“Ticino Biosource” il progetto che ha ripristinato aree naturali per aumentarne la biodiversità
Nel convegno conclusivo del progetto illustrate le azioni messe in campo nel Parco Del Ticino, il più importante corridoio ecologico fra Alpi e Appennini
La naturalità di un ecosistema dipende dalla piena espressione delle potenzialità degli habitat e delle specie faunistiche/floristiche: tale espressione, ovvero la biodiversità, è determinata dal numero di specie presenti rispetto a quelle native in quell’ambito geografico, nonché dalla condizione di salute delle relative popolazioni.
Proprio l’incremento della biodiversità nel Parco del Ticino è stato l’obiettivo principale del progetto LIFE Ticino Biosource, un progetto avviato nel 2016 e che ha visto nella mattinata di giovedì 15 luglio il suo convegno conclusivo.
Il Fiume Ticino, i suoi habitat ripariali e quelli planiziali ricadenti nel territorio del Parco costituiscono una “source area” (ovvero “area sorgente”) di grande valore naturalistico, in quanto inserite nella matrice particolarmente antropizzata della Pianura Padana. Il Parco è interessato da una transizione dall’habitat collinare a quello planiziale ; esso ha oltretutto ubicazione “strategica” allungandosi dalle pendici delle Alpi, a valle di grandi laghi prealpini fino alla conurbazione di Milano e alla foce del Ticino presso Pavia. La sua conformazione geografica consente di unire virtualmente le Alpi agli Appennini, creando un corridoio ecologico fluviale di primaria importanza per le migrazioni dell’avifauna lungo il tragitto tra Africa e Nord Europa.
Cristina Chiappa, presidente del Parco Lombardo della Valle del Ticino ha aperto così il convegno dedicato alla conclusione di questo importante progetto europeo: “Tutti noi sappiamo quale tesoro sia custodito nella Valle del Ticino e attorno al fiume. Una source area di grande valore naturale, che ha ubicazione strategica dalle pendici delle Alpi fino alla conurbazione di Milano/Pavia. Un corridoio ecologico fluviale fra Alpi e Appennini. Grazie al lavoro svolto e ai 50 anni di attività del Parco, la biodiversità aumenta e con lei la qualità degli ecosistemi, che se in buona salute sopportano meglio difficoltà e cambiamenti come quelli che stiamo vivendo. Abbiamo la consapevolezza che un parco e un habitat per essere tutelati devono essere vissuti, forse è un’idea da visionari e sognatori, ma senza il sogno non sarebbe nato neanche questo Parco. Quindi continuiamo a farlo.”
E sempre un membro del consiglio direttivo del Parco, Francesca Lara Monna delegata al settore faunistico, ha sottolineato il tema della bellezza che il Parco emana, sotto tanti punti di vista. Life Ticino Biosource è stato infatti fondato sulla ricchezza naturalistica e la bellezza paesaggistica. “Mi è stato chiaro sin da subito che l’ambiente professionale del parco fosse vivace e determinato a raggiungere obiettivi importanti”, ha affermato cogliendo l’occasione per ringraziare i volontari e ribadendo il successo, in termini di partecipazione, degli eventi incentrati sulla educazione ambientale svolti in questi anni. “Eredità del progetto Ticino Biosource saranno iniziative che devono per forza proseguire, come il monitoraggio ornitologico e ittiologico.”
Il video realizzato in occasione dei 40anni del Parco del Ticino (2014) che ne racconta la biodiversità
Se è vero che il progetto ha infatti avuto durata di quattro anni, vero è che si inserisce in un percorso molto più lungo, iniziato decine di anni fa. E’ il caso dello stesso progetto Life Environment – CINEA, un caposaldo delle politiche ambientali europee, che da 30anni si impegna concretamente a favore della biodiversità e in cui Ticino Biosource si inserisce. Lo stesso Angelo Salsi, direttore Progetto Life Enviromente CINEA, ha ricordato come “Negli anni ’90 Life stabilì i primi finanziamenti al Parco del Ticino, ogni progetto lo ricordo come un successo. Siamo contenti di non essere gli unici supporter finanziari del progetto, Cariplo ci affianca con un impegno importante. È una cooperazione che si basa sull’impegno comune, sulle relazioni personali fra i soggetti coinvolti e la validità dei progetti. Abbiamo come obiettivo, a livello europeo, 25 mila km di fiumi “liberi di scorrere”, 1 miliardo di alberi piantumati: target continentali che per essere raggiunti necessitano hanno bisogno si costruisca ogni volta un piccolo mattone. Le azioni del Parco del Ticino sono appunto alcuni dei tasselli di questo edificio che stiamo costruendo e che speriamo divenga una casa migliore per le generazioni future.”
Determinante quindi fare squadra dal punto di vista culturale e dal punto di vista finanziario, per questo Paolo Siccardi, Program Officer di Fondazione Cariplo ha ribadito il piacere di essere presente e rivedere “facce amiche” con tutto che molte attività sono state sospese a causa del Covid: “E’ un accordo non scritto quello di sostenere partenariati, progetti e idee che mirano ad andare a ripristinare ambienti e specie faunistiche. È nato nel 2010 con il Progetto Life “Tib”, realizzato dal 2011 al 2015 che ha creato un corridoio ecologico tra il Campo dei Fiori, sulle Prealpi di Varese, e il Parco del Ticino, in Pianura padana Premiato come miglior progetto Life del 2016. Un progetto che ha creato un lungo corridoio ecologico tra il Parco del Campo dei Fiori, sulle Prealpi di Varese, e il Parco del Ticino, in Pianura padana, attraverso il ripristino di zone umide e la creazione di passaggi ecologici per agevolare lo spostamento di mammiferi e uccelli. Un progetto innovativo, precursore di altri analoghi e le cui buone pratiche trovano continuità nel Life Integrato Gestire 2020 e in Ticino Biosource. Quest’ultimo si è infatti concluso ma lascerà spazio ad un altro progetto Life del Parco del Ticino, che andrà a lavorare sulle attività di salvaguardia del Pelobate fosco e che garantirà un collegamento fra Alpi ed Appennino.”
Colei che coordina il sistema di Rete Natura2000, la dottoressa Anna Rampa della Direzione generale Ambiente e Clima di Regione Lombardia, si è complimentata per la riuscita di questo importante progetto. Molti soggetti collaborano anche con il progetto integrato Gestire2020, “Una grande squadra importantissima per la biodiversità in Regione Lombardia. Essenziale scambiare dati naturalistici, essenziale integrare nel database anche gli studi e i monitoraggi fatti da questo progetto per poter integrare i temi e porre le basi per recepire la nuova strategia europea per la biodiversità. Cerchiamo di lavorare per ricucire tutto il sistema di governance della biodiversità regionale. È un momento di grandi cambiamenti, per cui occorre la collaborazione di tutti. Ci auguriamo che con le attività in corso e i prossimi progetti perseguire azioni di tutela della biodiversità a livello regionale ed europeo”.
Progetto che ha bisogno della passione delle persone per andare oltre l’ordinario. Persone che stanno dietro le quinte e che sono determinanti. Una decina i Life che il Parco ha portato avanti in questi anni anche grazie alle persone che risiedono in questo territorio e cui i dirigenti del Parco hanno espresso gratitudine per il lavoro e la passione messa in campo in questi anni.
Cristina Barbieri Project Manager di Ticino Biosource, ha ricordato gli esiti positivi concreti realizzati sul territorio che ha visto l’ampliamento dell’area forestale che oggi conta 2’340 specie arboree e 6’334 specie arbustive e che fra qualche anno diventeranno boschi maturi. Ha poi ricordato i “10mila studenti coinvolti, le molte segnalazioni della cittadinanza fondamentali per esempio per realizzare l’atlante delle farfalle, il fattivo coinvolgimento degli agricoltori per creare le “marcite”, i seminari aperti alla comunità locale i workshop formativi.” Mentre Beniamino Berenghi, ingegnere di GRAIA ha mostrato i lavori svolti negli anni del progetto per riqualificare e predisporre le aree del Parco alla realizzazione degli obiettivi di Ticino Biosource, così come il dottor Fulvio Caronni ha spiegato gli interventi sugli habitat forestali per eliminare le specie alloctone.
Michele Bove, responsabile settore Agricoltura Parco del Ticino ha raccontato invece l’importanza delle “marcite”, più in generale dell’ambiente prativo e di una agricoltura sostenibile.
“Sono aree che sono “marcite”? No, il contrario! D’estate è prato da fieno, d’inverno è prato da erba: situazione eccezionale. Grazie al progetto Life è stato possibile il recupero di aree a sommersione invernale per 60 ettari (20 h in autunno) di marcite grazie ad accordi con le imprese. Si è anche tenuto un corso per addetti del settore agricolo molto interessante e partecipato che ha “insegnato” agli agricoltori come realizzarle.”
Le “marcite” sono praterie umide di pianura allagate in inverno, salvaguardate dal Parco come patrimonio e che saranno gestite nell’ambito del progetto LIFE Ticino Biosource a favore di specie di interesse conservazionistico.
Questi prati sono importanti per la biodiversità, in particolare per gli uccelli di interesse conservazionistico che utilizzano questi habitat come siti di raccolta e riproduzione.
Alcune di queste “marcite” sono state create nel Medioevo, quando la gente del posto ha inventato un modo di gestire un prato producendo 7-9 tagli all’anno, sommergendo il prato nella stagione fredda, evitando che si congelasse e permettesse alla vegetazione di crescere.
È stata realizzata una pubblicazione che oltre alla multidisciplinarietà della marcita racconta il significato e il valore dei “prati allagati”: un valore incredibile per la biodiversità e il tema dell’acqua, dove – come ha spiegato bene nel suo intervento il dottor Michele Bove – è “necessario usarla per risparmiarla. In Pianura Padana deve essere il contrario di come si sarebbe portati a pensare: risparmiare non vuol dire NON fare girare acqua nei canali e sostituirli con l’irrigazione con goccia a goccia. Quello che conta è non rimanere a guardare l’acqua scorrere via. Dobbiamo fermarla e immagazzinarla nelle falde, il che è reso possibile proprio dai prati allagati (marcite e risaie) e d’estate mantenendo le pratiche che usano acqua (oggi nell’80% delle risaie non viene invece usata acqua fino a giungo, così le falde non si caricano. Sembra che non ci sia acqua, invece c’era ma non è stata “fermata”. È necessario tornare a pratiche diverse. È un modo di adattarsi ai cambiamenti climatici.”
Concetto ribadito da Giovanni Molina, Agronomo, “La marcita insieme ai prati permanenti nella sperimentazione che abbiamo fatto (uso acque fuori stagione) ha un ruolo fondamentale nel fare da legame fra i diversi habitat tutelati (di elezione per tutela specie) e habitat agricoli. La marcita coniuga produzione agricola (fatto economicamente positivo) con la tutela ambientale. Un sistema che ha un costo anche relativamente basso, grazie ai contributi dell’Unione Europea attraverso il progetto Life. Recepito bene dagli agricoltori che hanno grande merito nella riuscita di questo progetto. Servizi ecosistemici sono costi per l’azienda e un guadagno per la comunità, bene che si sia riusciti a coniugare queste due istanze. Anche in termini di CO2 dove ci sono prati permanenti e marcite vi è una sottrazione di C02 (in termini di stoccaggio nel terreno) parificato alla rendita di una superfice boschive.
Valentina Parco, “mamma” del progetto Natura2000 ha spiegato poi come siano stati creati prati aridi a partire dai materiali risultati dai lavori alle aree umide, sottolineando come la presenza di ambienti aridi sia determinata dalla granulometria fluviale che fa nascere aree molto asciutte a poca distanza dai fiumi. Ad oggi ne sono state realizzate 2 ettari ed è una superficie importante (anche come volumetria) a livello europeo. È stata fatta di necessità virtù, perché avevamo molti materiali risultati dai lavori sulle aree umide.”
Un bell’esempio quindi anche di “ecologia circolare” e riuso. Nella mattinata si sono poi susseguiti altri interventi che hanno messo in evidenza le ulteriori attività di monitoraggio portate avanti dal progetto Ticino Biosource rispettivamente alla fauna e ad alcune specie target quali anfibi, volatili e specie ittiche, con focus sulla reintroduzione dello storione Huso huso.
Nel pomeriggio analizzati invece gli aspetti socio economici ed ecostenibili del progetto e quelli di promozione e divulgazione sociale. Premiati anche i vincitori del concorso fotografico “Farfalle in città”.
Le Aree di Intervento di Ticino Biosource :
Le aree di intervento sono variamente dislocate nel territorio del Parco e sono le seguenti:
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Le vasche di spagliamento controllato del torrente Arno in comune di Lonate Pozzolo, interessate dalla creazione di isole galleggianti, siti di nidificazione, di sosta e di foraggiamento per l’avifauna acquatica, nonché dalla posa di siepi e arbusti lungo le sponde;
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Le foreste e le zone umide in comune di Bernate Ticino, interessate dal recupero di aree degradate e dalla loro trasformazione in habitat forestali e umidi;
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il ramo Delizia (in Comune di Magenta), il ramo Morto (in Comune di Turbigo), il Gravellone Vecchio (in Comune di Pavia) e il maresco di Villa Reale (in Comune di Vigevano) interessati da interventi di riqualificazione dei fontanili che alimentano queste aree umide: l’intervento è finalizzato a rivitalizzare l’ecosistema acquatico presente e a consolidare la rete fluviale secondaria, determinante per la sopravvivenza di anfibi e pesci;
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località “i Geraci” (in Comune di Motta Visconti) interessata dal ripristino e dalla creazione di zone umide, di boschi igrofili e mesofili, di prati umidi, habitat particolarmente adatti ad ospitare numerose specie di uccelli nidificanti, migratori e svernanti. E’ prevista anche la realizzazione di un percorso di birdwatching dotato di un capanno di osservazione.
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