Lombardia: «Più di 1 minore su 8 vive in povertà, il Governo deve intervenire»
In Lombardia vivono in povertà relativa il 14,5% dei giovani: 7 punti e mezzo sotto il dato medio italiano. L'emergenza coronavirus, però, rischia di amplificare i numeri
Più di un minore su otto in Lombardia vive in condizione di povertà relativa, la media nazionale, invece, si attesta al 22%. L’emergenza coronavirus, però, rischia di amplificare i numeri. Per questo Stefano Bolognini, assessore regionale alle Politiche sociali, abitative e Disabilità, ha stigmatizzato l’inerzia dell’Esecutivo in relazione alla tematica della povertà giovanile affermando oggi, mercoledì 28 ottobre, che il Governo deve «intervenire subito e con decisione per evitare che la situazione divenga insostenibile in Lombardia e nel Paese intero».
In Lombardia vivono in povertà relativa il 14,5% dei giovani: 7 punti e mezzo sotto il dato medio italiano. Secondo gli ultimi dati emersi, presentati al convegno ‘Vecchie e nuove povertà, un welfare che cambia’, in Italia più di tre bambini o ragazzi fino a 15 anni (il 30,6% del totale) sono a rischio povertà ed esclusione sociale. Si tratta di un numero decisamente più elevato rispetto alla media UE (23,8%). Al dibattito organizzato da Regione e dall’assessorato alle politiche sociali, abitative e disabilità, è emerso anche come l’11,4% della popolazione fino a 17 anni viva in condizione di povertà assoluta.
La soglia di povertà relativa per una famiglia risulta pari alla spesa media mensile per persona. Per un nucleo formato da almeno due componenti in Italia, nel 2019, la soglia è stata di 1.094,95 euro. Al di sotto di tale valore si applica la definizione di ‘povero’. Una famiglia viene considerata, invece, in stato di povertà assoluta quando sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore al valore monetario, a prezzi correnti, dell’insieme di beni e servizi considerati essenziali. Un insieme che viene definito in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza.
L’appuntamento, in cui i vertici dell’assessorato guidato da Bolognini si sono confrontati con i principali stakeholder, è stato importante anche in previsione dell’aggiornamento delle linee guida del piano regionale di contrasto alla povertà. “Esiste un circolo vizioso – ha sottolineato l’assessore – tra povertà materiale e povertà educativa, che influisce negativamente sulla situazione dei giovani. I figli di famiglie più povere hanno mediamente peggiori risultati scolastici, meno possibilità di frequentare attività extrascolastiche e, quindi, una minore probabilità di sviluppo emotivo e di realizzazione personale. Tutto questo, naturalmente, porta a difficoltà nel sentirsi parte della società e nel trovare un lavoro che permetta di uscire dalla fascia della povertà. Inoltre, la privazione materiale di una generazione risulta spesso essere la causa delle basse possibilità educative per quella successiva, creando nuova povertà».
Attraverso il Fondo Sociale Regionale, i laboratori sociali, i contratti di quartiere e il bando del volontariato la Lombardia ha già attivato numerosi interventi di politica sociale attiva rivolti all’inclusione dei giovani. «Stiamo anche definendo progettualità con i fondi europei, in collaborazione con il Terzo Settore – afferma l’assessore -. Serve uno sforzo estremo di tutte le amministrazioni coinvolte per evitare che tendenze già manifestate verso la povertà culturale ed educativa possano ulteriormente radicalizzarsi. Per questo chiediamo con forza l’intervento del Governo. Basta con la propaganda e con misure di facciata. Noi siamo pronti a collaborare ma da Roma non devono essere sordi ai problemi come risultato sino a oggi. Credo sia necessario, soprattutto ora, concentrarsi su misure efficaci per il contrasto alla povertà minorile e a favore delle famiglie in stato di povertà, invece che disperdere tante energie e risorse in misure una tantum poco incisive come i bonus per l’acquisto di monopattini o biciclette».
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