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Medici, eroi per necessità

1 Maggio 2020

[pubblicita]Solo uno sfogo? Diremmo, no. Quello del medico di famiglia che ci scrive è piuttosto una riflessione meritvole di essere condivisa. Emerge un quadro sanitario territoriale carico di superficialità e, quindi, di preoccupazione. Giusto farlo trasparire nella sua gravità, perchè solo così possiamo tutti spingere verso soluzioni davvero idonee a un serio impegno per fermare la diffusione del covid-19. Perchè solo così potremo cautelarci, quando si tratterà eventualmente di "affrontare una seconda ondata epidemica che, questa sì, potrebbe definitivamente mettere in ginocchio una Sanità Regionale ospedaliera e territoriale già duramente provata".


Caro Direttore, bizzarra è la vita del medico, ai tempi del coronavirus.
In queste settimane, funestate dall’ epidemia si assiste, inevitabilmente, ad un radicale cambiamento
nella relazione medico-paziente.
Se si considerano gli anni passati sino ai giorni nostri, caratterizzati da un crescendo rossiniano di contrapposizioni tra la categoria medica e l’ utenza (contenziosi medico-legali, aggressioni fisiche ed altre amenità di tal fatta) oggi assistiamo, a poco più di due mesi dall’ esplosione della pandemia, all’ identificazione mediatica della figura del medico come quella di un eroe senza macchia, capace di spendersi sino a sacrificare la propria vita nel nobile intento di salvare quella altrui. La domanda sorge spontanea: sino a quando durerà la luna di miele?
Del resto, il fatto che, ad oggi, il computo dei medici deceduti in Italia dovuto ad infezione da coronavirus sia di 153 sanitari caduti (ma il numero, aimè, temo sia destinato ad aumentare) e che quasi la metà di essi siano Medici di Famiglia, né è solo la tragica conferma ed impone una riflessione.
Ciò detto, non per spirito nichilista ma per amor di verità, posso garantire a Te ad ai tuoi lettori che nessun medico, se non costretto dalle circostanze, accetterebbe di buon grado “l’ estremo sacrificio” come scelta volontaria.
Le ragioni di questa catastrofe, perché di questo stiamo parlando, sono innumerevoli.
La ben nota carenza di Dispositivi di Protezione (mascherine,camici, visiere …), tema tutt’ ora attuale, che impedisce nei fatti di gestire in modo adeguato e in sicurezza i pazienti Covid – 19 positivi, la indisponibilità di utilizzo di farmaci rivelatisi capaci di contrastare l’ infezione sin dal suo esordio, la impossibilità di prescrivere tamponi rinofaringei per una carenza di tali strumenti diagnostici, indisponibilità mascherata per altro da limitazioni dettate da improbabili criteri clinici, sono solo la componente affiorante di una situazione che altresì affonda le proprie radici in una impostazione che ha visto le scelte strategiche in ambito sanitario promuovere, nell’ ultimo ventennio, un progressivo arretramento ed un disinvestimento di risorse, non solo economiche, nell’ ambito delle Cure Primarie Territoriali.
Pur riconoscendo le fragilità e le criticità che caratterizzano il setting delle Cure Primarie, non si può non riconoscere come, per chi amministra ed orienta le scelte di politica sanitaria, sia garanzia di maggior visibilità e fonte di consenso tra l’ opinione pubblica (siamo tutti potenziali elettori!) presenziare all'inaugurazione di un nuovo reparto ospedaliero o annunciare, magari in conferenza stampa davanti a fotografi e telecamere, l’ acquisizione di una TAC di ultima generazione, piuttosto che investire risorse per incentivare l’ aggregazione dei Medici del territorio in forme organizzate e strutturate piuttosto che potenziare, ad esempio, la presenza negli studi dei Medici di Famiglia di personale di studio (personale amministrativo, infermieri), per migliorare la qualità di erogazione delle cure rivolte ai pazienti assistiti, specialmente rispetto ai malati affetti da fragilità o patologie croniche. Sarebbe una scelta meno conveniente dal punto di vista del ritorno mediatico e non necessariamente alternativa, ma di sicura efficacia, ed i dati disponibili derivanti dalla letteratura scientifica ne sono la conferma.
Tornando al problema Covid 19, ancora oggi, a titolo puramente esemplificativo, ai pazienti sottoposti a tampone rinofaringeo, l’ esito del test viene comunicato con una semplice telefonata (sic!); nulla viene pubblicato sul Fascicolo Sanitario Elettronico che dovrebbe in realtà raccogliere tutte le informazioni sanitarie dell’ assistito né tantomeno nulla viene trasmesso per conoscenza al Medico Curante. Ti sembra ragionevole?
L’ interlocuzione con i nostri referenti di ATS, che dovrebbero rappresentare il terminale per confrontare e superare le problematiche gestionali legate ai problemi che quotidianamente emergono, è quanto meno latitante (uso un eufemismo) in quanto spesso costoro non sono disponibili o non rispondono alle nostre sollecitazioni, seppur inoltrate secondo i consueti canali istituzionali.
Sempre a tale riguardo, nulla è stato predisposto, in termini di prevenzione e tutela della salute pubblica, quando è emerso come evidente che un rischio epidemico era alle porte; non ho memoria, ma posso sbagliarmi, di comunicazioni ai cittadini ed agli operatori sanitari sul territorio per suggerire stili di vita e fornire strumenti per far fronte all’ onda di piena della pandemia che, se non arrestata, avrebbe probabilmente potuto essere almeno contenuta ed avrebbe così risparmiato tante tragedie e tanti lutti, come invece così è stato.
A fronte di tutto ciò, caro Direttore, è motivo di profonda amarezza constatare che, a più di due mesi dall inizio di questo dramma collettivo, nulla è cambiato nella modalità di gestione di questa emergenza sanitaria ed il rischio concreto, che personalmente mi auguro di cuore resti solo tale, è rappresentato dal fatto che con il passaggio alla cosiddetta “fase 2 “, a breve ci si trovi ad affrontare una seconda ondata epidemica che, questa sì, potrebbe definitivamente mettere in ginocchio una Sanità Regionale ospedaliera e territoriale già duramente provata.
A quel punto, hai voglia a moltiplicare i letti di rianimazione nel tentativo, se vogliamo anche un po’ maldestro, di imitare ciò che fece Gesù con i pani ed i pesci; già, ma in questo caso la differenza la fa la qualità dell’ Uomo in questione, che era evidentemente di tutt’ altro spessore… Senza un potenziamento delle strutture sanitarie territoriali, che rappresentano la prima barriera difensiva di contenimento di fronte ad un nemico così aggressivo, anche il settore ospedaliero rischia inesorabilmente di subire un tracollo.
Infine, consentimi di esprimere la mia totale e sincera gratitudine nei confronti di tutti i nostri collaboratori di studio, personale amministrativo ed infermieri, che con abnegazione, pur con le difficoltà ed i comprensibili timori dovuti al rischio di essere a loro volta contagiati, si sono spesi in queste settimane senza alcuna riserva per supportare i medici impegnati nello sforzo di far fronte al dilagare dell’ epidemia, condividendo con noi ansie e momenti di sconforto.
Grato per lo spazio dedicato a questa mia, Ti saluto cordialmente.

Dott. Stefano Ongaro, Medico di Medicina Generale

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