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Il giorno e la storia – Bombe partigiane all’Albergo Mantegazza

L’attacco suscitò l’immediata reazione delle autorità tedesche: cattura di legnanesi come ostaggi, multa di 500.000 lire al Comune, ulteriore anticipo dell’orario di coprifuoco alle 19

5 novembre 1944 –Albergo Mantegazza “un botto e un fuoco…”
Ore 21. Scatta il coprifuoco e si sente un boato. E’ uno degli episodi che anche i ragazzini di allora ricorderanno bene e racconteranno alle future generazioni.
Ma cosa era accaduto?

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Il giorno e la storia, mese di novembre 4 di 29

La Guardia Nazionale Repubblicana annota nei suoi notiziari «Il 5 corrente, alle 21, in Legnano, presso l’albergo ristorante “Mantegazza”, esplodevano due ordigni ad orologeria che erano stati collocati, in due locali dell’esercizio, da banditi, provocando tre morti e 15 feriti dei quali tre gravi. I locali rimanevano gravemente danneggiati.»

Anche il parroco di Legnanello, cioè la chiesa del SS. Redentore, don Luigi Contardi annota sul chronicum parrocchiale «Giorni della fiera. A sera inoltrata una bomba gettata davanti all’Albergo Mantegazza sito presso la Stazione Ferroviaria aveva fatto alcuni feriti e qualche morto, tra i quali Renzo Montoli Vice Brigadiere delle Camicie Nere. I funerali furono celebrati solennemente in Parrocchia e fu sostenuta la spesa dal Municipio di Legnano».

In realtà non erano ordigni “ad orologeria” ma a miccia e non erano stati collocati dentro ne’ gettati ma posti sul marciapiede davanti alla porta e sul davanzale della finestra che davano sulla strada. Ma da chi? E perché?
Le due bombe a miccia cortissima, al limite del suicidio pur di non coinvolgere ignari passanti, erano state costruite in ghisa presso la fonderia Pensotti ed armate da Samuele Turconi (Sandro, nato e cresciuto alla Cascina Mazzafame, comandante della 101^ Brigata Garibaldi GAP di Gorla Maggiore e Legnano Mazzafame) a casa di Francesca Mainini, che abitava in via dei Mille a fianco della caserma dei Carabinieri.

Quella sera del 5 novembre Francesca e la sua amica dirimpettaia Alba Lonati portarono le bombe nascoste dentro due borse della spesa in piazza Monumento, infilandole tra i cespugli. Poco dopo Samuele e Giuseppe Marinoni (Costa, proveniente da Milano comandante in quel periodo della 101^ SAP, legata alle fabbriche, e di una GAP milanese) le prelevarono. Samuele la collocò davanti alla porta e Giuseppe sul davanzale della finestra, più vicina alla via Roma. Una rapida occhiata che dalla stazione non arrivasse nessun pendolare, l’accensione della miccia con la brace della sigaretta e via, camminando lentamente verso via Roma per non dare nell’occhio, consapevoli che se non si fossero allontanati abbastanza in fretta sarebbero rimasti coinvolti nello scoppio.

L’obiettivo era l’Albergo Mantegazza perché lì si ritrovavano fascisti, spie e tedeschi a banchettare e fare orge mentre in tutte le famiglie di Legnano si pativa la fame. L’attentato era una risposta alla barbara uccisione del partigiano Mauro Venegoni, orribilmente torturato nella notte tra il 30 e il 31 ottobre.

Nell’esplosione al Mantegazza «rimasero uccisi – si legge sul Corriere della Sera – l’ing. Hans Kasten, tecnico della ditta F. Tosi, i lmaggiore Alfred Bellan e il legnanese Carlo Colombo. Dei quindici feriti, due appartengono alla Brigata Nera: il tenente Mario Montagnoli di Enrico di 35 anni, vice-comandante del presidio di Legnano, e il sergente Angelo Bertolotti fu Nazzaro, di 41 anni. Altri feriti sono: Renzo Montoli, di 31 anni, da poco rientrato dalla Germania, dove era stato istruttore in un “Lager”; Carlo Gatta, Enrico Riccardi, Olimpio Levoni, Carlo De Giorgio, Giuseppe Baiocchi, Attilio Pegani, Rina Meriotti e Piera Negri.» Lo squadrista Renzo Montoli perse entrambi gli occhi e morì il 15 successivo.

Secondo i bollettini di guerra della 101^ si trattò di una brillante azione che ebbe i seguenti effetti: «locale e adiacenti fuori uso per parecchio tempo; tre morti (due ufficiali superiori tedeschi e una spia), 25 feriti fra cui sei gravi. Tutti indistintamente i feriti sono il fior fiore della feccia fascista locale.»

Uno dei feriti non c’entrava nulla, però, e a partire dall’ottobre ’45 il C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) di Legnano lo aiuterà economicamente: «Presa in considerazione la richiesta della moglie di Vedani Attilio tendente ad ottenere il riconoscimento che suo marito venga considerato una vittima della lotta fra partigiani e fascisti; stabilita la casualità della presenza del Vedani nell’Albergo Mantegazza la sera in cui sono scoppiate le due bombe e nella quale il Vedani perdette la vista, il C.L.N. delibera di acconsentire alla richiesta stessa.»

L’attacco suscitò l’immediata reazione delle autorità tedesche: cattura di legnanesi come ostaggi, multa di 500.000 lire al Comune, ulteriore anticipo dell’orario di coprifuoco alle 19, chiusura di caffè, trattorie e cinema alle 17, assoluto divieto di circolare in bicicletta, obbligo di ricostruzione immediata del Mantegazza a spese del Comune.
I partigiani ebbero la conferma che i nazifascisti si erano spaventati davvero. I nazifascisti ebbero la conferma che nonostante la morte di Venegoni la Resistenza a Legnano non si sarebbe fermata. A nessun costo.

Renata Pasquetto

FONTI: Notiziario della GNR del 20-11-1944pagina 11/29 – Liber Chronicum della Parrocchia di Legnanello tenuto da don Luigi Contardi, mese di novembre – Verbale della seduta del C.L.N. 8Comitato di Liberazione Nazionale) di Legnano del 22/10/1945 –“Corriere della Sera” del 10 novembre 1944, edizione del pomeriggio, pag 2; “Corriere della Sera” del 11 novembre 1944, prima pagina(stesso testo) – dichiarazioni di Samuele Turconi e Francesca Mainini

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Pubblicato il 04 Novembre 2020
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