese, procedendo però al restauro strutturale dell’intera corte per fare spazio a co-housing, co-working e ad una sala polivalente che possa fungere da centro civico. Il piano terra, in particolare, da progetto verrà destinato a funzioni prettamente sociali con, appunto, una sala polivalente che affacci direttamente sulla piazza, gli spazi per il co-working e il portierato sociale, che avrà un accesso dedicato da via Gramsci. Al primo piano, invece, ci saranno 10 unità abitative distribuite dal ballatoio, cui si accederà da due corpi con scale e ascensore collegati alla piazza e a via Gramsci, e anche al piano terra ci sarà un’unità abitativa, per uso temporaneo. La proposta avanzata da Piazza Chiesa coinvolge anche il parcheggio pubblico dove la torre si affaccia, quello che il giovedì mattina fa da cornice al mercato cittadino.
Il progetto, però, non convince Ambrogio Casati, segretario cittadino della Lega entrato da qualche settimana in consiglio comunale. «Questa vicenda è veramente paradossale – sottolinea Casati -. L’attuale amministrazione vuole ristrutturare una corte che non è di proprietà del comune, ma di un’azienda privata, e già questo lascia perplessi. La società citata ha una convenzione in essere col comune di Rescaldina, datata 7 ottobre 2008, con la quale si obbliga a ristrutturare lo stabile a fronte di minori oneri di urbanizzazione relativi alla costruzione di alcune palazzine dietro la stazione dei Carabinieri dove avrebbero dovuto esserci degli appartamenti da affittare a prezzi agevolati, a famiglie bisognose: nessuna delle due cose è stata fatta e siamo in attesa da parecchi anni».
La convenzione tra il comune e la proprietà, teoricamente in scadenza nel 2018 per effetto delle proroghe intervenute nel corso degli anni, l’ultima delle quali sancita dal Decreto Semplificazioni, rimarrà in vigore fino al 2024, ma per il segretario del Carroccio «è palese la poca intenzione di procedere ai lavori di ristrutturazione della Torre Amigazzi», a fronte della quale il comune «s’inventa di procedere direttamente alla ristrutturazione dell’immobile, togliendo cosi le castagne dal fuoco alla società». Se arrivassero i cinque milioni di euro che il paese potrebbe ottenere grazie al bando «ci troveremmo di fronte ad un investimento immobiliare mai visto prima a Rescaldina in un colpo solo- aggiunge il consigliere -. La cifra risulterebbe del tutto squilibrata, sia in valore assoluto, sia in percentuale, per ristrutturare l’edificio. Da destinare poi a cosa? I soliti locali per le associazioni, che già sovrabbondano a Rescaldina, locali per uffici comunali, anche questi diffusi, dieci appartamenti per necessità abitative, di cui abbiamo già esperienze poco confortanti».
«Che il cortile della Torre Amigazzi vada ristrutturato nessun lo contesta ed io sono il primo a sostenerlo, ma lo deve fare chi ha l’obbligo di farlo – conclude Casati -. Se proprio vuole farlo il comune, non può certo spendere una cifra cosi elevata. Anche se i soldi arrivano dallo Stato, sono sempre soldi dei cittadini italiani, di cui i rescaldinesi sono il fior fiore, e quindi vanno spesi con criterio. Le cose vanno fatte con equilibrio, perché a Rescaldina i problemi sono tanti. Questa amministrazione coinvolge tutti i cittadini, bambini compresi, e se ne vanta, per spendere 50mila euro e non chiede alcun consenso pubblico per spendere 5 milioni di euro. Il controsenso, mi sembra abbastanza evidente. Tra l’altro si sono presentati in commissione urbanistica con un solo progetto, già ampiamente dettagliato, senza alcun confronto con altri: non si riesce a capire dove trovino tanta sicumera nei confronti della cittadinanza».
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