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Giornata della Memoria, a Busto Garolfo medaglia d’onore a Carlo Carnaghi

Il sindaco di Busto Garolfo ha consegnato a figlio, nuora e nipoti di Carlo Carnaghi la medaglia d'onore per i cittadini deportati e internati nei lager nazisti

medaglia d'onore a Carlo Carnaghi a Busto Garolfo

È il 27 gennaio 1945, i carri armati dell’esercito sovietico sfondano i cancelli di Auschwitz e il campo di concentramento polacco diventa il simbolo di quello che chi è stato internato ha dovuto patire per la sua fede religiosa, per la sua etnia, o magari semplicemente per un credo politico diverso da quello di chi era al potere. Anche la data diventa un simbolo: ogni anno in tutto il mondo il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria per ricordare i 15 milioni di vittime dell’Olocausto.

Quest’anno la ricorrenza per Busto Garolfo ha un sapore speciale: a Palazzo Molteni, infatti, figlio, nuora e nipoti di Carlo Carnaghi hanno ricevuto dalle mani del sindaco Susanna Biondi la medaglia d’onore per i cittadini deportati e internati nei lager nazisti conferita con decreto dal presidente della Repubblica. La cerimonia, negli anni passati, si è sempre svolta in Prefettura, ma quest’anno a causa della situazione sanitaria il prefetto ha provveduto a far recapitare la medaglia alla prima cittadina per la consegna ai familiari che risiedono in paese.

«Quest’anno la Giornata della Memoria per la nostra comunità assume un significato ancora più intenso perché ci viene offerto un particolare spunto di riflessione e memoria che non si genera da qualche libro di storia ma che in modo più vivo e concreto nasce tra noi, tra persone che conosciamo, da cittadini come noi – ha sottolineato il sindaco -: in questi giorni dalla Prefettura di Milano mi è arrivata la comunicazione che è stata conferita la medaglia d’onore per i cittadini deportati e internati nei lager nazisti a Carlo Carnaghi, padre del nostro concittadino Claudio e nonno di Carlo e Riccardo. Tramite la storia di Carlo la famiglia Carnaghi ci consente di comprendere ancora di più il significato della Giornata della Memoria, che è certamente un’occasione per commemorare le vittime ma è anche, o forse soprattutto, un dovere per ciascuno di noi di conoscere uno dei capitoli più bui della nostra storia affinché non si ripeta. Il significato più profondo di questa giornata, come scrive anche Primo Levi, è proprio il dovere di non dimenticare».

«La storia di mio padre inizia come quella di tanti altri ragazzi della sua generazione – ha raccontato il figlio Claudio durante la cerimonia -: dopo aver svolto il servizio militare fu richiamato alle armi nel 1939 e mandato in guerra sul fronte francese nel giugno del 1940 insieme al 64° reggimento fanteria. Nel 1941 fu mandato a combattere sul fronte greco-albanese, dove rimase fino al 1943. Dopo essere sopravvissuto alle atrocità della guerra, il giorno dopo l’armistizio fu catturato dai tedeschi. Rifiutandosi di indossare la loro divisa, restò fedele alla sua patria e alla sua bandiera. Per questo motivo gli fu negato lo status di prigioniero di guerra e fu deportato in Germania e internato in un lager nazista destinato al lavoro coatto. Rimase in quel campo fino all’inizio del 1945, quando fu poi rimpatriato. Ero solo un bambino quando mi raccontava le storie di quegli anni, ma ricordo bene che, molto provato, ricordava le sofferenze vissute negli anni di prigionia. Sono orgoglioso ed emozionato nel sapere che il Presidente della Repubblica in occasione della Giornata della Memoria ha deciso di conferire a mio padre la medaglia d’onore per i cittadini internati che sono rimasti fedeli alla loro patria. Che questo riconoscimento sia un esempio per non dimenticare le sofferenze di tutti gli italiani come mio padre hanno dovuto combattere per ottenere la libertà».

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Gennaio 2021
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