Canegrate, il sindaco: “Nessuna certezza sui tempi del tampone, surreale”
Ricoverato a marzo dopo aver contratto il coronavirus, il sindaco è in lista di attesa per il tampone senza alcuna certezza sui tempi
Più di un mese di ospedale, quasi due settimane a casa in quarantena obbligatoria, e ancora nessuna chiamata da ATS per essere sottoposto al tampone che dichiari una volta per tutte la guarigione: il sindaco di Canegrate, Roberto Colombo, ha sconfitto il coronavirus ma non la burocrazia, e si trova a vivere una situazione che lui stesso definisce «surreale».
Il primo cittadino era stato ricoverato lo scorso 21 marzo all’ospedale Mater Domini di Castellanza, con una diagnosi di polmonite interstiziale bilaterale ed è risultato positivo al Covid-19. «In ospedale – spiega Colombo – sono stato curato con molta professionalità ed abnegazione da parte dei medici e di tutto il personale, che ringrazio di cuore».
Ma dopo essere stato dimesso lo scorso 24 aprile per il sindaco di Canegrate inizia un altro calvario. «All’inizio di maggio – racconta Colombo -, poiché nessuno si fa sentire, telefono ad ATS per sapere se e quando è stato programmato il mio tampone, visto che amici e conoscenti dimessi dopo di me dall’ospedale di Legnano sono già stati contattati per recarsi in ospedale dopo i 14 giorni di isolamento previsti. Qui scopro la mia grande colpa: sono stato ricoverato in un ospedale privato e, peggio ancora, nell’ATS di Varese, io residente nell’ATS di Milano! Come se la scelta fosse stata mia! Adesso l’ATS di Varese mi ha “passato” all’ATS di Milano, che dovrebbe avermi messo in una imprecisata lista, molto lunga, dalla quale, prima o poi, verrò estratto! Non vi è nessuna certezza dei tempi di attesa».
E la situazione di Colombo, che «a proposito di privilegi della politica» sottolinea di non aver mai chiesto di «essere trattato in maniera diversa da qualsiasi altro paziente» è più comune di quanto si potrebbe pensare: «Informandomi – sottolinea il sindaco -, ho scoperto che decine di cittadini sono nella mia stessa condizione. Cittadini, probabilmente guariti, che potrebbero tornare al lavoro e che sono costretti a rimanere reclusi in casa».
«Non faccio commenti politici sulla gestione del virus in Lombardia – è l’amara conclusione del primo cittadino -. Il disastro è sotto gli occhi di chi vuol vedere, senza paraocchi partitici. Chiedo solo per me e gli altri cittadini che si trovano nella mia situazione, di poter fare i tamponi in tempi ragionevoli così da poter tornare a svolgere l’attività per la quale i canegratesi mi hanno scelto».
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