Ballottaggio a Legnano, Brumana a Radice: «Assurdo rifiutare apparentamenti»
Prime reazioni politiche alla decisione non ancora confermata del centrosinistra di lasciare tutto com'è e di non procedere a nessun apparentamento
Ore calde per la politica a Legnano, dove i cittadini fra poco più di una settimana torneranno alle urne per decidere al ballottaggio chi tra Carolina Toia e Lorenzo Radice sarà il nuovo sindaco. Da una parte il centrodestra, che da subito ha escluso l’ipotesi di cercare appoggi tra le liste che non hanno superato il primo turno. Dall’altra il centrosinistra, chiamato a recuperare 10 punti percentuali all’avversario, che fin dal termine dello scrutinio ha deciso di parlare con tutti e così sta facendo. Lorenzo Radice e i suoi sembrerebbero però aver deciso di lasciare tutto com’è e di non procedere a nessun apparentamento, anche se il diretto interessato per ora non ha confermato né smentito questa scelta alla nostra testata. Una decisione che, almeno per ora, non parrebbe scolpita nella pietra, ma che rischia comunque di avere un impatto decisivo sulla tornata elettorale.
La prima reazione arriva da Franco Brumana, che al primo turno ha sfiorato il 12% ed è risultato il più votato tra gli aspiranti primi cittadini esclusi dal ballottaggio. «Radice pensa di vincere da solo e vuole tenersi stretti i posti in consiglio comunale riservati alla maggioranza – commenta l’avvocato, che esclude rischi di ingovernabilità a seguito dell’apparentamento e vede nella scelta di non allargare i confini della coalizione il rischio di «gettare al vento le possibilità di una vittoria che sembrava a portata di mano» -. Propone un “patto civico” fumoso ed umiliante al Movimento dei Cittadini e ai 5 Stelle per ridurli ad un ruolo ancellare. Questo patto civico ha contenuti per ora ignoti, ma evidentemente, considerato il rifiuto all’apparentamento, consisterebbe nell’impegno del Movimento dei Cittadini e dei 5 Stelle a fare di tutto per convogliare i loro voti a suo favore e nel contempo a restare tranquilli in minoranza. È una proposta assurda e delirante, che non può nemmeno essere presa in considerazione e che comporterebbe la rinuncia a una gran quantità di voti. Un patto civico serio dovrebbe prevedere l’offerta agli elettori di una nuova proposta e quindi di una coalizione riunita in nome della legalità e del buon governo. Sottrarre Legnano alla Lega avrebbe un valore simbolico molto rilevante anche a livello nazionale. Speriamo che il Pd lombardo se ne renda conto e spieghi un po’ di politica ai suoi rappresentanti locali affinché si ravvedano e colgano una vittoria che sarebbe oltremodo facile».
Più cauti, invece, i Verdi. «Ieri (giovedì 24 settembre, ndr) abbiamo avuto un incontro con Radice in un bar di Legnano, in quell’incontro Lorenzo Radice ci ha esposto la sua ipotesi e dopo una decina di minuti ci siamo salutati – spiegano Alessandro Rogora e Patrizio Vigna -. Credo che questo si possa considerare poco più che un incontro interlocutorio e non quello che è stato definito come una fitta e serrata serie di incontri; di certo non si è parlato di assessori e nemmeno di programmi comuni, ma ci è stata semplicemente comunicata la posizione di Radice. Ci riserviamo di aspettare la scadenza di domenica alle 12 per fare un comunicato riguardo le cruciali decisioni che verranno prese nelle prossime ore».
Non prende posizione per ora il Movimento 5 Stelle, che pure all’indomani del voto era sembrato il più vicino all’apparentamento con Radice, tanto che il TG3 Regionale aveva parlato di “laboratorio Legnano” riferendosi alla città come al primo possibile caso di governo congiunto a livello locale tra Partito Democratico e pentastellati. «Osservo un rigoroso silenzio lasciando spazio alla coalizione di centrosinistra di valutare se la strada che stanno imboccando non sia troppo pericolosa – spiega il candidato, Simone Rigamonti -. Hanno tempo per pensarci seriamente. I punti programmatici in comune ci sono, si parta dalla legalità. Ma ho idea che il problema non sia il programma…in ogni caso siamo qui per parlarne».
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