Parabiago, 4 novembre: «Dobbiamo ridare ai giovani la speranza»
Il sindaco di Parabiago, mettendo a confronto la situazione di oggi con la Grande Guerra, ha sottolineato il sacrificio chiesto ai giovani oggi come allora
Ancora una volta celebrazioni a distanza. Dopo il 25 aprile, anche per la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate le misure anti-Covid adottate dal Governo per provare a fermare la corsa del virus hanno imposto uno stop alle manifestazioni che negli anni ci siamo abituati a conoscere. Non per questo però Parabiago ha rinunciato alla ricorrenza, e ha commemorato il 4 novembre in tutti i cimiteri cittadini.
«Oggi commemoriamo il 4 novembre, data che ci fa tornare indietro con la mente nella storia, in quei giorni che hanno segnato la fine della prima guerra mondiale – ha sottolineato il sindaco, Raffaele Cucchi -. Guerra che ha visto coinvolti moltissimi cittadini, ma anche e soprattutto moltissimi giovani che sono stati sacrificati sull’altare della pace, giovani ai quali è stato tolto un futuro per loro ma anche per la nazione intera: non potremo mai sapere cosa quei giovani avrebbero fatto per la propria comunità non avendo avuto la possibilità di farlo. Loro, come tanti, non si sono tirati indietro, ma sacrificati per la nostra libertà».
«Leggendo i nomi sulle lapidi, oggi corre il nostro pensiero alla situazione odierna dove da un lato i giovanissimi di allora, sopravvissuti anche alla seconda guerra mondiale, si vedono sopraffatti da un nemico invisibile che va proprio ad accanirsi contro di loro e dall’altro ai giovani di oggi, che poco dimostrano attenzione alle regole per ridurre il rischio di propagare questo nemico invisibile che gira indisturbato, e miete vittime, per le nostre strade e le nostre case! Certo che oggi, come allora chiediamo ai giovani un sacrificio, magari oggi, come allora poco comprensibile ma comunque un dovere. Nessuno potrà ridare a questi ragazzi il tempo perso, la scuola, l’esperienza dello stare insieme… oggi, come allora. Certo il tributo di giovani vittime sarà per fortuna limitatissimo. Ma noi adulti dovremo pensare attentamente a cosa fate per ridare loro speranza».
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