“Luigi Gualdi, il Papillon italiano. Un viaggio infernale dalla Bergamasca alla Caienna”, di Gabriele Moroni
E' la storia del Papillon italiano. Dalla Bergamasca al "bagno" penale della Caienna. Ma la sua sorte non è fortunata come quella di Henri Charrière
“Luigi Gualdi, il Papillon italiano. Un viaggio infernale dalla Bergamasca alla Caienna”. E’ la storia del Papillon italiano. Dalla Bergamasca al “bagno” penale della Caienna. Ma la sua sorte non è fortunata come quella di Henri Charrière e il giovane Luigi non farà rientro in Italia per scrivere un best seller. Lo hanno raccontato nel loro ultimo libro Gabriele Moroni, collega giornalista parabiaghese, e Mario Gualdi, di professione avvocato, pubblicato da Diarkos.
Luigi Gualdi, nativo di Vertova, in Va Seriana, è figlio di contadini e ha idee socialiste. Poco più che ventenne, decide di espatriare in Francia per sottrarsi a un destino di miseria contadina. Lì il primo arresto e la prima condanna per il furto di una bicicletta. Durante i quindici giorni di detenzione, l’incontro con André Gauthier. Furti, rapine, sparatorie: il destino di entrambi si compie in quattro giorni di follia, fra il 2 e il 4 dicembre 1924. Albert Izoard viene ucciso nella sua fattoria, nella cittadina di Claret, da un colpo di fucile esploso da Gauthier. Tre giorni dopo Luigi ha un conflitto a fuoco con l’agricoltore Gaston Dominici, che un trentennio dopo sarà al centro del più grande giallo della storia criminale francese, l'”affaire Dominici”: il massacro di una famiglia inglese, Lord Jack Drummond, la moglie, la loro bambina. Una vicenda resa celebre anche dal film “Il caso Dominici” con Jean Gabin.
Il 5 agosto 1925 Luigi Gualdi è condannato ai lavori forzati a vita. Due anni dopo, il forzato numero 49061 viene imbarcato con altri “bagnards” sulla nave “La Martiniére” che fa rotta per la Guyana francese. Lì morirà due anni dopo, ucciso dalla malaria.
Il libro è basato sui documenti originali: verbali di polizia, atti processuali, documenti carcerari, giornali dell’epoca.
Qui la prefazione di Alessandro Galimberti, presidente OdG della Lombardia
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