Vivere Rescaldina: «La Lombardia riformi il sistema sanitario». E il centrodestra lascia il consiglio
Scontro in consiglio comunale a Rescaldina su una mozione della maggioranza per la revisione della legge regionale sull'evoluzione del sistema sanitario
Centrodestra in rivolta a Rescaldina. Durante l’ultima seduta Mariangela Franchi e i suoi hanno deciso di lasciare l’aula virtuale del consiglio comunale prima ancora di entrare nel merito della discussione di una mozione presentata dalla maggioranza per chiedere la revisione della legge regionale del 2015 sull’evoluzione del sistema sanitario lombardo, in protesta contro un’iniziativa che hanno tacciato di strumentalizzazione e che a giudizio del gruppo «oltre ad addurre elementi di giudizio del sistema sanitario della Regione Lombardia infondati, propone alla discussione questioni che in realtà esulano dalle prerogative del consiglio stesso e che, peraltro, sono già nell’agenda regionale».
LA MOZIONE DI VIVERE RESCALDINA
La mozione proposta dal capogruppo di maggioranza Michele Cattaneo, che è stata poi approvata con il voto favorevole di Vivere Rescaldina e del Movimento 5 Stelle, puntava non solo a sollecitare l’avvio dell’iter di riforma, ma anche e soprattutto a chiedere un ruolo diverso e più centrale per i sindaci, che giorno per giorno vivono il proprio territorio.
«La mozione che presentiamo in realtà dovrebbe già essere superata dai fatti se vivessimo in una Regione che si attiene ai tempi dettati dallo Stato – ha spiegato l’ex sindaco -: ad inizio febbraio l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha dato indicazione a Regione Lombardia di riformare la legge della sanità approvata nel 2015 dalla giunta Maroni entro 120 giorni, che scadono proprio in questi giorni. In realtà però l’iter in Regione Lombardia non è ancora stato avviato: c’è stata un’audizione su richiesta delle minoranze in commissione e l’assessore Moratti illustrerà le prime linee guida nella seduta di settimana prossima, già oltre i 120 giorni previsti. L’Agenzia nazionale ha sostanzialmente bocciato la legge 23 del 2015 imponendone la riforma soprattutto per quello che riguarda il sistema delle ATS e delle ASST, i servizi territoriali e il sistema misto sanità pubblica-privata che ha mostrato il fianco soprattutto in questo periodo di emergenza Covid. Non entriamo nel merito dei contenuti che dovrebbe avere la riforma, ma chiediamo un maggiore ruolo delle amministrazione comunali che dalla legge del 2015 sono tenute molto ai margini e hanno solo un potere consultivo. Chiediamo che Regione Lombardia attivi in modo deciso l’iter di riforma, anche se sappiamo che è stata chiesta già una proroga al Ministero della Salute, e chiediamo che il ruolo dei sindaci sia fattivo e non marginale, dando ai primi cittadini che vivono il territorio un potere decisionale su quello stesso territorio.
IL CENTRODESTRA LASCIA L’AULA: «MOZIONE STRUMENTALE»
Per il centrodestra, invece, la mozione portata in aula da Cattaneo non solo è ormai «superata dagli eventi», ma è anche «strumentale», e da questa valutazione è scaturita la decisione di lasciare la seduta consiliare. «È una mozione che gira da mesi proposta nei vari consigli comunali dai gruppi del PD, pertanto è un documento datato e, in quanto tale, superato dagli eventi, oltre che a nostro avviso non attinente al nostro paese – ha sottolineato la capogruppo -. Il quadro delineato dalla mozione restituisce in maniera strumentale e inappropriata l’immagine di una sanità lombarda da rifare. La fragilità della medicina territoriale di cui si parla è dovuta ai numerosi tagli dei Governi di centrosinistra, che la Fondazione Gimbe stima in 37 miliardi di euro negli ultimi 10 anni. Inoltre secondo una stima dell’associazione Anaao-Assomed, nel 2025 avremmo almeno 52.500 medici che saranno in pensione e i soli 35.800 nuovi medici che, a causa del blocco del turn-over del personale sanitario, sempre perpetrato dai governi sostenuti dal centrosinistra, arriveranno tra il 2018 e il 2025, non saranno in grado di coprire il fabbisogno della sanità pubblica. Nonostante queste criticità, imputabili ad anni di tagli di risorse alla sanità pubblica, e anzi, proprio nell’intento di farvi fronte, la legge di riforma conferisce grande importanza al rapporto collaborativo fra ospedale e territorio ed alle cure primarie, tant’è che istituisce una rete di presidi ospedalieri e socio-sanitari territoriali destinati a garantire la continuità delle cure. Ricordiamo che l’obiettivo primo della riforma è il passaggio dalla cura al prendersi cura della persona nella sua globalità».
«Lo stesso rapporto di Agenas ha certificato l’importanza della presa in carico del paziente cronico e fragile, che ha portato ad una forte diminuzione degli accessi al Pronto Soccorso e dei ricoveri ospedalieri, a beneficio di un sistema di cure di prossimità – ha aggiunto Franchi -. Anche l’accusa, contenuta nella mozione, che l’inappropriatezza dell’assistenza causata dall’organizzazione del sistema sanitario lombardo abbia influito negativamente nella gestione della pandemia non è supportata da dati concreti in quanto, nonostante la Lombardia sia stata una delle Regioni più duramente colpite, registrando un valore più elevato del tasso di prevalenza di Covid-19 (7,5% contro l’1,5%) del resto di Italia, ha avuto un tasso di letalità inferiore alla media delle altre regioni (2,2% contro il 2,4%). Fatte tutte queste considerazioni il Centrodestra Unito è convinto che una revisione del sistema sanitario regionale non sia affatto necessaria, in quanto questo è già stato fatto nel 2015, e che il percorso già avviato da Regione Lombardia permetterà al modello lombardo un ulteriore slancio».
Non solo, per Mariangela Franchi e i suoi anche la richiesta di un maggiore coinvolgimento dei sindaci non ha né capo né coda dal momento che la legge regionale «istituisce la Conferenza dei Sindaci alla quale conferisce un’ampia gamma di funzioni», dando ai primi cittadini «un ruolo di primo piano all’interno del sistema sanitario». Il problema, semmai, per il centrodestra sta nel fatto che «tale ruolo non sempre venga svolto con la necessaria forza e determinazione che, soprattutto di questi tempi, gli amministratori locali dovrebbero dimostrare».
VIVERE RESCALDINA: «LA LEGGE REGIONALE HA FALLITO NEI FATTI»
A parlare per la mozione, però, secondo la maggioranza sono i fatti. «Quando si parla di medicina del territorio, non si può dire che la cosa non tocchi i comuni e i nostri concittadini – ha replicato il vicesindaco e assessore alla salute Enrico Rudoni -. Quando si parla di governance, non si può dire che la divisione tra ASST e ATS non tocchi le nostre comunità. La scelta del centrodestra è quella di non confrontarsi probabilmente perché confrontarsi è insostenibile di fronte al fallimento di una legge che ha mostrato tutti i suoi limiti negli anni precedenti e in questo ultimo anno e mezzo ha mostrato anche drammatiche conseguenze. Lo smantellamento della medicina territoriale e della medicina pubblica è evidente ed è sotto gli occhi di tutti, la privatizzazione della medicina e dei presidi ospedalieri è un dato di fatto. Non vogliamo dire che i governi precedenti abbiano fatto abbastanza, assolutamente no, ma ciò non toglie che la legge regionale sia fallita nei fatti. L’unico rammarico è che il centrodestra si sottragga alla discussione e al dialogo perché poteva essere interessante confrontarsi sull’argomento, che meritava un dibattito diverso: è loro intenzione prendere una posizione politica in maniera pregiudiziale».
La decisione di abbandonare l’aula ha suscitato anche le perplessità del sindaco Gilles Ielo e del capogruppo di maggioranza Michele Cattaneo. «Non ho compreso la decisione di lasciare il consiglio comunale – ha sottolineato il primo cittadino -: è legittimo, ma ritengo che l’azione poteva essere comunque promossa al momento del voto e penso che oggi abbiamo subito come consiglio comunale un brutto episodio di mancanza di dialogo». «Lasciare il consiglio comunale è un atto forte, che si riserva a momenti di discussione su temi che dividono – ha aggiunto Cattaneo -. Sono rimasto spiazzato da questa decisione, l’unica spiegazione che riesco a darmi è il reato di lesa maestà rispetto alla Regione Lombardia: quando si critica non la Regione come istituzione ma l’amministrazione regionale si fa una cosa che per il centrodestra unito è intollerabile. È stato detto che la mozione è superata, mi sarebbe piaciuto chiedere da quali eventi. Mi sarebbe piaciuto chiedere dove la gestione dell’emergenza Covid abbia messo in luce il potenziamento del territorio operato dalla riforma sanitaria. È stato detto che questo argomento non dovrebbe essere trattato dal consiglio comunale perché non c’è attinenza, ma la mozione chiede un maggiore ruolo di sindaci e comuni: quale migliore posto per discuterla che un consiglio comunale?».
IL M5S: «INAPPROPRIATO FARNE UNA QUESTIONE POLITICA»
Via libera alla mozione, oltre che dal gruppo consiliare che sostiene il sindaco Ielo, anche dal Movimento 5 Stelle. «Ritengo inappropriato farne una questione politica – ha sottolineato il capogruppo pentastellato Massimo Oggioni -: la situazione che vive la Lombardia, guidata dal centrodestra, non è così diversa da situazioni che si presentano in altre regioni amministrate dal centrosinistra, una per tutte la Puglia, e ritengo che fossilizzarsi sull’analisi di quale gruppo politico amministri meglio la sanità sia quantomeno fuorviante. A noi, come cittadini lombardi, interessa che funzioni la sanità. Che la situazione non sia buona è evidente: vengono smantellate le unità locali per creare centri più grandi ed economicamente più convenienti, che obbligano spesso a lunghissime liste di attesa e mettono chi se lo può permettere nella condizione di rivolgersi al privato per avere tempi umani e chi non può a rinunciare alle cure. A fronte di unità specialistiche che vengono chiuse, abbiamo amministrazioni che vogliono investire negli inceneritori: si è smarrita completamente la direzione».
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