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“Nel cuore e nell’animo un… magone cosmico”

14 Aprile 2020

[pubblicita]Cristo è risorto, eppure le nostre sorelle del Monastero del Carmelo sono agitate da un "magone cosmico". C’è, ci raccontano, e "insieme convive con la certezza di fede che ciò che sta succedendo non è per la nostra morte e non è per castigarci, ma è per altro, certamente un bene, ma che adesso non è dato sicuramente di vedere".  Ecco, un nuovo "mistero" di questo virus descritto in un'altra riflessione che pubblichiamo con il piacere di sempre.


Sarà stata l’atmosfera della Settimana Santa, o forse il fatto che al mattino di Pasqua nel giardino non ho incontrato il Signore risorto, o non so che altro, ma sento dentro di me un qualcosa di difficilmente descrivibile con le parole. Ci vorrebbero i poeti, o gli psicologi che sanno esprimere ciò che ti abita e ti sanno far dire quanto tu non riesci a esprimere con le parole. È un qualcosa che ti rende insofferente a tutto, al silenzio come alle parole, alla solitudine come alla compagnia, all’azione come allo star fermo e così via. È un qualcosa che mi verrebbe da chiamare “MAGONE COSMICO”.

Eppure Cristo è risorto! A noi che diciamo di credere e abbiamo impegnato la vita in un’avventura basata solo su questo, non dovrebbe abitarci questo “magone cosmico”! Eppure c’è, e insieme convive con la certezza di fede che ciò che sta succedendo non è per la nostra morte e non è per castigarci, ma è per altro, certamente un bene, ma che adesso non è dato sicuramente di vedere. Allora anche a Pasqua si può e si deve fare festa, pur avendo nel cuore e nell’animo questo “magone cosmico” che fa commuovere per le cose più tragiche ma anche per quelle più normali e solite, come quella di un bambino che sollevato tra le braccia della madre la guarda e la tocca con la sua manina, o come la mano grinzosa di un vecchio accarezzata da chi gli è accanto. Normali gesti che non susciterebbero, in tempi normali, altro che uno sguardo tenero. Ora, invece siamo più teneri, più vulnerabili, più consapevoli di una creaturalità donata da altri e non data da sé stessi. E, questo ci fa bene, ci ridimensiona, ci fa atterrare sulla terra, ci rende -forse- finalmente “umani”, perciò più recettivi e capaci di vibrare.

Cosa dobbiamo fare di questo “magone cosmico”? Forse che sia il preludio di una depressione incombente e latente? O non sarà un brutto sentire, un “emoticon” da scacciare e cancellare?E se invece rappresentasse quello che esiste normalmente dentro di noi e cioè un coabitare tra la parte di noi che vibra di compassione per tutto il cosmo, e l’attenzione giusta a noi stessi che ci fa reagire perché quando ci sentiamo attaccati e in pericolo editiamo tutte le nostre risorse strategiche per vivere? Allora bisogna imparare a convivere con entrambi i sentimenti perché così siamo fatti, e siamo fatti bene.

Per noi credenti, come dicevo, “la risorsa strategica” (che non è solo tale ma è qualcosa di più), è la fede che sostiene e dà apertura alla speranza, anche e soprattutto nei momenti più bui.

Ma, per chi non crede? Quale può essere una risorsa?

Lo so che adesso vi farò ridere, ma in questi giorni mi ritornava nella testa una canzone che non saprei dire di chi fosse, ma che ricordavo dalle elementari. Il pezzetto che ricordavo faceva: “… si scopron le tombe, si levan i morti, i martiri nostri son tutti risorti!

Mi sembrava una frase che descrivesse la Pasqua, così sono andata a vedere di chi fosse e a cosa si riferisse.

È l’Inno di Garibaldi che risale ai tempi dell’unità d’Italia. Leggendolo tutto, mi è venuto da applicarlo al corona virus che potrebbe essere lo straniero da cacciare fuori d’Italia.

In quel tempo Garibaldi chiama a raccolta anche i morti, pur di riuscire nell’impresa, ma non solo, sottolinea che solo l’unione di tutti ci farà riuscire nell’impresa:

Sian mute le lingue, sian pronte le braccia; soltanto al nemico volgiamo la faccia, e tosto oltre i monti n’andrà lo straniero,se tutta un pensiero – l’Italia sarà.

Ecco, questa mi sembrava potesse essere una risorsa, tra tante, che chi non ha il supporto della fede può usare, (ma anche chi crede).

Allora Buona Pasqua, e, fate vivere la speranza.

Suore Monastero del Carmelo

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