Centri Massaggi a “luci rosse”, cinque sono in città
I primi ad entrare in contatto con queste realtà sono proprio gli operatori della onlus Lule che a fatica sono riusciti ad entrare in contatto con le vittime

A Legnano sono attivi cinque centri massaggi a "luci rosse". Che salgono a 12, come conferma Marzia Gotti, responsabile dei servizi di prossimità territoriale della onlus Lule, contando quelli operativi tra Canegrate, San Vittore Olona, San Giorgio su Legnano, Pogliano e Nerviano. I primi ad entrare in contatto con queste realtà sono proprio gli operatori della onlus, che dal 1996 si occupa della gestione di interventi sociali sul fronte della prostituzione e della tratta anche per quanto riguarda lo sfruttamento del lavoro.
[pubblicita] Le prostitute orientali non si trovano solo nei centri massaggi, ma anche in appartamenti nascosti per lo più rivolti ai connazionali cinesi. Ad essere sfruttate sono donne di tutte le età, anche giovanissime.«Non abbiamo una mappatura reale delle attività in appartamento – spiega Gotti – le cui prestazioni, se rivolte all'esterno della comunità cinese, sono pubblicizzate attraverso annunci di giornale e siti internet. Sappiamo con certezza che la prostituzione "indoor", ossia al chiuso, è particolarmente diffusa a Legnano e a Rho. Il mercato del sesso a pagamento si adatta a seconda del territorio con cui deve confrontarsi».
Il personale specializzato Lule è riuscito a fatica ad entrare in contatto con le vittime. «Non è semplice conquistare la loro fiducia – afferma Gotti -. Con l'aiuto di un'intermediatrice diamo informazioni utili sui loro diritti e anche sul fronte sanitario. Cerchiamo di "illuminare" una strada alternativa che le possa condurre a vivere liberamente, ma spesso sono così abituate ad essere schiave che faticano a vedere questa possibilità. È una condizione psicologica comune a tutte le donne costrette al meretricio».
La criminalità cinese concentra le sue attività nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, del “lavoro nero”, nel traffico di droga (in particolare modo quella sintetica come la shaboo) e nello sfruttamento della prostituzione, che, secondo l'ultimo rapporto della DIA, non è più soltanto al chiuso ed il rapporto tra prostituta e sfruttatore è meno violento. «Le prostitute, infatti, esercitano l’attività senza particolari vincoli e senza subire vessazioni – è specificato nel rapporto –. Gli intermediari (senza rivestire la figura di violenti) ricevono una percentuale sull’importo della prestazione per il solo impegno profuso nella ricerca di potenziali clienti attraverso le piattaforme social o all’interno dei locali di intrattenimento».
Colpevoli sono anche i clienti che vanno ad acquistare sesso «pensando di non far nulla di male – conclude Gotti -. Pensano che, dopo tutto, se sono lì, lo fanno con piacere. Invece, dovrebbero riflettere: la realtà è ben diversa».
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