Sabato 20 in piazza Visconti Rho: NO al CPS e CDD in ospedale. Con i Comuni per una soluzione diversa
L’ospedale non può ospitare un CPS! L'ospedale non può ospitare un CDD! E' la posizione di alcune associazioni rhodensi pronte a scendere in piazza
Otto mesi fa, le famiglie dei servizi di Salute Mentale del Rhodense e le famiglie del Centro Diurno Disabili hanno appreso che il Centro Psico Sociale e il Centro Diurno Disabili gravi hanno lo sfratto dai locali di via Beatrice D’Este e che la loro nuova collocazione è prevista nell’ospedale di Passirana, il CPS sopra al reparto dei ricoveri psichiatrici e nel seminterrato il CDD. Non deve accadere: l’ospedale non può ospitare un CPS! L’ospedale non può ospitare un CDD!
Il Centro Psico Sociale, o CPS, è un luogo di cura medica che procede insieme alla cura sociale. Un luogo dove si prescrivono farmaci, ma dove soprattutto gli assistenti sociali e gli educatori costruiscono nuove reti di sostegno tra cittadini per accompagnare il paziente verso un ritorno alla normalità. Il CPS è anche il luogo dove i ragazzi dai 18 anni in su trovano accoglienza psicologica per parlare dei loro problemi e delle loro paure. Il CPS non deve essere in ospedale. I manicomi sono stati chiusi 45 anni fa: da allora, l’accoglienza e la cura del disturbo mentale è cittadina, in un ambiente cittadino, che riporti la persona alla normalità. L’ospedale è malattia, l’ospedale è angoscia, l’ospedale è esclusione dal contesto cittadino.
Anche il Centro Diurno Disabili deve accogliere le persone in un centro abitato e deve restare immerso nella vita cittadina. Il seminterrato di un ospedale è improponibile! Un centro diurno è un luogo di calda accoglienza dove le educatrici per alcune ore al giorno, per alcune giorni la settimana, prendono in carico persone disabili adulte per dare sollievo alle famiglie ed per inserire gli utenti in un ambiente protetto, ma ad un tempo aperto alla città: al mercato fuori dal centro diurno, al parco cittadino, alla biblioteca o alla gelateria. Respirare l’aria di tutti e non quella dell’ospedale.
In tutti questi mesi MAI l’Azienda Socio Sanitaria Rhodense ha dato cenno di volerci rispondere sul destino di questi servizi, sulle angosce di tante famiglie che hanno in carico quotidianamente la gestione della disabilità psichica o cognitiva e motoria. Ci siamo fatti sentire in tutti i modi, abbiamo protestato, e più volte abbiamo chiesto di essere ricevuti dalla Direzione Asst per un confronto su questa decisione che così tanto andrà ad incidere sulle vite delle nostre famiglie. Per le famiglie dei pazienti psichiatrici sarà penoso dover convincere i propri cari a recarsi in ospedale, proprio sopra al reparto degli acuti, per fare visite e colloqui con gli operatori della salute mentale. I pazienti hanno paura, e quindi anche i parenti sono spaventati per il peso di doverli convincere a entrare in quell’ospedale.
E per le famiglie dei disabili gravi, che pena consegnarli a un pulmino che li porta a seppellirsi in un seminterrato ospedaliero!
Stiamo cercando un luogo adatto che possa ospitare il CPS e il CDD, così da poter proporre un’alternativa ad ASST. In luglio avevamo ottenuto una proroga allo sfratto, fino ad ottobre 2021. Un lasso di tempo che può aiutarci a reperire una sede alternativa. Eppure, l’ASST sta accelerando le operazioni di trasferimento, ha deliberato per gli arredi dei nuovi servizi in ospedale: il trasloco è imminente, al punto che ai pazienti del CPS viene detto che, forse, il prossimo appuntamento, tra un mese, sarà già in ospedale!
Noi faremo il possibile per evitare che CPS e CDD siano rinchiusi in ospedale: interessa a tutti, a tutti può capitare di dover fare un colloquio con uno psichiatra o con uno psicologo, a tutti può capitare di cercare di convincere un ragazzo a fare un colloquio, dicendogli che non deve sentirsi malato, che è solo una chiacchierata con uno specialista. Dove? In ospedale? Sopra al reparto degli acuti? Non ci andrà!
E gli adulti disabili gravi? Sono persone con dignità di cittadini che non va offesa. Chi in famiglia si prende cura di loro non va mortificato nella sua vita di sacrifici e dedizione. I famigliari CDD non accettano che i loro cari siano assimilabili a dei pacchi da immagazzinare e parcheggiare in un luogo qualsiasi.
L’ASST deve stare ai patti, deve concedere tempo a noi famiglie, a noi cittadini, insieme ai Comuni, insieme al territorio, per individuare una sede alternativa per il CPS che deve essere, e deve continuare ad essere un luogo psico-sociale, e non un corridoio d’ospedale, e per Il CDD perché continui ad essere un luogo di gioiosa e luminosa accoglienza, e non un seminterrato di ospedale.
Chiediamo ai Sindaci del Rhodense, in particolare al Sindaco di Rho, di far rispettare i tempi della proroga e di attivare subito il tavolo di lavoro (con Azienda Socio Sanitaria e Comuni) deciso dal Consiglio Comunale Rhodense nel novembre 2020.
Non accetteremo che i più fragili siano allontanati dall’habitat cittadino.
Per le associazioni
IncontRho, Ezio Brancato, Porte Sempre Aperte, Urasam
Chiara Vassallo
presidente
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