Dantedì: Dante e il tessuto
Proseguono le riflessioni in occasione di Dantedì, iniziativa a cura della Associazione Liceali Sempre
Vi chiederete cosa c’entra Dante con il tessuto? Sono un tessitore. Qui a Legnano quasi tutti hanno un parente che ha lavorato nel Tessile ed io sono e mi sento un tessitore.
Ma torniamo a Dante. Un gigante della storia e della letteratura e, in questi giorni, anche a Legnano, e’ stata allestita una mostra dedicata a lui. Di Dante si conoscono situazioni, profonde riflessioni, sguardi, metrica, poesia, ho scoperto, ci sono anche riferimenti all’arte del tessere.
Associo la parola aramidico alla Fibra aramidica Kevlar: è il filo che si usa per i giubbotti antiproiettile.
Ma torniamo a Dante e alla mitologia. Aracne ( da cui i fili aramidici…) era una fanciulla che viveva nella Lidia Antica, zona dell’Asia Minore nell’entroterra di Smirne in Turchia. La fanciulla, figlia di un tintore di porpora, era abilissima nel tessere tanto che girava voce che avesse imparato l’arte direttamente da Atena (dea della Sapienza e filatrice personale degli Dei dell’Olimpo) ma Aracne affermava che fosse la dea Atena ad aver imparato da lei. Aracne sosteneva che il suo talento superava quello di Atena e che nessuno avrebbe saputo tessere e ricamare meglio di lei. Atena dapprima tentò di ammonirla con “le buone”, decise di apparire ad Aracne sotto le vesti di una vecchia saggia consigliera che doveva tentare di riportala umilmente a ragionare altrimenti avrebbe subito l’ira di Atena. Aracne non volle sentire ragioni e continuò a vantare le sue arti del tessere. Atena allora abbandonò le sembianze della
vecchia saggia e si rivelo’ ad Aracne accogliendo la sfida: un arazzo sarebbe stato il campo di battaglia.
Atena si mise subito all’opera e raffigurò gli dèi nel loro splendore sull’Olimpo e, ai quattro angoli dell’arazzo, come avvertimento, presentò la sorte dei mortali colpevoli di arroganza. Aracne non si lasciò intimidire e compose un arazzo che mostrava in satira gli usi e costumi degli Dei. Furono rappresentati in scene d’amore non proprio esemplari: Zeus che assumeva le sembianze di un toro per sedurre Europa e quella di un cigno per possedere Leda e rappresentò Poseidone trasformato in uno stallone per un’unione incestuosa con la sorella Demetra. Terminata l’opera Atena, solitamente nota per la sua modestia, dovette riconoscere, dopo un esame davvero minuzioso, che l’opera di Aracne non presentava alcun tipo di difetto. A quel punto, però, Atena dimenticò la sua moderazione e,
accecata dall’invidia, lacerò la tela di Aracne, colpendola anche con la sua navetta.
Alla fanciulla, presa dal panico e dallo sconforto, non parve restare altra via di fuga che il suicidio e tentò di impiccarsi appendendosi ad una trave.
Qui avvenne il colpo di scena: Atena mutò Aracne in un ragno e in ragnatela la corda a cui si era impiccata. Aracne potè così arrampicarsi ed ebbe salva la vita, salvo essere condannata a tessere la sua ragnatela in eterno. Da qui la morale e la rappresentazione nella Divina Commedia. Ci sono altre citazioni di Dante sull’argomento. Si parte dalla filatura, dal paziente lavoro di torcitura delle fibre per avere fili che compongono l’ordito, la trama del tessuto. Ecco l’allegoria della vita che s’intreccia, si tesse. Intrecci di fili: simbologia della vita; l’azione di torcere, con l’uso delle dita e del fuso, la soffice e inconsistente fibra di lana cardata disordinata per trasformarla in un resistente filato. L’atto della creazione dove dal caos nasce la vita, come ci spiega il Sommo Poeta. Infatti l’ordito è il progetto, il
principio ordinatore, la trama che lo lega, rappresenta il divenire; l’unione di trama e ordito genera l’unica particolare stoffa di cui ogni uomo è costituito. Le Parche che filano i giorni della nostra vita, Aracne che osa sfidare la Dea Atena nell’arte della tessitura: è con questi esempi che io, tessitore, fui catturato dal sommo poeta.
Ing. Renato Ferrari, per Associazione Liceali Sempre
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