“Vestita di luce”, di Jaroslav Seifert
Nella poesia, la descrizione dell’Amore. Quello con la A maiuscola. E che non può essere relegato a una figura sola. Nemmeno a San Valentino
Ho veduto solo una volta
un sole così insanguinato.
E poi mai più.
Scendeva funesto sull’orizzonte
e sembrava
che qualcuno avesse sfondato la porta dell’inferno.
Ho domandato alla spècola
e ora so il perché.
L’inferno lo conosciamo, è dappertutto
e cammina su due gambe.
Ma il paradiso?
Può darsi che il paradiso non sia null’altro
che un sorriso
atteso per lungo tempo,
e labbra
che bisbigliano il nostro nome.
E poi quel breve vertiginoso momento
quando ci è concesso di dimenticare velocemente
quell’inferno.
Jaroslav Seifert
da “La colata delle campane” in “Vestita di luce” (Einaudi, 1986),
traduzione italiana di Sergio Corduas
Dietro la penna troviamo Jaroslav Seifert: poeta civile, autore per bambini e primo premio Nobel per la Letteratura della Repubblica Ceca. Nella poesia, invece, la descrizione dell’Amore. Quello con la A maiuscola. E che non può essere relegato a una figura sola. Nemmeno a San Valentino. Può essere l’amore per la persona amata che riscalda casa, per un figlio che ci sorride e ci corre incontro dopo lavoro, per un amico che rivediamo dopo tanto tempo o per la famiglia che ci si è scelti e rimane il porto sicuro a cui tornare.
(immagine da Bologna Biblioteche)
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