“Domani si vota: la democrazia torna a bussare, noi siamo pronti”
Le considerazioni di due giovani elettori alla vigilia delle elezioni
Caro direttore,
domani Legnano torna al voto. Veniamo da una campagna elettorale ed è stato tutto particolarmente strano e particolarmente nuovo.
A ripensarci la nostra città si prepara a questo momento da un anno, ma è un anno in cui è successo di tutto. Tutto è cominciato in un mondo, ma ci troviamo a decidere in un contesto completamente stravolto, fatto di rapporti nuovi, di mascherine (che i sorrisi si vedono dal brillio degli occhi), di saluti gomito-gomito. Un mondo fatto delle priorità di sempre e di sfide nuove che a vederle sembrano montagne.
È in questo mondo che ancora una volta, dopo tutto e nonostante tutto, la realtà della nostra democrazia torna a bussare, torna a chiedere di scegliere, a chiedere ancora una volta cosa vogliamo e chi preferiamo. Ma dopo tutto quello che è successo in città, dopo che la sfida del coronavirus ci ha messo alle strette, dopo che tanti anche a Legnano sono morti, tornare a votare non può essere come bere un bicchier d’acqua. Forse mai come quest’anno non possiamo evitare di farci una domanda: ma perché, ancora una volta, vale la pena di andare a votare? In fin dei conti, questo solito passaggio delle urne che per tanti può essere un rito, per tanti la solita scocciatura dell’ennesimo dovere, per tanti il solito teatrino dove giocano gli interessati o gli idealisti, a cosa serve? Cosa c’entra con tutti i drammi che abbiamo vissuto? Cosa c’entrano le elezioni con la nostra vita?
Sono stati giorni di dialogo molto intenso con tanti amici che si candidano e con tante persone conosciute per la prima volta. Perché vi candidate, che cosa cercate? Chi siete? Ma non come politici, come uomini: cosa vi preme nella vita tanto da andare alla ricerca nella foresta opaca della politica?
Abbiamo vissuto la bellezza dell’incontro innanzitutto con delle persone, con interessi, storie, motivazioni differenti ma che abbiamo potuto incontrare proprio a partire da questo punto in comune su cui è possibile scommettere sempre: il fatto che, prima di tutto, siamo uomini. E come uomini abbiamo in comune il desiderio che le cose siano belle, che la vita sia dignitosa, che la vita è fatta per le cose grandi. E allora il programma viene dopo, vengono dopo le proposte e lo scendere nel merito delle questioni – dove viene fuori tutto, fino al legittimo desiderio che le strade siano pulite e senza buchi. Ma innanzitutto è possibile un incontro, semplice, tra persone.
Questa è la prima cosa che vogliamo condividere e che abbiamo sperimentato in queste settimane di dialogo, molto familiare.
La seconda è quello che portiamo a casa proprio dal confronto con gli amici. Ci siamo accorti che la questione vera, di fronte alla provocazione della politica non è dove andare a mettere la croce del voto o il nome del candidato. Quella è una conseguenza. La prima vera questione è che la politica ci interessa, ci può ancora interessare, che non vince lo scetticismo, ma solo perché c’entra con la domanda sulla vita.
La politica ci può ancora interessare perché la domanda se vale la pena andare a votare c’entra con la domanda sul perché vale la pena alzarsi al mattino, sulle ragioni del perché ha valore l’impegno, ha valore far fatica, ha valore combattere in un mondo come questo che a tutti, giovani e meno giovani, fa tremare le gambe. Ci interessa perché anche il voto è occasione di andare più a fondo delle cose, perché ci suscita questa curiosità, questo “voler capire”. Non è in fondo un’esperienza di tutti?
Possiamo dire che non ci compete, che sono tutti corrotti o quello che vogliamo, ma alla fine la questione è sempre lì, vogliamo capire!
Se non è per questo, rimane una cosa per pochi addetti ai lavori e alla lunga finisce per stufarci o renderci scettici, disillusi. Ma ci interessa una vita scettica, disillusa e indifferente? Queste domande sono domande che prima di tutto vogliamo fare a noi stessi.
E perché ci interessa andare a fondo delle cose? Perché mai come in questo periodo ci siamo accorti che quello che conta è innanzitutto chi sei, cioè chi sono io, chi sei tu come uomo. E l’unico modo di crescere come uomini è guardare in faccia le cose, far fuori le questioni con altri uomini, non eliminare niente di quello che ci piace e di quello che ci da fastidio o che sembra non valere la pena.
Un amico ci diceva che la politica è il punto più esposto: sei sempre sul giornale, hai la tentazione del potere, del prestigio, qualcuno è sempre pronto a farti fuori.
Ed è proprio li, in trincea, dove si corre il rischio di sbagliare ma dove bisogna giocarsela, che viene fuori ancora di più chi sei, che statura hai, qual è il fondamento che hai nella vita.
Sempre più ci accorgiamo che queste non sono questioni da poco, paranoie, ma sono il punto di partenza. Sono le domande che non possiamo evitare come uomini perché presto o tardi le sfide arrivano, come quella improvvisa del Covid, e ci accorgiamo di più di chi siamo e delle domande che forse ci eravamo dimenticati. Questa è un’esperienza che forse quest’anno è capitata proprio a tutti.
È da queste domande che nascono i rapporti e da cui si cominciano a incontrare persone con cui tendere alla verità insieme, costruire il bene comune e vivere sani rapporti fatti di discussioni anche, ma sempre con la stima al fondo.
Ma da dove nasce questa stima se non dal sapere che di fronte hai una persona a cui interessa innanzitutto questo livello della questione?
Possiamo avere a cuore il destino delle persone che stanno con noi e solo così si potrà costruire. E questo vale con chiunque: mio padre, mia madre, mio fratello, mia sorella, i miei amici, il panettiere che incontriamo ogni mattina o il pendolare che incontro sul treno tornando da Milano. Il destino mio e di tutti.
La domanda allora è: ci interessa ancora una vita così, a questo livello, che tocca tutto fino alla passione per il bene della propria città?
Un grazie a chi si è implicato in prima persona, a chi ha pensato ai momenti di confronto, a chi insomma, non si vuole tirare indietro.
Buon voto a tutti!
Luca Mondellini e Giovanni Negri
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