I ristoratori al Governo: «Consultateci o andremo tutti in piazza»
Inapplicabili secondo la rete dei ristoratori, che comprende la rete del Buon Gusto, le linee guida che stanno circolando che impongono distanze eccessive tra clienti e l’utilizzo di divisori in plexiglass.
«Imporre distanze eccessive tra clienti, così come procedure di sanificazione complesse e l’utilizzo di divisori in plexiglass vuol dire non voler far riaprire i ristoranti». Il comparto della ristorazione riunito nel progetto #FareRete, di cui fa parte anche la rete del Buon Gusto dell’Alto Milanese alza la voce prendendo nettamente le distanze dalle notizie che stanno rimbalzando su tutti i media, chiedendo al Governo di essere consultati nelle misure anti-covid. Altrimenti, annuncia il presidente della rete del Buongusto Marco Poli, non esiteremo a scendere in piazza con tutti i nostri 100 associati.
Altrettanto prive di logica per i ristoratori appaiono le «troppo drastiche misure restrittive ipotizzate per i sistemi di aerazione e condizionamento; o ancora palesemente ingiuste le ipotesi di attribuire al titolare del locale la responsabilità diretta in relazione al comportamento individuale di terzi all’interno dell’attività».
Igiene e sicurezza, così sceglieremo il ristorante con il covid
«Se queste notizie pubblicate dalla stampa trovassero corrispondenza nelle linee guida in emanazione – scrivono i ristoratori nella nota – avrebbero come conseguenza la chiusura permanente di oltre l’80% dei locali presenti nel nostro Paese. Riteniamo folle e privo di senso anche solo ipotizzare misure di tale portata che confermano la poca conoscenza del settore e delle logiche che lo regolano. Non c’è più tempo, servono urgentemente misure pertinenti alla realtà esistente. Chiediamo al Governo di consultarci prima di emanare le nuove disposizioni, coinvolgendo rappresentanti della ristorazione al tavolo decisionale».
«A poche ore dall’emanazione del Decreto Legge – dichiara con forza Gianluca De Cristofaro parlando a nome del progetto #FareRete – ribadiamo anche la necessità che vengano previste misure di finanziamento a fondo perduto, destinate specificamente alla ristorazione e vincolate all’acquisto di prodotti alimentari italiani. Solo in presenza di tali risorse, l’horeca sarà in grado di riappropriarsi del proprio ruolo, quello di leva economica, imprescindibile, per la filiera agroalimentare, necessario per la ripartenza dell’intero Paese»
Il comunicato è la voce delle 29 realtà associative (più di 100.000 associati) del progetto #FareRete. Un appello sostenuto da Filiera Italia il cui consigliere delegato Luigi Scordamaglia ricorda come «il perdurare della chiusura del canale della ristorazione stia provocando un effetto domino sull’intera filiera agroalimentare italiana con crolli di produzione fino al 40% del settore del vino, del 45% dei formaggi tipici e del 35% dei salumi di maggiore pregio, mettendo a grave rischio occupazionale parti rilevanti dei 3,6 milioni di lavoratori dell’intera filiera». Far ripartire subito la ristorazione con regole rigide ma applicabili e non tali da far chiudere comunque l’80% dei ristoranti italiani è quindi l’appello della Fondazione che raccoglie il meglio dell’agroalimentare italiano.
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