18 Marzo 2020

Di seguito una riflessione che proviene dal nostro ospedale. Operatrici che raccontano e si raccontano in giornate sempre cariche di tensione, ma anche di aspetti umani di assoluto spessore. Ma se ti rubano il giubbotto, dopo una giornata come queste, che delusione, che amarezza!

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Finalmente un giorno di riposo… dopo i lunghi giorni al lavoro in ospedale, dopo lunghe ore ad assistere malati affetti da covid 19, appesantita da camice, tuta, visiera e mascherina, attenta a non contaminarsi durante la svestizione, a fare i prelievi con tre paia di guanti quando già uno spesso ti infastidisce, stanchi e distrutti.

Cambiati i calzari prima di uscire dall'unità operativa, si scende negli spogliatoi per cambiarsi…e ti accorgi che ti hanno rubato il giubbotto. Dopo una settimana di turni estenuanti, la paura del contagio, dopo lo shock emotivo di continui decessi, dopo il caos di nuove terapie, ecco che quello che siamo viene allo scoperto.

Sciacalli che rubano il giubbotto a una infermiera di pneumologia, madre di un bambino di un anno che non vuole portare a casa niente di quella schifezza. E allora lascia il giubbotto fuori dall'armadietto dove lascerà tutto ciò che ha usato in ospedale.

Ci chiamano eroi, ci ringraziano, ci abbracciamo virtualmente, ci dedicano striscioni e poi ci fanno uscire con 5 gradi alla sera alle 10 per sottrarci un giubbotto vecchio e usato.

Poveri noi….andrà tutto bene…ma tanto non cambierà niente..

Una infermiera dell'ospedale di Legnano