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“Ho riabbracciato i miei figli all’estero, ma sono felice solo a metà perchè lontana dalla mia Legnano”

Una serie di considerazioni e di riflessioni per una mamma che ha raggiunto i propri figli in Olanda, ma che vorrebbe tornare a Legnano, convinta di vivere una felicità solo a metà perché le manca la terra natia

Alone di Sole Legnano

Sono passati giorni da quando ho scritto la mia esperienza di espatriata in patria durante il lock down a cui la pandemia ci ha costretti tutti. Erano giorni difficili, Legnano era avvolta dal silenzio e dalla solitudine di strade vuote e sguardi increduli, tra paura e rassegnazione.
Poi e’ sopraggiunta l’estate, il sole e’ tornato a splendere, scaldando i nostri corpi intorpiditi ed illuminando la speranza che tutto potesse tornare alla normalità.

Ho rivisto i miei ragazzi dopo tre lunghissimi mesi e l’abbraccio che ci ha avvolto tutti sapeva di amore incondizionato, di un legame che niente e nessuno nella vita può cambiare: quello di una madre e dei suoi figli.
E ho pensato a quanto fossi fortunata, nella certezza che la vita riprende comunque il suo corso. Lo e’ stato per me …ma non lo e’ per tutti. Questa separazione mi ha fatto riflettere e pensare a quanti invece vivono separazioni permanenti, impossibilitati a fare altro. Quanti padri e quante madri sono costretti a lasciare i propri figli e i propri cari in cerca di un futuro migliore. E la partenza porta con se l’enorme peso dell’incertezza, di una realtà che non resta sospesa ma muta e a volte in modo radicale. E ho visto volti, lacrime, ultimi sguardi alla propria terra che si lascia, con le proprie tradizioni, la propria cultura, le proprie radici, portando con se’ solo la speranza che un altrove sia migliore.

Mi ritrovo a vivere questi giorni nella pioggia e nel vento olandesi. Sono tornata. Ho ritrovato volti amici certo, unico conforto, con l’amore dei miei figli, in questo nuovo periodo di incertezza e isolamento. E riprovo le stesse sensazioni di mesi fa, una felicità che può essere solo a metà perché mi manca la mia terra, mi mancano i miei affetti, mi manca il suono della mia lingua, il potermi esprimere usando parole le cui sfumature sono a tutti comprensibili, creando quella comunicazione profonda che solo la lingua del cuore ci permette.
Mi manca il sole e la solarità delle persone, mi mancano quegli abbracci caldi anche a distanza, quei caffe spontanei bevuti sulla piazza che brulica di vita cittadina, anche se tutti con le mascherine e l’igienizzante in borsa.

Questo rispondo a mia figlia quando mi chiede perché mi manca l’ Italia, perché mi manca Legnano. Perché li ci sono le mie radici, sulle quali e’ germogliata e cresciuta la persona che sono. Ma non so che dire quando mia figlia mi dice: “mamma, io non avrò mai un luogo dove tornare”. Resto in silenzio perché sono consapevole di questo. Ho dato ai miei figli la possibilità di parlare più lingue, di conoscere culture diverse, di essere individui indipendenti, nella loro quotidianità come nel loro pensiero critico. Cittadini del mondo verrebbe da dire. Ed e’ cosi. Costretti tuttavia a ricercare le radici in se stessi. E penso sia una cosa non indifferente. Lo dico da madre ma soprattutto da insegnante che sperimenta ogni giorno il bisogno di questi ragazzi di senso di appartenenza, la loro ricerca di identità, confusi da un mondo globalizzato che dal punto di vista umano credo abbia ancora un lungo cammino da fare.

Mi chiedo allora quali siano le motivazioni per partire, per costruire la propria vita altrove, una scelta per alcuni, un obbligo per altri. E le parole di un rifugiato siriano che mia figlia ha intervistato, risuonano ancora piu’ dolorose e vere. “Non avrei voluto lasciare il mio paese, mia moglie, i miei genitori anziani. Avrei voluto restare e rendere il mio paese migliore. Ma non me ne hanno dato la possibilità”.
Io vorrei tornare e potrei tornare. Per ascoltare chi e’ lontano dalla propria terra, per insegnare italiano a chi ne ha bisogno per sopravvivere, per abbracciare mia madre che invecchia, per insegnare ai miei figli che la famiglia e’ e sarà sempre il luogo dove fare ritorno.
Annamaria Sabetta

Redazione
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Pubblicato il 02 Novembre 2020
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