Dalla battaglia di Varese alla cacciata degli austriaci
Il 26 maggio 1859 è una data storica per Varese e non solo. Sono passati 162 anni da una delle battaglie campali della seconda guerra d'indipendenza per battere gli austriaci
Il 26 maggio 1859 è una data storica per Varese e non solo. Sono passati 162 anni da una delle battaglie campali della seconda guerra d’indipendenza per battere gli austriaci. I Cacciatori delle alpi, la formazione costituita da Giuseppe Garibaldi, erano entrati in Lombardia occupando Sesto Calende già il 23 maggio pronti a marciare su Varese.
La formazione arriverà nella notte in città e l’eroe dei due mondi venne accolto dalla popolazione che iniziò a manifestare distruggendo i simboli austriaci. Nella notte tra il 25 e 26 il regio commissario del Re di Sardegna Emilio Visconti Venosta mobilitava i varesini con manifesti in cui affermava che i varesini erano i primi ad opporsi agli austriaci.
La formazione dei Cacciatori delle Alpi a cui avevano aderito una settantina di varesini aveva preparato linee difensive che sbarravano la via d’accesso alla città. Il comandante in capo dell’esercito austriaco, il Feldmaresciallo Ferencz Gyulai, inviò la divisione Urban da Como per marciare su Varese con quattro colonne.
Il 26 maggio, di pomeriggio, la divisione Urban giunse a Varese, dove Garibaldi stava già preparando le difese. I piemontesi erano divisi come segue: un battaglione (Enrico Cosenz) sulla destra, due battaglioni a sinistra (Giacomo Medici), un battaglione in centro (Nicola Ardoino); due battaglioni di riserva, uno a Varese (Nino Bixio), e uno a Biumo.
Giuseppe Garibaldi seguiva tutte le operazioni da un poggio che si trova oggi all’interno delle Ville Ponti. La battaglia iniziò nella piana di Belforte. Gli austriaci aprirono il fuoco coi cannoni, e spostarono immediatamente tre delle loro colonne contro il nemico. I Cacciatori delle Alpi aspettano immobili e il battaglione di Cosenz attaccò gli austriaci che avanzavano in questo attacco si distinse per valore il maggiore Francesco Carrano valoroso che si distinguerà in altre battaglie risorgimentali, e si dedicò quindi alle altre colonne, respingendo l’attacco con l’aiuto del battaglione del colonnello Medici.
Alle sette del mattino, dopo tre ore di battaglia Urban, sopraffatto dalle forze nemiche, si ritirò a Malnate. Medici e Ardoino attaccarono nuovamente gli austriaci in ritirata, causando loro nuove perdite e costringendoli a tornare a Como.
La battaglia di Varese era vinta con l’entusiasmo della folla. Sul campo restarono 22 morti e 130 feriti di parte austriaca e 27 garibaldino con 60 feriti. Tra loro anche il varesino Ernesto Cairoli. “Dopo il fallimento dei moti del 1853 e del 1857 venne staccandosi dal mazzinianesimo e si orientò verso la collaborazione con la monarchia costituzionale sabauda, cosicché nel 1859, sfuggendo alla polizia che stava per arrestarlo, accorse volontario tra i Cacciatori delle Alpi. Morì il 26 maggio 1859 nella battaglia di Biumo presso Varese. Quasi presago della fine, pochi giorni prima aveva steso un testamento spirituale, contenente anche elargizioni generose”.
Il 17 luglio Varese accolse il futuro re Vittorio Emanuele II e nel 1867 a ricordo della battaglia venne realizzata una statuta per il Garibaldino dallo scultore viggiutese Luigi Buzzi Leone.
L’associazione “Varese per l’Italia” nel pomeriggio ricorda Garibaldi e la Battaglia di Biumo commemorerà il 162° anniversario che vide Garibaldi e i Cacciatori delle Alpi opporsi alle truppe del Regno Lombardo-Veneto.
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