Cava Solter, i comuni scrivono al Ministro dell’Ambiente
I sindaci di Busto Garolfo, Casorezzo e Canegrate hanno chiesto aiuto al ministro dell'Ambiente per la loro battaglia contro la discarica alle ex Cave di Casorezzo
Non si ferma la battaglia del territorio contro il progetto Solter per una discarica di rifiuti speciali di 65mila metri cubi nell’ATeG11, ovvero alle ex Cave di Casorezzo. Dopo essersi rivolti al sindaco metropolitano Beppe Sala e al governatore lombardo Attilio Fontana, i sindaci dei comuni di Busto Garolfo, Casorezzo e Canegrate (in qualità di capofila del Parco del Roccolo) hanno deciso di scrivere direttamente al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, chiedendo di essere ricevuti urgentemente.
Ancora una volta Susanna Biondi, Pierluca Oldani e Roberto Colombo nella loro lettera hanno messo nero su bianco tutte le criticità del progetto. A partire dal parco classificato come area prioritaria per la biodiversità dal piano regionale delle aree protette e come corridoio ecologico sia dal piano territoriale di coordinamento provinciale che dalla rete ecologica regionale della Lombardia, trattandosi di un’area «destinata a garantire la connettività ambientale necessaria al mantenimento delle popolazioni florofaunistiche di aree di nucleo. Tanto che proprio nel sito interessato dal progetto, al momento è in corso un’attività di monitoraggio della presenza del cervo volante e sono presenti altre specie protette anche a livello comunitario
«In questo ambito di indiscutibile elevata valenza ambientale ed ecologica, succede però, incomprensibilmente, che Città Metropolitana di Milano a fronte della presentazione (nel 2015) da parte della società Solter srl di un progetto per la realizzazione di una discarica di rifiuti speciali di 65.000 metri cubi, situata in una cavità derivante da precedente escavazione, rilasci la VIA (valutazione di impatto ambientale, ndr) favorevole nel luglio 2016 e l’AIA (autorizzazione integrata ambientale, ndr) nel settembre 2017, declassando sistematicamente i numerosi criteri escludenti e penalizzanti – scrivono nella lettera i tre primi cittadini -. Nonostante il rilascio dell’AIA, i lavori di realizzazione della discarica non si erano potuti avviare perché, ad oggi, non è ancora stato raggiunto l’accordo previsto tra la società Solter e il PLIS del Roccolo, relativo al progetto e alla cessione delle aree compensative. Pur non essendoci ancora l’accordo che deve precedere l’avvio delle attività previste dal progetto, Città Metropolitana a fine luglio ha autorizzato l’avvio dei lavori di approntamento della discarica. Un avvio a dir poco disastroso – continuano i sindaci -. La ditta ha iniziato il disboscamento dell’area senza neppure rispettare importanti prescrizioni previste nella VIA, nell’AIA e suo allegato tecnico e le più generali misure sulla sicurezza dei cantieri quali ad esempio. Anche di fronte a queste evidenti inosservanze Città Metropolitana non ha sollevato alcun rilievo, ed anzi ha cercato di demandare ad altri, nello specifico ad ARPA, quelle che sono invece sue precise responsabilità in quanto autorità competente».
Non solo: la lettera di Biondi, Oldani e Colombo fa presente al ministro anche «l’esistenza di precedenti progetti di ripristino, che furono oggetto di convenzione – e quindi di un atto giuridico vincolante tra le parti – tra l’azienda svolgente all’epoca l’attività estrattiva (Cave di Casorezzo, dante causa di Solter) e i Comuni di Busto Garolfo e Casorezzo e dal PLIS del Roccolo. La società Solter non ha adempiuto a questi obblighi convenzionali (che prevedevano un ripristino a fondo cava, escludendo ogni possibilità di realizzazione di discariche) ai quali era obbligata in quanto subentrante dalla sua dante causa, benché da essa espressamente riconosciuti con dichiarazione scritta. A ciò si aggiunga che, con l’approvazione di questo nuovo progetto di realizzazione della discarica, un’autorità differente, ovvero oggi Città Metropolitana di Milano, è andata a modificare e vanificare delle obbligazioni contratte a favore di altri enti (i Comuni e il PLIS del Roccolo, sottoscrittori delle convenzioni originarie), intervenendo, quindi, in un rapporto al quale era estranea».
«Questo territorio è stato lasciato da solo, se non addirittura dileggiato, e per anni abbiamo assistito a un imbarazzante rimbalzo di responsabilità tra Regione Lombardia (ente normatore) e Città Metropolitana di Milano (autorità competente al procedimento autorizzativo) – concludono i sindaci, dopo aver fatto presente al ministro la battaglia giudiziaria intrapresa da anni nell’ambito della quale nei giorni scorso hanno presentato l’ennesima istanza cautelare -. Abbiamo la fortuna di poter ancora contare su un’area che preserva un habitat naturale di grande rilevanza anche dal punto di vista della biodiversità e che il territorio ha inteso tutelare attraverso l’istituzione del PLIS del Roccolo. Difendere l’integrità del parco significa per la cittadinanza salvaguardare anche l’identità storica e culturale del nostro territorio».
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