La Liuc compie 30 anni e continua a crescere: “Ora guardiamo lontano”
Il buio della pandemia non ha fermato la crescita dell'ateneo castellanzese che sfiora i 3 mila studenti. La prolusione di Blangiardo (Istat): "La crisi demografica va affrontata"
Ha preso il via ufficialmente questa mattina dall’hangar Sea Prime di Malpensa il nuovo anno accademico dell’università Liuc di Castellanza, a 30 anni dalla fondazione dell’ateneo fortemente voluto dagli imprenditori del territorio.
Ad aprire la cerimonia, che si è fregiata dell’intervento del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo è stato il responsabile della comunicazione di Sea Maurizio Baruffi, che ha fatto gli onori di casa: «Siamo lieti di aver ospitato Univa ieri e il 30esimo della Liuc oggi, sentendo il rumore degli aerei intorno a noi, segno di una ripresa dopo il grande rallentamento».
Dopo il messaggio del presidente della Regione, Attilio Fontana, nel quale ha ribadito che Regione Lombardia non farà mai mancare il suo sostegno ad un’università fondamentale ancor di più oggi per la ripartenza e per il futuro, è stato il turno del presidente di Liuc, Riccardo Comerio, che ha aperto la cerimonia di inaugurazione: «Ripartiamo da qui, proprio da un aeroporto, per dare inizio anche a un riconoscimento importante, i 30 anni di vita dell’Università, e guardare con fiducia a un nuovo futuro – ha detto Comerio -, meno distanti gli uni dagli altri e più uniti, più collaborativi, lasciandoci alle spalle i momenti difficili vissuti durante l’emergenza pandemica, ma senza dimenticare quanto è accaduto e tutti coloro che ci hanno lasciato».
Prosegue il presidente: «La LIUC rappresenta l’unico ateneo italiano voluto, fondato e direttamente gestito da un’Associazione imprenditoriale, creato per offrire una formazione il più possibile aderente alle richieste del mondo aziendale. Trent’anni fa, è stata un’iniziativa del tutto coraggiosa e visionaria, volta a colmare un vuoto allora presente nel panorama formativo italiano. Di questo dobbiamo ringraziare la volontà di oltre 300 imprenditori di Univa e dell’Alto Milanese».
A seguire ha parlato il rettore Federico Visconti che ha ricordato i grandi successi dell’ateneo castellanzese: «Malpensa e futuro vanno a braccetto, ha detto ieri il presidente Grassi, ma questo volo verso il domani fa scalo alla Liuc. Abbiamo la responsabilità di perseguire e costruire un nuovo punto di equilibrio tra quanto abbiamo fatto per decenni, quanto stiamo vivendo, quanto ci attende nel post-Covid. Servono e serviranno piedi per terra, disciplina istituzionale, progettualità sfidante, investimenti forti, sguardo lungo. È il momento di superare questa incapacità di andare oltre il calcolo di breve periodo e di guardare il futuro lungo che sta alla radice più profonda della crisi in atto».
Un imperativo, dunque, riprendere «i valori fondanti della LIUC che non contemplano né visioni miopi né azioni deboli. Proprio per questo, l’Università è attivamente impegnata in un’opera di costruzione orientata al futuro».
I numeri sembrano dare ragione a questa visione: «Le immatricolazioni sono cresciute del 45% in 4 anni, gli studenti attualmente iscritti sono 2900. Da loro dobbiamo ricominciare, dalla nostra cantera». L’intervento è proseguito a volo d’angelo su formazione, ricerca, PhD e Business school «sono le tre missioni che vanno avanti di pari passo insieme a progetti speciali come FabLab, HealthCare Datascience, ExSuf per la finanza sostenibile, il debate e i programmi strategici per il 2022».
Infine è arrivato il momento dell’analisi fornita dal professor Blangiardo che ha messo in correlazione la crisi demografica del Paese in atto dal 2013 (quest’anno si prevedono meno di 400 mila nuovi nati, ulteriore record negativo) e le ripercussioni su società, economia, lavoro, ambiente e cultura dell’Italia del 2050: «Non c’è più il futuro di una volta è un titolo provocatorio per lanciare messaggi attraverso i dati statistici e capire le problematiche che ne derivano. Perdiamo popolazione dal 2013 e siamo sempre più anziani. Oggi i pensionati sono il 5,8%, nel 2051 avremo una popolazione molto anziana e una base di popolazione in età lavorativa sempre più ristretta».
Secondo una stima 4 milioni di abitanti in meno (a parità degli altri fattori che concorrono a formare il Pil) sono il 7% di pil in meno, se si calcola anche la diminuzione della forza lavoro il crollo sarebbe del 18% e a quel punto non sarà nemmeno sufficiente migliorare gli altri parametri (produttività, impiego sempre maggiore delle donne, diminuzione del debito).
Oggi godiamo, comunque, di alcuni benefici grazie al miglioramento della qualità della vita: «Il progresso allunga la vita, studiare allunga la vita. C’è una differenza di speranza di vita di 3 anni e 7 mesi in più per chi ha studiato rispetto a chi non ha studiato». Infine una riflessione sulle ripercussioni di questa crisi pandemica: «La pandemia ha frenato ulteriormente la natalità perchè ha aumentato le incertezze delle famiglie».
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