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Accam: le Rsu chiedono un piano industriale-ponte

Slittato al 21 novembre per il voto in assemblea dei soci con il resti dei comuni che ne fanno parte.

Le RSU di Accam Spa invitano l’Assemblea dei Soci di Accam Spa a «valutare un piano industriale-ponte a medio termine per superare questo sbarramento imposto politicamente, che si pone come base per la scelta e lo sviluppo di un progetto, tra i molti presentati, che garantisca la continuità aziendale della società, la tutela dei lavoratori e l’autosufficienza nella gestione dello smaltimento dei rifiuti». 

«Le notizie allarmanti – proseguono le Rsu – degli ultimi giorni riguardanti gli incidenti avvenuti in Lombardia in impianti di stoccaggio della differenziata, che si aggiungono agli altri oltre 30 episodi accaduti nell’ultimo anno e mezzo, non possono essere ignorati; essi sono chiari segnali di una progressiva crisi nella gestione dei rifiuti, che può solo portare vantaggi alla malavita. L’allarme viene direttamente dagli imprenditori che chiedono ogni giorno aiuto alla politica del territorio per trovare soluzioni di sbocco per lo smaltimento dei rifiuti. Ci rendiamo ben conto quindi che la vicenda ACCAM è chiaramente un gioco politico per il quale, come parti sindacali e sociali, non siamo disposti a immolare lavoratori e cittadini del nostro territorio, che sono letteralmente catapultati in una bagarre strumentalizzata per il controllo dei voti. In questi giorni vengono continuamente diffuse dichiarazioni politiche di sfida con al centro la questione ACCAM. Siamo convinti che le vere responsabilità di questa situazione vadano cercate innanzitutto nel continuo, e ormai annoso, rinvio delle decisioni da prendere per il futuro della società da parte dei sindaci dei Comuni soci. Come parti sindacali che devono tutelare i diritti e i doveri di chi lavora, non possiamo certamente accettare questa mancanza di responsabilità nel prendere decisioni di vitale importanza per le politiche imprenditoriali, ambientali e sociali e del nostro territorio, ben nascosta dietro ad un eccesso di burocrazia per quanto concerne la gestione delle attività delle società partecipate pubbliche. I consigli di amministrazione che si sono succeduti hanno sempre recepito ed eseguito le indicazioni e il mandato attribuito loro dall’Assemblea dei Soci; appare evidente come siano state le indecisioni e i continui cambi di rotta impressi dai sindaci a portare la società nella situazione delicata in cui versa attualmente. Come RSU non possiamo che auspicare che chi dovrà decidere sulle sorti di Accam Spa compia la sua scelta in scienza e coscienza, pensando anche alle conseguenze dirette ed immediate che questa potrà comportare in termini di impatto ambientale, di gestione dei rifiuti, economici e occupazionali. Quindi deve essere coscientemente previsto un piano per il collocamento immediato dei dipendenti, che ad oggi, chiusa la società, non hanno alcuna tutela occupazionale e per l’emergenza riguardante la gestione dei rifiuti stante la difficoltà nel trovare impianti di trattamento dei rifiuti».

Intanto  la politica ha bloccato  il voto sul nuovo piano industriale che posticipa la chiusura al 2027. La decisione comunicata dalla presidente del Cda Laura Bordonaro è stata quella di fare slittare la discussione al 20 novembre nel consiglio comunale di Busto Arsizio e al 21 novembre per il voto in assemblea dei soci con il resti dei comuni che ne fanno parte.

Questo per via delle difficoltà dei vari soci a far approvare nelle assemblee consiliari il nuovo piano, presentato come l’unica alternativa al fallimento. Da sottolineare anche la spaccatura interna alla maggioranza bustocca dove la Lega si è dichiarata contraria al prolungamento al 2027 che invece chiede Forza Italia.

 

Redazione
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Pubblicato il 23 Ottobre 2018
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