Quei lunghi minuti in cui Giuseppe Agrati non disse che le sorelle erano nell’appartamento che bruciava
Entra nel vivo il processo nei confronti del fratello di Carla e Maria Agrati, le due sorelle morte nell'incendio della loro abitazione di via Roma nell'aprile del 2015
Il processo in Corte d’Assise nei confronti di Giuseppe Agrati per il duplice omicidio delle sorelle Maria e Carla Agrati, morte nell’incendio della loro abitazione la sera del 13 aprile 2015, entra nel vivo con l’escussione dei primi testi dell’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Milano Maria Speranza Vittoria Mazza.
L’udienza di oggi, martedì, si è concentrata su quella maledetta notte e sullo sviluppo dell’incendio. Davanti alla Corte presieduta dal giudice Daniela Frattini (Marco Montanari a latere) i Vigili del Fuoco che operarono per spegnere le fiamme, gli ufficiali di Polizia Giudiziaria dei Vigili del Fuoco di Milano che hanno eseguito i rilievi all’interno dell’appartamento nello stabile di via Roma e il tenente dei Carabinieri della stazione di Cerro Maggiore Antonino Lisciandro che eseguì alcuni accertamenti su richiesta della Procura della repubblica di Busto Arsizio.
Dalle testimonianze dei componenti delle squadre che accorsero per spegnere le fiamme è emerso che quando arrivarono sul posto Giuseppe Agrati era già uscito dall’abitazione ma avrebbe impiegato dai 5 ai 10 minuti ad avvertire il capo-squadra dei Vigili del Fuoco che le due sorelle potevano essere ancora all’interno dello stabile, circostanza contestata dal difensore di Giuseppe Agrati. A domanda precisa del pm, e cioè se questo lasso di tempo ha influito sui soccorsi alle due donne rimaste intrappolate (una in bagno e l’altra nel corridoio, ndr), i soccorritori hanno specificato che avrebbero potuto tentare subito di usare l’autoscala per entrare dalla finestra al piano superiore e portare fuori Carla e Maria. Giuseppe, interrogato all’epoca dei fatti, aveva detto che aveva provato a svegliarle ma che, preso dallo spavento, non aveva verificato se si fossero svegliate e che era scappato all’esterno per salvarsi la vita.
Dai rilievi effettuati dalla Polizia Giudiziaria di Milano, invece, è emerso che all’interno dell’appartamento l’andamento delle fiamme è apparso irregolare. I danni causati dalle fiamme, infatti, sembrano essere concentrati in due punti distanti dell’abitazione che si sviluppa su tre piani: il seminterrato che non ha riportato danni, il primo piano dove la parte interessata dal fuoco si concentra vicino al portone d’ingresso (posta vicino ai contatori del gas) e il secondo piano dove si trovano le camere da letto delle due sorelle e di Giuseppe Agrati.
In particolare la parte che ha subito più danni è proprio il corridoio del secondo piano (dove il soffitto è esploso dal calore ed è anche crollato), in prossimità delle stanze delle sorelle. Ad alimentare il fuoco, inoltre, sarebbe stata la massiccia presenza di libri e materiale cartaceo che era stato accumulato nel tempo. Anche il tenente Lisciandro ha confermato questa ricostruzione, essendo stato tra i primi ad entrare all’interno della casa, aggiungendo che la camera di Giuseppe non era nemmeno stata intaccata dalle fiamme. Alla domanda delle difese sulle condizioni delle scale, il tenente ha specificato che risultavano danneggiate ma che non ricordava se fossero di legno.
Nella prossima udienza verranno ascoltati altri 9 testi: i medici legali che hanno eseguito l’autopsia, gli investigatori della Scientifica e altri ufficiali di polizia giudiziaria che hanno lavorato al caso.
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