In una quotidianità complessa e compressa da numerose vicende nazionali, internazionali e legnanesi risulta difficile mettere ordine nelle proprie opinioni. Molto si dice e si scrive ovunque anche sui fatti della nostra città. Nelle rassegne stampa, trascuro quanto spesso inopinatamente scriviamo su FB, si avvicendano articoli su fatti, programmi ed azioni della politica casalinga. A parte i sempre roboanti e fuorvianti aggettivi a cui la stampa ci ha abituato si fatica a discernere come le varie vicende si intrecciano. Torna sulla scena il tema legalità di cui, mi pare, sfugga a molti il significato che Treccani dà : “L’essere conforme alla legge e a quanto è da questa prescritto: l. di un atto, di un provvedimento, dei mezzi adoperati, di una convocazione….”. Se non esiste una norma non si può infrangerla.
Mi pare che stando ad una conoscenza dei fatti, dall’opinione di legali più o meno coinvolti nella vicenda “nomina e relativa revoca” sia inutile insistere faziosamente sull’aspetto legalità da parte di chi ha vissuto e pare abbia rimosso un’esperienza assi negativa in merito.
Anteporre una questione inesistente a temi di ben altra importanza è evidentemente una azione diversiva per celare proprie lacune di competenza od interesse reale per la cittadinanza.
Se commettere errori è intrinseco nella nostra natura l’ammetterlo lo è meno e chi lo fa merita il massimo rispetto e plauso.
Rendere pubblico ufficialmente ed a titolo preventivo i fatti nella loro logica e sequenziale evoluzione sarebbe stato fin da subito, e lo sarebbe ancora, opportuno anche se forse insufficiente porre fine ad una ridicola polemica ( il bue che dice cornuto all’asino ) .
Ancor più opportuno per evitare che in Consiglio Comunale, sull’esperienza del recente passato, si perda tempo in contrapposizioni sterili e ridicole se non stupide da parte di chi non ha ancora preso posizione su temi di grande valore ed avendone l’occasione (ACCAM ) si nasconde dietro un dito.

I.P.