Cerro Maggiore e Nerviano scrivono a Conte: «Riapriamo le attività che garantiscono sicurezza»
Anche i sindaci di Cerro Maggiore e Nerviano tra i firmatari di una lettera indirizzata al capo del Governo per chiedere una revisione delle misure anti-Covid
«Non ci stiamo più a subire inermi gli effetti drammatici delle misure di sicurezza». Il grido di allarme arriva da una trentina di sindaci della Città Metropolitana di Milano, tra cui la prima cittadina di Cerro Maggiore, Nuccia Berra, e il collega di Nerviano, Massimo Cozzi, che dopo l’ultima stretta del Governo per fermare la corsa del Covid-19 hanno deciso di rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per dare voce alle difficoltà che si trovano a vivere i loro cittadini.
Nella loro lettera indirizzata a Palazzo Chigi i sindaci mettono nero su bianco la lotta quotidiana per la sopravvivenza che i loro cittadini si trovano a combattere chiedendo l’intervento del Governo perchè «i cittadini non meritano di sopravvivere, ma di vivere in modo economicamente dignitoso». Nel mirino dei primi cittadini, in particolare, «la decisione di imporre un coprifuoco generalizzato ed indiscriminato su attività già duramente colpite». «Avete chiuso indiscriminatamente bar, attività di ristorazione, locali, cinema, teatri e palestre senza prendere in considerazione i sacrifici fatti da queste imprese per adattarsi ai rigidi protocolli di sicurezza e sanitari che, a “giro di valzer”, avete trasmesso – scrivono i sindaci -. Per questo, noi proponiamo con determinazione uno spunto di riflessione, invece di applicare un semi-lockdown generale sulle categorie sociali interessate dall’ultimo decreto, in qualità di “controllori in trincea” proponiamo la riapertura delle attività che garantiscono i livelli di sicurezza necessari per contenere l’emergenza epidemiologica, sostenuta da un intensificarsi dei controlli sanitari e di polizia per identificare i trasgressori. Solo così sarà possibile davvero tutelare la salute e la vita di ogni cittadino, di ogni famiglia».
Non solo. Per i primi cittadini che hanno sottoscritto la lettera il coprifuoco non è l’unico passo falso del Governo, che avrebbe anche dovuto riservare «un’attenzione maggiore sul trasporto pubblico, dove la possibilità di contagio raggiunge livelli alti e drammatici». «Lei dichiara “impossibile l’acquisto immediato di centinaia di nuovi mezzi pubblici” – si legge nella lettera inviata dai Comuni al premier -. Noi signor Presidente non le chiediamo di acquistare subito, noi ci saremmo aspettati dal Ministero dei Trasporti una visione lungimirante, consapevole dell’emergenza in corso, ma purtroppo così non è stato. A settembre l’aumento degli spostamenti sui mezzi pubblici per motivi scolastici e lavorativi è scontato, e noi ci chiediamo per quale motivo il Ministero non si sia attivato per tempo in merito al potenziamento delle linee di trasporto».
«Rispettiamo le regole e le facciamo rispettare – concludono i sindaci -, ma non ci stiamo ad essere lasciati soli insieme ai nostri cittadini. Ora è il momento in cui dobbiamo salvare davvero tutti».
Questa lettera da parte nostra solo per esplicitare un sentimento sempre più diffuso, su scala locale e nazionale, riassumibile in quattro parole: noi non ci stiamo.
In qualità di sindaci e di rappresentanti delle istituzioni e dei cittadini, ci facciamo portavoce di questi ultimi e della loro sopravvivenza. Sì, signor Presidente, perché è di questo che si tratta, di sopravvivenza. E noi non ci stiamo più a subire inermi gli effetti gli effetti drammatici delle misure di sicurezza.
Signor Presidente, per noi tutti è sacro dovere morale e istituzionale tutelare l’incolumità, la salute di tutti i nostri cittadini e porteremo avanti con dignità e rispetto questo compito che mai ci saremmo aspettati di dover assolvere.
Ma riteniamo, signor Presidente, che sia ora di tutelare al massimo delle capacità e possibilità la vita delle famiglie, delle persone, duramente infettata dagli effetti drammatici scaturiti dalle misure restrittive. Riteniamo che i cittadini non meritino di sopravvivere, ma di vivere in modo economicamente dignitoso.
In particolare dissentiamo in toto sulla decisione di imporre, come da ultimo DPCM, un coprifuoco generalizzato ed indiscriminato su attività già duramente colpite. Parliamo di bar, attività di ristorazione, locali, cinema, teatri e palestre, parliamo di realtà affossate dalle ultime misure restrittive, parliamo di azioni decise dal Governo che hanno demolito a tappeto il già fragile tessuto economico della nostra nazione.
“Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente”, questa dichiarazione, signor Presidente, è contenuta in una missiva da lei inviata agli organi di stampa poche ore fa. Ci permetta di muovere un appunto, signor Presidente: voi avete chiuso indiscriminatamente bar, attività di ristorazione, locali, cinema, teatri e palestre senza prendere in considerazione i sacrifici fatti da queste imprese per adattarsi ai rigidi protocolli di sicurezza e sanitari che, a “giro di valzer”, avete trasmesso.
Per questo, noi proponiamo con determinazione uno spunto di riflessione, invece di applicare un semi-lockdown generale sulle categorie sociali interessate dall’ultimo decreto, in qualità di “controllori in trincea” proponiamo la riapertura delle attività che garantiscono i livelli di sicurezza necessari per contenere l’emergenza epidemiologica, sostenuta da un intensificarsi dei controlli sanitari e di polizia per identificare i trasgressori.
Solo così sarà possibile davvero tutelare la salute e la vita di ogni cittadino, di ogni famiglia.
Infine, ci saremmo aspettati dal Governo un’attenzione maggiore sul trasporto pubblico, dove la possibilità di contagio raggiunge livelli alti e drammatici. Lei dichiara “impossibile l’acquisto immediato di centinaia di nuovi mezzi pubblici”. Noi signor Presidente non le chiediamo di acquistare subito, noi ci saremmo aspettati dal Ministero dei Trasporti una visione lungimirante, consapevole dell’emergenza in corso, ma purtroppo così non è stato.
A settembre l’aumento degli spostamenti sui mezzi pubblici per motivi scolastici e lavorativi sono scontati, e noi ci chiediamo per quale motivo il Ministero non si sia attivato per tempo in merito al potenziamento delle linee di trasporto.
Noi, signor Presidente, rispettiamo le regole e le facciamo rispettare, ma non ci stiamo ad essere lasciati soli insieme ai nostri cittadini. Ora è il momento in cui dobbiamo salvare davvero tutti.
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