Ristoranti e alberghi dell’Alto Milanese non trovano personale: «Costretti a mandare via la gente»
Anche i ristoratori del Buongusto e gli albergatori de La Milano che Conviene sono rimasti orfani di personale e nonostante le numerose offerte di lavoro non riescono a trovare camerieri, receptionist e addetti alle sale
Anche i ristoratori del Buongusto e gli albergatori de La Milano che Conviene sono rimasti orfani di personale. Durante il lungo periodo di chiusura forzata dei locali di somministrazione, camerieri e cuochi hanno cercato altri posti di lavoro e chi è riuscito a trovare un impiego più sicuro se l’è tenuto stretto. Lo stesso vale per tutto il comparto alberghiero che ha perso receptionist, addetti alle camere e alle sale.
In questi giorni di riaperture i titolari dei locali si trovano così costretti a ridurre i posti a sedere, ancora di più di quanto imposto dai protocolli anti-covid, perchè non hanno a disposizione il personale di sala in numero necessario per servire tutti i clienti. Alcuni ristoranti del territorio hanno perso il 20% del personale e si trovano costretti a mandare via i clienti quando raggiungono il tetto massimo delle persone che possono essere servite al tavolo. «Con tutte le incertezze causate dalla pandemia – spiegano i referenti della rete del Buongusto – questi lavori non sono più attrattivi: il Governo dovrebbe intervenire incentivando queste categorie. Proprio oggi bar e ristoranti possono tornare ad accogliere i clienti anche al “chiuso”, la risposta dei clienti è buona e il lavoro è tornato a girare, ma senza personale saremo costretti a continuare a fare gli stessi numeri». L’associazione che riunisce i ristoratori dell’Alto Milanese ha pubblicato numerose offerte di lavoro (Qui la mail della rete del Buon Gusto) ma i curriculum non arrivano e le ricerche sono ancora aperte.
Bar e ristoranti riaprono anche “al chiuso” ma molti faticano a trovare personale
Un problema che si presenta a livello nazionale dove mancano all’appello circa 150mila lavoratori. Di questi 120mila sono professionisti a tempo indeterminato che nel corso dello scorso anno, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i loro contratti. Si tratta di cuochi e bar tender di lunga esperienza, attorno ai quali, spesso, sono state costruite intere imprese. A questi si aggiungono altri 20mila lavoratori che lo scorso anno lavoravano a tempo determinato e che oggi, anche alla luce dell’incertezza sul futuro, potrebbero preferire strumenti di sostegno al reddito, invece di un vero impiego.
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