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“Sono giorni in cui capiamo che tutti abbiamo bisogno di amore”

16 Marzo 2020

Riceviamo e con piacere pubblichiamo le riflessioni di questa nostra lettrice, nate in questi giorni difficili. Annamaria è italiana, di Legnano, vive nei Paesi Bassi da vent'anni, ma  si trova a Milano per 6 mesi, per motivi di lavoro


Questa e’ la mia città: strade silenziose, avvolte dall’incertezza, dalla consapevolezza che qualcosa sta succedendo davvero; ogni movimento è rallentato. I passi, i gesti, le parole sono pigre, come se non volessero disturbare una quiete forzata, nel rispetto degli altri, di un’Italia che obbediente vuole fare del suo meglio. 

Intorno i volti increduli di persone che cercano un po’ di razionalità nelle notizie e nelle immagini sconcertanti di un paese che ha paura perché sempre spaventa ciò che non si conosce.

In un silenzio rarefatto si possono sentire i pensieri di chi non sa bene che fare, quando l’unica opzione e’ seguire ciò che ci viene detto di fare. Perché non ci siamo solo noi, noi siamo anche le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri amici, i nostri vicini di casa, i nostri nonni, i nostri genitori.

Il nostro senso di responsabilità ci guida a rimanere in casa, ad aprire la finestra solo per far entrare un timido sole che annuncia la bella stagione. In lontananza si vedono le montagne che imperturbabili ci guardano dalla loro maestosa altezza e forse si chiedono che sta accadendo nelle rumorose e caotiche città. Dove tutto dorme. E questo sonno ci fa riscoprire particolari di vita quotidiana a cui troppo spesso non diamo attenzione. Ci guardiamo intorno e notiamo case, fabbriche, fiori, alberi, cartelli, di cui non conoscevamo l’esistenza. Ci fermiamo, non possiamo fare altro, ed abbiamo il tempo per guardare negli occhi chi ci vive accanto. Abbiamo il tempo per guardare noi stessi, quanto siamo cresciuti o invecchiati, quanto siamo cambiati, quanto ci piaceva fare quella cosa che non abbiamo più fatto perché la frenesia della quotidianità non ce lo concede.

Forse, mi chiedo, e’ questa la sorte dell’uomo? Solo nella sofferenza riusciamo a ragionare, a valutare, a rivalutare quei valori, quelle piccole fugaci felicità che ci scaldano il cuore e alimentano il nostro animo? Non siamo più capaci di fermarci, corriamo, rincorriamo sogni, ci spostiamo alla ricerca di quel qualcosa che manca, che non sappiamo cosa sia, ma ci illudiamo possa farci stare meglio.

Solo in situazioni estreme forse ci si rende conto della propria fragilità in quanto esseri umani, di passaggio in un mondo che ci e’ stato dato in prestito per vivere le nostre esistenze nel migliore dei modi possibili. E nella consapevolezza che non tutto dipende da noi, nasce la nostra forza, capaci di non cedere quando il sentiero sale ed il fiato viene meno. E allora ci guardiamo attorno, respiriamo a fondo e continuiamo a camminare apprezzando ogni nostro singolo passo, sapendo che la conquista e’ già nostra per il solo fatto che non ci arrendiamo, per il solo fatto che ogni passo e’ una vittoria.

Sono giorni difficili, giorni in cui un messaggio whatsapp, un sorriso a distanza, una telefonata inaspettata ci fanno ritornare ad una dimensione più umana e capiamo che tutti abbiamo bisogno di amore.

Distanze fisiche, distanze sentimentali, distanze tra luoghi e non luoghi distanze volute, distanze imposte, distanze…

Ne siamo spaventati, perché le distanze separano. Lasciano vuoti di solitudine. Io sono lontana dai miei figli: ci separa un volo, ci separano mille chilometri, ci separano culture diverse, ci separano confini fatti di strade e pensieri.

Avrei voluto incamminarmi a piedi per raggiungerli, ma essere madre significa anche prendere decisioni dolorose e consapevoli, significa fare la cosa giusta anche quando il cuore piange lacrime di tristezza e malinconia.

E questa distanza forzata mi aiuta a capire l’amore che mi lega a loro, che ci lega, che va oltre ogni dimensione spazio-temporale, perché mi sono cresciuti dentro ed il legame va oltre ogni limite tangibile.

Mi fermo, mi ascolto, leggo i miei pensieri, lotto con le mie ansie, conosco le mie emozioni, asciugo le mie lacrime, do conforto a chi ne ha bisogno, cerco conforto a chi me ne può dare e sorrido, perché’ sono viva, sono un essere umano e riconosco attorno a me la meraviglia di altri esseri umani. Perché questo siamo tutti, esseri umani bisognosi di ricevere e dare amore.

E allora celebreremo con lo sbocciare della primavera ed il caldo dell’estate, lo stare insieme, il condividere il nostro tempo, il valore di una stretta di mano, di un abbraccio, di un contatto che ci rendono solo esseri umani migliori. E piangeremo insieme per tutti quelli che non ce l’hanno fatta perché ci hanno insegnato quanto una vita vale.

Annamaria Sabetta 

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