“Odi et amo”
La poesia della settimana è a firma di Catullo

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato
Catullo, carme 85
Circa duemila anni fa Catullo scriveva questa poesia. Pensare che sia passato così tanto tempo e così poco sia cambiato nella percezione dei sentimenti da parte delle persone è sicuramente straordinario. Ma chi era che tormentava così Catullo? Clodia, sorella del tribuno Clodio e moglie del proconsole Quinto Cecilio Metello Celere. Catullo si riferisce a lei come Lesbia in onore della grande poetessa greca Saffo (nata sull'isola di Lesbo). Il loro era un amore tormentato, fatto di alti e bassi, furenti litigi e riappacificazioni. Clodia, dalla descrizione di Catullo, era una donna estremamente colta e con un animo acceso. Di una decina di anni più grande di Catullo, Clodia è citata anche da Cicerone nell'orazione Pro Caelio, dove è dipinta come una donna dedita all'adulterio.
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