Da Busto Garolfo alla Corsa Rosa, Stefano Oldani racconta il “suo” Giro d’Italia
Dopo tre settimane al Giro d'Italia, il ciclista 22enne di Busto Garolfo Stefano Oldani racconta la sua esperienza sulle strade della Corsa Rosa
Era partito il 3 ottobre alla cronometro di Monreale da “debuttante” della Corsa Rosa, con il dorsale numero 173 sulla maglia della Lotto Soudal. Tre settimane dopo Stefano Oldani, ciclista 22enne di Busto Garolfo, non solo ha corso il Giro d’Italia fino al traguardo di Milano, ma ha anche all’attivo due piazzamenti nella top ten.
Già campione lombardo e italiano a cronometro nella categoria Juniores, Oldani nel suo palmares ha una triplice convocazione in nazionale nel 2017, nel 2018 e nel 2019 per i Mondiali su strada nello Yorkshire. Da Under 23 ha corso prima nel Team Colpack per poi passare alla Kometa Cycling Team, diventando uno dei corridori di punta della stagione per la squadra di Basso e Contador con ben 17 piazzamenti tra i primi dieci in stagione.
Stefano, a 22 anni e al primo anno nella “seria A” del ciclismo, com’è stato correre il Giro d’Italia?
«È stata un’esperienza molto intensa sia a livello fisico e mentale, che a livello emotivo. Sono un neo professionista: essere al Giro d’Italia non era scontato perché solitamente i neoprofessionisti non corrono le grandi corse a tappe. Vista la situazione sanitaria legata al Covid, però, quest’anno la mia squadra ha scelto per me un calendario prettamente italiano. Avevo iniziato bene la stagione e durante il lockdown hanno deciso di darmi fiducia e mi hanno comunicato che avrei corso il Giro d’Italia. Per un giovanissimo come me, che fino all’anno scorso lo vedeva correre ai big, l’impatto emotivo è stato molto forte».
Nelle tre settimane della Corsa Rosa sono arrivati anche due piazzamenti nella top ten…
«Il mio primo obiettivo era terminare la corsa e arrivare a Milano: un grande giro, come lo sono il Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta, è sempre un’esperienza molto impegnativa, soprattutto nella terza settimana quando la fatica inizia a farsi sentire e con le grandi montagne le tappe diventano più dure. Mi ero prefissato di raggiungere almeno un piazzamento nella top ten, alla fine ne sono arrivati due e ne sono molto felice: alla mia età è un risultato che dà buone speranze».
Quando hai capito che il ciclismo poteva diventare il tuo mestiere?
«Ho iniziato a correre nella società del mio paese, la S.C. Busto Garolfo, ma ancora prima di poter iniziare l’attività a livello agonistico ricordo che giravo già nel velodromo. Ho capito che il ciclismo sarebbe potuto diventare la mia professione da Juniores, con due stagioni di ottimi risultati e il titolo di campione regionale e italiano a cronometro».
Poi è arrivata la chiamata della Lotto Soudal…
«Già l’anno passato avevo corso in una squadra Continental con qualche gara tra i professionisti, ma la squadra era più “piccola” e non ho partecipato a gare blasonate. Ho corso con la nazionale Under 23 (Stefano per età potrebbe ancora oggi correre nella categoria Under 23, ndr), ho ottenuto buoni risultati al Giro di Val d’Aosta, una gara molto importante, e lì sono nati i contatti tra il mio procuratore e la Lotto Soudal. Poi la squadra si è fatta avanti in maniera decisa, e ho firmato con loro».
Che effetto ti ha fatto correre sulle strade di tutta Italia con un intero paese che faceva il tifo per te?
«È stato molto strano. Non pensavo che a Busto Garolfo mi conoscessero così tante persone: sapevo di essere conosciuto in ambito ciclistico e dalla squadra cittadina, ma non pensavo che anche al di fuori di questo contesto si sapesse della presenza di un professionista in paese. Invece tanti miei ex compagni di classe e in generale tanti cittadini, tra cui lo stesso sindaco, sono stati molto orgogliosi di vedermi al Giro d’Italia e questa cosa mi ha fatto molto piacere».
Ti rivedremo sulle strade del Giro d’Italia l’anno prossimo?
«Penso proprio di sì. Ora la mia stagione di gare è finita, avrò un periodo di stacco e poi ricomincerò con la preparazione invernale per la prossima stagione. Ci sono buone possibilità che io corra il Giro anche l’anno prossimo, ma la squadra definirà il calendario a gennaio».
Che consiglio daresti ai giovanissimi che si approcciano al ciclismo?
«A tutti i ragazzi che iniziano a correre consigliere di divertirsi, almeno fino alla categoria Juniores, e di non rendere il ciclismo troppo professionale già da giovanissimi: ultimamente vedo troppo spesso un ciclismo vissuto in modo esasperante fin da piccoli. Quindi suggerirei ai ragazzi di essere spensierati e, quando sarà il momento di fare sul serio, di metterci tutta la passione che hanno per raggiungere l’obiettivo».
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