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Rosa Romano Bettini: “Il Primo Maggio delle differenze e del volontariato”

Una riflessione della presidente della Casa del Volontariato di Legnano in occasione del Primo Maggio

rosa romano

Tra i messaggi per il Primo Maggio, pubblichiamo con piacere la riflessione di Rosa Romano Bettini, presidente della Casa del Volontariato ed esponente di primo piano di Auser Lombardia. E’ il tema delle differenze quello trattato soprattutto da Rosa perchè, pensiero da condividere, “questo è un primo maggio diverso. Molti sono quelli che hanno perso il lavoro o lo perderanno e, soprattutto per loro, festeggiare il lavoro oggi, può apparire una beffa. Vorrei dire loro che il 1 maggio è anche un messaggio di speranza, perché come nel 1869 a Parigi, c’è una comunità sensibile e viva che certamente non li abbandonerà”. E poi il mondo, a  Rosa ma anche a noi tanto caro, del volontariato, che “in questo senso, si pone come segnale di presenza viva in un contesto di servizio alla persona, dove il dominio della tecnica, da una parte, e della burocrazia, dall’altra, tende a mortificare e a standardizzare”. Rosa Romano Bettini, ricordiamo, è l’autrice di “Quando l’amore sfidò la sorte e la ragione“, libro pubblicato in occasione dell’ultimo 25 Aprile.

Sto ricevendo attraverso i social moltissimi auguri e post per la ricorrenza del 1 maggio. Come il 25 aprile, l’8 marzo, e altre date civili, il 1 maggio ormai fa parte del DNA di ogni italiano perché rievoca avvenimenti storici e sanguinosi di lotta e di conquiste.
Il 1 maggio, infatti, ricorda ciò che avvenne negli Usa, a Chicago nello stesso giorno del 1886, quando venne indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ottenere migliori e più umane condizioni di lavoro. (In quel periodo si lavorava anche 16 ore al giorno, la “sicurezza” non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni).La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una e propria vera battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket.
La storia prosegue con le lotte di Parigi tre anni dopo per ottenere, in ricordo di quel massacro, condizioni di lavoro più umane; condizioni che ad oggi in Italia, nonostante l’impegno costante ed assiduo dei sindacati (CGIL, CSIL e UIL), non si sono completamente realizzate, visto il tragico numero dei morti sul lavoro.
E’ una storia che conosciamo e ricordarlo non ci sorprende.
Ciò che invece sollecita la mia riflessione, in questo anno così difficile, complicato per certi versi anche contradditorio, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, sono le differenze. Perché questo è un 1 maggio diverso.
Molti sono quelli che hanno perso il lavoro o lo perderanno e, soprattutto per loro, festeggiare il lavoro oggi, può apparire una beffa.
Vorrei dire loro che il 1 maggio è anche un messaggio di speranza, perchécome nel 1869 a Parigi, c’è una comunità sensibile e viva che certamente non li abbandonerà.
Tuttavia, se da un lato ci sono lavoratori senza lavoro, dall’altro ci sono quelli che hanno dato l’anima e il corpo per reggere e offrire il meglio,in questi anni che ricorderemo per molto tempo a venire. Penso al mondo socio sanitario, ai lavoratori dei supermercati, ai rider e a tutti quelli che hanno davvero portato sulle spalle, il peso di una pandemia universale, non prevista e immobilizzante. Tra questi annovero anche i volontari. I volontari sono persone che del dono e dell’impegno civile hanno fatto una ragione di vita. Il volontariato è il segno del legame sociale.
Chi fa volontariato, a qualunque titolo e in qualunque situazione, è esposto alla fragilità. Il suo è uno sguardo sulla sofferenza o sul bisogno. Quasi sempre, là dove c’è mancanza, necessità, c’è una forma di dolore: talvolta fisico, lancinante, talvolta muto, psichico.
E spesso proprio là, nella mancanza, nel bisogno, nelle situazioni nascoste ed oscure dove non arrivano altri, arrivano i volontari. Il volontario, in questo senso, si pone come segnale di presenza viva in un contesto di servizio alla persona, dove il dominio della tecnica, da una parte, e della burocrazia, dall’altra, tende a mortificare e a standardizzare
Ricordarli in questo giorno è un obbligo e un dovere. Anche senza cedolino (guai se l’avessero) sono esempi di impegno civile, di coesione sociale, fulcro di una comunità che deve diventare sempre più coesa e matura.

1 maggio 2021
Rosa Romano Bettini

Redazione
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Pubblicato il 01 Maggio 2021
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