100 anni di Franca Valeri. Dalla Tv al teatro anche con “La Battaglia di Legnano”
All'anagrafe Franca Norsa, è nata il 31 luglio 1920. Celebre per i suoi monologhi, ha raccontato con fine ironia le donne del Dopoguerra: dalla Sora Cecioni alla Signorina Snob
“Che c’è niente pe’ noi?”, chiederebbe la Sora Cecioni con la cornetta del telefono in mano. C’è che venerdì 31 luglio, Franca Valeri, all’anagrafe Franca Norsa, compie 100 anni.
Nata a Milano il 31 luglio 1920, da una famiglia ebraica, è una delle artiste più amate, eclettiche e innovatrici del nostro Paese. Cresciuta nell’ambiente della borghesia lombarda, dopo il liceo, a causa delle leggi razziali fu costretta a lasciare gli studi senza poter frequentare l’università (riceverà la laurea ad honorem nel 2011 dall’Università degli studi di Milano, in Scienze dello Spettacolo).
La sua ironia e lo straordinario talento di caratterista hanno preso forma negli anni attraverso i celebri monologhi, di cui era autrice, che hanno portato in scena le donne del Dopoguerra di un paese in piena trasformazione. Un viaggio nella comicità da Roma a Milano passando per la provincia italiana: dalla Signorina Snob a Cesira la manicure, dalla Sora Cecioni alle protagoniste dei suoi spettacoli a teatro.
Tanti i momenti di celebrità e i tributi in una lunghissima carriera che è spaziata dalla televisione al teatro, dal cinema alla scrittura. Franca Valeri ha ricevuto diversi riconoscimenti di grande prestigio, i David di Donatello e il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2011, a Luino, “per l’intelligenza e l’ecletticità con cui, come scrittrice, attrice, ha stigmatizzato, con raffinata e caustica ironia, le frivolezze e le ipocrisie degli italiani, dando vita a personaggi capaci, oltre che di far ridere, di far riflettere su vizi e vizietti pubblici e privati” ha ottenuto il Premio Chiara alla Carriera. Anche Legnano entra nella storia dell’artista, perchè ha collaborato alla regia della Battaglia di Legnano, nel 1981, al Teatro Ariston di Sanremo.
Nel Dopoguerra è stata pioniera dell’ironia al femminile, portando sul palco, alla radio e in televisione, contraddizioni, caratteri e stereotipi delle donne in un’epoca di stravolgimento sociale ed economico. Nella postfazione alla raccolta delle sue commedie, edita da La Tartaruga – La Nave di Teseo (“Franca Valeri, Tutte le commedie“), Patrizia Zappa Mulas sintetizza così la forza innovativa dei suoi monologhi: “Per la prima volta una donna è riuscita a raccontare ciò che di tragico e ridicolo stava accadendo alle donne italiane, stonate e travolte dalle circostanze, strappate dal torpore provinciale dei centrini, da secoli di vita di paese e analfabetismo, di chiacchiere da salottino davanti a finestre che inquadrano sempre lo stesso orizzonte mobile, e buttate di colpo, senza cautele, in un universo veloce,tecnologico e male informato. È l’Italia della ricostruzione. Il telefono impugnato dalla Sora Cecioni è il gesto esemplare di questo essere umano chiuso in un appartamento metropolitano, circondato da un fantasma di famiglia e vessato dalla più vaneggiante solitudine”.
Sulle orme di Franca Valeri molte altre artiste, hanno intrapreso successivamente la carriera dello spettacolo e del cabaret, cercando di disegnare i tratti di quei personaggi iconici capaci di portare il sorriso ma allo stesso tempo far riflettere sulla condizione femminile che negli anni ha dato alle autrici molto materiale su cui lavorare.
Franca Valeri non ha avuto timore di affrontare davanti al grande pubblico, tutti i tabu dell’epoca: dal minestrone in busta all’educazione sessuale. E lo ha fatto con la verve, la classe e i modi della grande artista – e autrice – che è.
Per Lella Costa, che per lo stesso volume ha curato la prefazione, l’intelligenza, il coraggio e il talento di Franca Valeri sono stati alla base di una rivoluzione “fatta col sorriso appena accennato, con la vertigine della comicità più pura, con la sapienza delle trame, con la pietas travestita da ironia. Se non è una guerriera lei – scrive Lella Costa – non ne conosco nessuna“.
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