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Rho-Gallarate, dai pendolari un grido d’allarme fino al Ministero

I pendolari "nostrani" hanno scritto, tra gli altri, al ministro Toninelli per lo stato della direttrice ferroviaria Rho-Gallarate

Sindaci, consiglieri regionali, l'assessore del Pirellone Maria Claudia Terzi, il governatore Attilio Fontana. Poi deputati – tra i quali il parlamentare "nostrano" Riccardo Olgiati -, senatori e perfino il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Non manca proprio nessuno tra i destinatari del grido d'allarme sullo stato della direttrice ferroviaria Rho-Gallarate lanciato dal Comitato pendolari Gallarate-Milano, rappresentato da Raffaele Specchia, e dai pendolari Arona-Domodossola-Milano, rappresentati da Lisa Tamaro.

«Qualche  giorno  fa  il  comitato  Rho-Parabiago  ha  inviato  una  lettera  a  Regione Lombardia  chiedendo l'abbandono del progetto di potenziamento ferroviario e invitando gli attori istituzionali a percorrere altre strade – scrivono i pendolari –. Comprendiamo le preoccupazioni del territorio per  un'opera che avrà impatto in termini ambientali, acustici e sociali e sul quale CSM e Consiglio di Stato hanno espresso parere negativo in relazione al vecchio progetto, ma vorremmo fare con voi una più approfondita analisi della situazione del quadrante ovest, dove viaggiano poco meno di un terzo dei pendolari lombardi».   

La linea Rho-Gallarate, infatti, è a dir poco congestionata, tra treni EC sulla direttrice del Sempione, treni regionali provenienti da Porto Ceresio, Varese, Luino, Arona e Domodossola, treni suburbani della linea S5 Varese – Treviglio, treni provenienti dalla Svizzera e diretti a Malpensa e treni merci sia dell'Asse del Sempione via Domodossola che del Gottardo via Luino. Un bacino di utenza che, escluso il traffico dei treni EC, conta «circa 150mila viaggiatori al giorno», ai quali da Rho va ad aggiungersi il flusso della Milano/Novara/Torino e della linea convenzionale e, da Rho Fiera, anche quello dei treni dalla linea AV/AC Milano-Torino.  

«Ogni qualvolta si verifica un minimo rallentamento di un treno – sottolineano i comitati –, si riscontra un effetto domino del quadrante ovest della Lombardia, con ripercussioni che si risolvono anche dopo ore. I treni sono al massimo delle loro composizioni, essendo le stazioni che li ospitano non in grado di accogliere composizioni più lunghe di 200 metri (8 vetture) ed essendo irrealizzabili  gli interventi che possano permettere l’aumento lunghezza dei marciapiedi (in particolar modo nelle stazioni di Varese e del passante). Pertanto, assistiamo a quotidiani sovraffollamenti che caratterizzano negativamente le ore di punta, sui quali il gestore non può più fare nulla, non potendo aumentare il numero di tracce, causa congestionamento della linea. In questi ultimi 30 anni, in risposta all'aumento della richiesta di mobilità, sono stati potenziati i treni, ma l'infrastruttura tra Rho e Gallarate è rimasta la stessa dal 1952 ad oggi».  

E i disagi per chi viaggia quotidianamente non mancano, soprattutto nelle ore di punta: dai treni  suburbani dove i pendolari faticano a trovare posto già da Canegrate, Parabiagio e Vanzago, ai treni diretti dove per i pendolari trovare posto diventa difficile già da Gallarate. Con il risultato che in molti finiscono per scegliere l'auto per raggiungere il posto di lavoro.

«Non possiamo più attendere se vogliamo pensare ad una mobilità sostenibile – spiegano i pendolari –; è anacronistico pensare di dover prendere l’auto per raggiungere Milano, quando lo stesso capoluogo sta puntando in maniera decisa alla riduzione del traffico privato anche grazie alla nuova MM4, al prolungamento della MM1 a Monza e Baggio, al prolungamento della metrotramvia 15, solo per fare degli esempi».
  
La soluzione, secondo i pendolari, è che il Pirellone, insieme ad RFI ed al territorio, prenda in considerazione i diversi scenari possibili. Ovvero il «potenziamento ferroviario», con «un eventuale potenziamento della tratta […] che porterebbe fino a 2.000 posti a sedere all'ora in più tra Parabiago e  Milano, con la possibilità di recuperare eventuali ritardi dovuti a criticità nella tratta Rho-Gallarate». Un «eventuale Interramento della tratta, considerando però che in tale scenario il consumo del territorio potrebbe essere ben superiore a quello di una ferrovia in superficie, senza dimenticare gli eventuali costi». E «l'allungamento della metropolitana, compatibilmente con le problematiche tecniche che la cosa comporterebbe e gli eventuali benefici».  

«Siamo consapevoli che qualunque opera si realizzi non avrà mai il consenso unanime di tutti e che comunque comporterà dei sacrifici che dovranno essere mitigati – concludono i pendolari –. Chiediamo pertanto alla nuova giunta e al consiglio regionale, ad Rfi, al Ministro dei Trasporti ed agli onorevoli del territorio di farsi carico e "prendere in mano"  in maniera decisa questa annosa questione del potenziamento. Il rischio, sempre più palesato e imminente, è  l’inesorabile fallimento del trasporto pubblico lombardo».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 10 Settembre 2018
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