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Riflessioni dal Carmelo: Cristoforo Colombo, Atenagora, Gesù e noi…

30 Marzo 2020

Le Sorelle del Carmelo tornano ad avvicinare i nostri lettori con questa riflessione, che porta tanta pace e serenità nella nostra giornata sempre carica di preoccupazione. Le ringraziamo per la considerazione e l'amicizia. Manifestazione che ci fa immensamente piacere. Offre a tutti la sicurezza che qui, accanto, c'è sempre chi pensa a noi, al nostro bene, a un futuro di salvezza. Grazie,


Questo pezzo, (naturalmente inventato), tratto dal diario di bordo di una delle tre caravelle di Cristoforo Colombo, può servire anche per descrivere la situazione che stiamo vivendo in questo momento storico.

I tempi si allungano, le speranze si attenuano, i viveri: è un problema procurarseli, la convivenza in casa rischia di esasperare le situazioni e gli animi, i più giovani sono costretti a una stabilità e a essere rinchiusi, che è proprio il contrario di quanto la loro età chiede. Si vede solo Covid 19 all’orizzonte. Ma finirà mai questa situazione? Quanto dovremo ancora attendere? Ci sarà una fine? E che fine? Ma perché? Chi ci aiuterà?

Siamo costretti a un’attesa che pur essendo lunga sentiamo come eterna, senza fine. Come per Cristoforo Colombo ci fu la vedetta in cima al pennone che gridò: “TERRAAAA!”, così per noi ci sarà una nuova terra, che ci aspetta dopo la fine di questa burrasca. Sarà una terra a cui noi daremo un volto nuovo, un volto in cui i valori di adesso e cioè la solidarietà, l’aiuto, la fratellanza saranno i valori dominanti, e non più l’egoismo e l’arricchimento personale a spese di altri avranno la meglio. Non è una terra che non esiste, è lì, ad aspettarci e sta a noi farla abitare con ciò che sentiamo più vero.

Intanto, mentre navighiamo ancora in mare aperto, in preda alla burrasca, può aiutarci il brano di Vangelo che oggi la liturgia ci presenta.

Nel vangelo di ieri, anche Marta e Maria, dopo aver chiamato invano in aiuto Gesù avvisandolo della malattia di Lazzaro, sono in attesa, o forse non lo sono più visto che Lazzaro, il loro fratello è morto. No, continuano ad attendere, perché la fiducia in un amico che li amava dà loro la certezza che verrà e non rimarrà inascoltata la loro richiesta. A Gesù da entrambe le sorelle viene rimproverata un’assenza (se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto). Insomma, quando abbiamo bisogno non ci sei, sei lontano.

Gesù arriva, con i suoi tempi e il suo intervento riporta alla vita Lazzaro.

Vorrei portare però la nostra attenzione non su questo, ma su come vive Gesù questo momento di sofferenza dei suoi amici.

Come primo dato c’è che Gesù li amava. Da lì viene tutto il resto.

Gesù ascolta le parole di rimprovero di Marta, poi lo stesso rimprovero ripetuto da Maria, e la sua reazione non è di “risentimento”, ma: “33… quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò.”

Gesù si commuove, si turba, e dice:34 «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!»

Gesù scoppia in pianto! E prosegue il brano:”Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro”

L’attesa di Marta e Maria comincia a essere consolata dalla presenza di Gesù, ma soprattutto dalla partecipazione di Gesù alla loro sofferenza. Il pianto, lo scoppio di pianto e il tempo della durata della commozione di Gesù danno loro la misura di quanto profondo e vero è l’amore che c’è tra loro.

E veniamo a noi. Anche noi con tutte le nostre domande e paure, abbiamo forte il desiderio che qualcuno ci sia vicino, ci rassicuri, si commuova per noi e con noi. Questo Gesù lo fa. Guardate quanta vicinanza, solidarietà, generosità, abnegazione e sollecitudine si è manifestata in questo tempo da parte di tutti nei confronti di tutti. E’ così che si manifesta la presenza del Signore Gesù, come pure si manifesta all’interno di ciascuno di noi donandoci forza, pace, consolazione e sopportazione che credevamo di non possedere.

Molti di noi ormai hanno assistito alla morte di qualcuno che amavano, di qualche loro parente, fino ad avere la morte ospite nella propria casa. Come Gesù può esserci vicino? Come può consolare o alleviare il nostro dolore e la nostra tristezza?

Una preghiera che può aiutare a ritrovare pace e dialogo con i nostri morti potrebbe essere questa:
Le anime, – tante anime – dove sono mai?
Sul loro stato qualcosa sappiamo,
ma non sul luogo della loro dimora.
Saranno lontane?
Su altre terre, su altri pianeti?
Ma perché dovrebbero essersi allontanate
da questa terra che amavano,
dove ancora vivono i loro cari, i loro amici?…
Certo sono qui, le anime dei nostri cari,
vicinissime a noi,
dall’altra parte del mondo visibile,
nella misericordia di Dio…nel suo amore, non siamo separati.
Poiché Dio esiste,
Dio esiste.
L’eternità esiste.
È il suo amore, nel quale vuole riunirci tutti.

Atenagora
Patriarca di Costantinopoli

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